Autismo e LGBTQI
I Disturbi dello Spettro autistico includono una varietà di condizioni caratterizzate da “neurodiversità”: ciò significa che sono presenti modalità diverse di ragionare, comunicare ed entrare in relazione con gli altri, rispetto agli individui “neurotipici” (che non rientrano, cioè, all’interno dello Spettro). Si parla di Spettro perché le manifestazioni della condizione sono molto varie, la sintomatologia mostra numerose sfumature, e sono incluse sia situazioni in cui non c’è disabilità cognitiva (QI nella media o superiore), sia quelle in cui questa è, invece, presente. Ogni individuo che si colloca nello Spettro, dunque, è unico e presenta caratteristiche e necessità personali, che non possono essere uniformate a tutte le persone autistiche.
Un errore che si tende a fare è quello di considerare le persone autistiche come non interessate alle relazioni, sia sessuali sia romantiche, e quindi di sottostimare la necessità di educazione e supporto in questo senso. Nella realtà, tuttavia, le persone autistiche hanno bisogni e interessi specifici in questo ambito, e si collocano nello spettro dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale proprio come i neurotipici, anche se con alcune sostanziali differenze: si è visto, infatti, che gli individui con autismo tendono a identificarsi maggiormente come non eterosessuali (es, omosessuali, bisessuali, asessuali ecc.), e che la loro identità di genere spesso è più fluida (ci sono più persone autistiche che si identificano come non binarie o transgender rispetto ai neurotipici; https://www.istitutobeck.com/beck-news/relazione-tra-autismo-e-identita-di-genere).
Autismo e relazioni di coppia
Il disinteresse che si attribuisce erroneamente alle persone autistiche quando si parla di relazioni contribuisce a sottostimare la necessità di fornire un supporto e un’attenzione adeguati alla tematica e ciò crea una serie di stereotipi e aspettative erronee, che pesano sulla persona e la ostacolano nella ricerca di rapporti di coppia. Se non si dà per scontato che la persona autistica si disinteressi alle relazioni, infatti, si presume comunque che il suo orientamento sia eterosessuale, e si ignorano le reali necessità, che possono essere diverse da quelle della popolazione neurotipica: questo comporta che ci sia una mancanza di educazione sessuale specifica per le persone nello Spettro, anche perché l’autismo in età adulta è, purtroppo, ancora poco conosciuto. Il concetto fondamentale, comunque, è che gli autistici hanno una varietà di bisogni e interessi, che non vanno mai generalizzati alla condizione di per sé: ad esempio, alcuni possono essere più interessati a rapporti occasionali, mentre altri possono volere una relazione stabile e duratura, e avere il desiderio di creare una famiglia con il proprio partner.
Quali ostacoli agli incontri?
Le persone autistiche possono avere alcune difficoltà a incontrare persone nuove e a stringere relazioni, oltre a quelle dovute agli stereotipi e alle aspettative della società. Per esempio, nelle fasi iniziali della conoscenza, spesso gran parte della comunicazione è non verbale (gesti, atteggiamenti, sottintesi) e basata sui segnali sociali, tutte cose che le persone autistiche possono avere difficoltà a cogliere e interpretare. Ciò può comportare anche problemi a distinguere le situazioni sicure da quelle pericolose, perché non si colgono gli indizi e non c’è stata un’educazione adeguata prima, per cui le intenzioni dell’altro non vengono comprese. Inoltre, spesso la persona autistica non ha alle spalle una rete sociale estesa che le consenta di avere dei pari che facciano da “modello” in queste situazioni, per cui mancano dei punti di riferimento.
Anche le principali modalità di incontro che oggi si utilizzano non sono a misura di neurodivesità: le alternative possono essere bar e locali, feste ed eventi che non tengono conto della sensibilità sensoriale delle persone autistiche (luci, suoni ecc.), e che non facilitano l’inizio di una conversazione, in particolare con estranei; un’altra opzione è quella delle app di incontri, che però spesso acutizzano gli aspetti più complessi delle relazioni: non ci sono segnali che aiutino a interpretare ciò che viene scritto, ci sono modalità di interazione non chiare (es. il ghosting), e spesso la sicurezza non è garantita.
Quali ostacoli al mantenimento delle relazioni?
Anche il mantenimento delle relazioni può essere complesso per una persona autistica: se il partner è neurotipico, infatti, gli stili di comunicazione sono spesso molto diversi, per cui in alcune occasioni si ha la sensazione di “parlare due lingue diverse”. Inoltre, è frequente che, in seguito a esperienze negative passate, le persone autistiche abbiano scarsa autostima, paura dell’abbandono e non abbiano accesso alle informazioni circa la salute sessuale e relazionale, in particolare se si identificano come queer e transgender. Ci sono alcuni individui con autismo che vivono in famiglia per necessità (es. se presente disabilità), e questo può generare difficoltà dovute alla mancanza di uno spazio personale e, in alcuni casi, legate alla gestione delle finanze. Le famiglie e la comunità, infine, non mostrano un adeguato supporto, e spesso è impossibile per le persone autistiche richiedere consulenze e sostegno in questo ambito, perché non esistono servizi adeguati. È evidente, dunque, la necessità di adeguare la società alle necessità della popolazione autistica, non generalizzandone i bisogni e le richieste, ma fornendo l’educazione necessaria e le risorse utili per affrontare la costruzione delle relazioni.