Il Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) viene riportato di frequente dalle persone nello spettro (17.4%), ma bisogna tenere conto del fatto che comportamenti ripetitivi e intrusivi e pensieri ricorrenti sono caratteristici di entrambe le condizioni, per cui spesso non è semplice differenziarle.
Nonostante la sovrapposizione di alcuni criteri nelle due diagnosi, una differenza è stata rilevata: nel DOC, i comportamenti ripetitivi sono collegati a un antecedente (ovvero, l’ossessione), cosa che non avviene nell’autismo. Inoltre, gli individui con autismo sembrano presentare delle particolarità nelle caratteristiche sintomatologiche del DOC: nello specifico, tendono a presentare un maggiore numero di compulsioni rispetto alle ossessioni, e queste ultime presentano più spesso contenuti relativi a ordine e organizzazione, simmetria e sessualità, rispetto a quanto si osserva nei pazienti con DOC neurotipici.
Tra gli aspetti che vanno a sovrapporsi nei due quadri sintomatologici, particolare attenzione va prestata alla differenza tra interessi speciali (presenti nelle condizioni dello spettro dell’autismo) e compulsioni (la cui presenza rappresenta un criterio diagnostico per il DOC), in quanto spesso i primi vengono erroneamente fatti rientrare nella seconda categoria. La prima differenza è che l’interesse speciale dà piacere alla persona, che ci si dedica con passione e ne deriva un aumento dell’autostima e del senso di efficacia; ciò non si verifica con i comportamenti compulsivi.
È vero, però, che in alcune situazioni particolarmente stressanti l’interesse speciale può diventare una compulsione che aiuta nella gestione dell’ansia.
L’elemento fondamentale che consente di operare la distinzione tra i due comportamenti risiede nella possibilità o meno di resistere a essi: l’interesse speciale, di solito, può essere sospeso (nei casi in cui sia estremamente assorbente, si possono utilizzare strategie che insegnano alla persona a gestirlo e interromperlo quando necessario); nelle compulsioni ciò non è possibile: la persona avverte una spinta irresistibile a metterle in atto, in presenza di un elevato livello di ansia. È importante distinguere i due fenomeni in quanto, come si è visto, possono essere presenti entrambi se la persona ha una diagnosi di autismo.
Individuare correttamente le compulsioni, distinguendole dagli interessi speciali, consente di indirizzare correttamente il trattamento.
Infine, un’ulteriore difficoltà nel processo diagnostico può essere dovuta a problemi di comunicazione con il paziente autistico: nei casi in cui ci sia disabilità cognitiva e/o il paziente non sia verbale, il compito di identificare i sintomi spetta al care giver, che però non conosce l’esperienza interna del paziente, e può confondere la sintomatologia autistica con quella ossessiva.
Se invece la persona è verbale e presenta un QI nella norma, possono comunque esserci difficoltà dovute all’incapacità di riconoscere e comunicare il proprio stato interno, redendo così difficile per i professionisti distinguere le due condizioni. Per questo, la ricerca sta studiando nuovi strumenti diagnostici, come interviste e questionari, che siano in grado di identificare le sfumature sintomatologiche in modo più efficace.