Muoviti per 10 minuti al giorni e la tua memoria migliorerà
L’esercizio fisico regolare ha molti benefici sul corpo e la mente, come testimonia la ricerca. Da oggi sappiamo anche che aiuta la memoria, secondo uno studio che ha visto collaborare due università, di Irvine (California) e di Tsukuba (Giappone).
I ricercatori avevano già esplorato l’associazione esercizio fisico-memoria in un lavoro precedente con degli animali e un tapis-roulant apposito: del movimento moderato e senza stress aveva aumentato l’attività neuronale nell’ippocampo e promosso la neurogenesi nell’adulto, migliorando le performance di memoria spaziale. Da qui hanno voluto approfondire l’argomento.
A partecipare alla prima parte della nuova ricerca (Suwabe et al., 2018) sono stati 20 volontari in buona salute a cui è stato chiesto di fare dell’esercizio fisico molto leggero per 10 minuti. A seguire, hanno eseguito un test per misurare la memoria, in particolare la capacità di distinguere degli oggetti nuovi tra altri precedentemente visti. Secondo i risultati, c’era stato un miglioramento delle capacità di memoria.
La seconda parte della ricerca ha quindi coinvolto 16 volontari che, come nel primo caso, hanno effettuato l’attività fisica richiesta e questa volta sono stati sottoposti a misurazioni di risonanza magnetica prima e dopo lo sforzo. Le osservazioni hanno rivelato nella seconda misurazione una migliore connettività in alcune aree della corteccia cerebrale (deputate al recupero di memorie passate e mantenimento di ricordi simili) e in una regione dell’ippocampo chiamata giro dentato, questa importante per la formazione dei ricordi stessi.
In particolare, l’entità del miglioramento della connettività era associato a un corrispettivo miglioramento della performance a livello della memoria nei partecipanti.
Proprio l’ippocampo, infatti, è una delle zone del cervello che viene attaccata dalla malattia di Alzheimer e che risente dei processi di invecchiamento. Dallo studio emerge che anche una passeggiata, che è un’attività a bassa intensità, può giovare e questo dato è fondamentale soprattutto per la popolazione anziana, la quale da una parte soffre dell’invecchiamento cognitivo e dall’altra tende a muoversi sempre meno.
Riferimenti: