Esiti a lungo termine dell’abuso sessuale infantile: siamo sicuri di conoscerli?

Esiti a lungo termine dell’abuso sessuale infantile: siamo sicuri di conoscerli?

abuso sessuale infantile

Photo by Annie Spratt on Unsplash

Ormai da tempo la luce dei riflettori di tutto il mondo è puntata sul tema dell’abuso sessuale su minori: da una meta-analisi di 217 pubblicazioni è emersa una prevalenza globale del 12%. È quindi più che comprensibile che ci sia una certa urgenza di comprendere per poter intervenire e prevenire.

Se è vero che gli studi su questo tema in letteratura sono davvero numerosi, è vero anche che “non è tutto oro quello che luccica”, come si suol dire. Proprio a questo proposito, rispetto alle precedenti meta-analisi sull’abuso sessuale infantile, la review qui sintetizzata aveva lo scopo di migliorare la portata, la validità e la qualità dei risultati riguardo il tema. In che modo? Compiendo una revisione sistematica delle meta-analisi esistenti, valutandone attentamente la qualità e l’eterogeneità. L’obiettivo ultimo era fornire una sintesi completa degli effetti dell’abuso sessuale infantile sulla morbilità e sulla disabilità in età adulta, che potrebbe aiutare a identificare gli obiettivi per interventi sia clinici che politici.

Cosa è emerso?

Poca chiarezza. In sostanza, quel che emerge da questa meta-analisi ad ombrello è la necessità di una migliore comprensione dei possibili meccanismi alla base dell’associazione tra abuso sessuale infantile e conseguenze a lungo termine identificate.

I principali risultati sul modo in cui l’abuso infantile aumenti il rischio di psicopatologia e malattie fisiche sono riassumibili in:

  • Meccanismi biologici (ad esempio di tipo infiammatorio come quelli che coinvolgono l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene)
  • Meccanismi psicosociali, come comportamenti a rischio (ad esempio, l’abuso sessuale infantile è associato a comportamenti sessuali rischiosi, che potrebbero aumentare la probabilità di contrarre malattie)
  • Fattori psichiatrici (ad esempio, l’effetto dell’abuso sessuale infantile sull’obesità potrebbe essere dovuto alla depressione o ad alcuni disturbi alimentari; ma è vero anche che gli effetti dell’abuso sessuale infantile sulla depressione e sui disturbi alimentari potrebbero essere scatenati dall’obesità)

Insomma, a volte leggendo questi risultati viene da pensare che sia praticamente vero e/o probabile tutto e il contrario di tutto. Di questi fattori appena elencati nessuno appare univoco, manca una loro conoscenza approfondita, non è chiaro se sia l’uno a causare l’altro ed in che modo, quale sia conseguenza e quale sia fattore predisponente o di rischio, per esempio. Per prevenire psicopatologie e altri esiti negativi legati all’abuso sessuale infantile, appare evidente che saranno necessarie ulteriori ricerche sui meccanismi di sviluppo.

Inoltre, le meta-analisi dalle quali sono state tratte importanti conclusioni riguardo i “famosi” esiti a lungo termine, si basano su studi che coinvolgono differenti tipi di abuso su minori. In quest’ottica, la raccolta di informazioni più dettagliate sulla natura dell’abuso potrebbe aiutare a distinguerne i differenti esiti (che sembrerebbero esserci, ma nemmeno questo è chiaro).

Emergono infine notevoli lacune riguardo l’attuale letteratura di revisione per disturbo bipolare e disturbo ossessivo-compulsivo come esiti dell’abuso sessuale infantile, mentre sembrano esserci prove di alta qualità per le associazioni con schizofrenia, disturbo post traumatico da stress e abuso di sostanze.

 

Riferimenti:

Autore/i dell’articolo

Dott. Gabriele De Gabrielis
Psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, psicoterapeuta TMI (Terapia Metacognitiva Interpersonale). Ha conseguito il I livello della formazione in EMDR. Ha svolto la sua attività in diversi contesti: strutture semiresidenziali, centri clinici, U.O.C. Tutela Salute Donna ed Età Evolutiva – ASL Roma 2, U.O.C. Psichiatria – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Da anni si dedica allo studio dei sistemi motivazionali nell’ottica cognitivo-evoluzionista contribuendo, attraverso diverse ricerche, allo sviluppo della Teoria Evoluzionistica della Motivazione (TEM). Attualmente collabora in qualità di psicologo e psicoterapeuta presso l’Istituto A.T. Beck di Roma.

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