Chi ha paura del buio? ACT e CBT nel trattamento della paura del buio nei bambini

Chi ha paura del buio? ACT e CBT nel trattamento della paura del buio nei bambini

ACT e CBT

Photo by Cherry Laithang on Unsplash

L’ansia è un’emozione normale e adattiva che facilita risposte rapide al pericolo, tuttavia, quando questa risultasse sproporzionata alla minaccia reale o si perpetuasse nel tempo, potrebbe essere considerata disfunzionale. L’ansia disfunzionale si accompagna a risposte fisiologiche, a condotte di evitamento, e distorsioni cognitive. Queste ultime possono a loro volta derivare da una percezione di vulnerabilità e da schemi di pericolo iperattivati.

I disturbi d’ansia esordiscono mediamente durante la pubertà o la pre-adolescnza e costituiscono un fattore di rischio per lo sviluppo di altre psicopatologie durante l’età adulta. In questo contesto risulta di fondamentale importanza riconoscere livelli di ansia disfuzionali ed avviare un intervento precoce.

La terapia cognitiva comportamentale (CBT) è attualmente considerata il trattamento gold standard per i problemi di paura ed ansia e viene efficacemente utilizzata anche nel trattamento dei bambini. Un’idea centrale della CBT è che le emozioni sono collegate ai pensieri. Tali pensieri, che nel disturbo d’ansia diventano irrazionali o distorti, vengono trattati attraverso la ristrutturazione cognitiva, ovvero un processo psicoterapeutico durante il quale il paziente impara a identificare pensieri irrazionali, maladattivi e disfunzionali e a trasformarli in pensieri maggiormente adattativi e funzionali su stimoli e situazioni temibili.
Negli ultimi anni, accanto alla CBT si è andata affermando come intervento cognitivo-comportamentale alternativo l’acceptance and commitment therapy (ACT). L’elemento chiave di questo approccio è l’accettazione da parte del paziente di ciò che è fuori dal suo controllo.

Sia CBT che ACT stimolano i pazienti ad avvicinarsi ai loro pensieri ansiosi da un punto di vista più obiettivo, e le componenti comportamentali sono comparabili in entrambe le tecniche, ma, mentre la CBT applica una ristrutturazione cognitiva, l’ACT fornisce un approccio differente nel trattamento delle cognizioni ansiose, utilizzando principalmente una tecnica detta defusione cognitiva, attraverso la quale si propone di insegnare ai pazienti a separarsi o distanziarsi dal contenuto e dal significato dei loro pensieri.

Se si mettono da parte le componenti comportamentali, sono pochi gli studi che hanno esplorato le componenti cognitive di entrambe le terapie applicate all’età evolutiva. Anche se intervenire attraverso le cognizioni può essere un percorso interessante da seguire, è di grande importanza tenere a mente che gli adulti e i bambini differiscono notevolmente nel loro livello di sviluppo e pertanto i disturbi di ciascuna età dovrebbero essere affrontate con protocolli di intervento e trattamento specifici. Risulta dunque interessante indagare in quale misura i bambini beneficiano specificamente degli elementi cognitivi dell’ACT e del CBT.

Un recente studio di Simon e colleghi (2019) ha focalizzato gli interventi cognitivi sulla paura del buio ed ha esaminato l’efficacia dell’applicazione di elementi cognitivi mettendo a confronto quelli propri di CBT e ACT nei bambini in età pre-adolescenziale. Anche se la paura del buio è parte del normale sviluppo, circa il 20% dei bambini sono ostacolati da gravi paure notturne e problemi del sonno, con tassi di prevalenza uguali per ragazzi e ragazze. Nei bambini di 8–12 anni a cui è stata diagnosticata una fobia specifica (n = 95), la fobia dell’oscurità è il tipo più diffuso (27%). Questi bambini di solito avvertono forti sintomi di paura e ansia prima di andare a letto, così come durante il resto della notte. È stato inoltre dimostrato che la paura del buio è associata ad un aumento del rischio di futuri problemi di ansia e depressione.
Lo studio sopracitato ha selezionato un campione di bambini altamente ansiosi, di età pari a 8–12 anni, randomizzati in due gruppi. Un primo gruppo è stato sottoposto ad una ristrutturazione cognitiva di 30 minuti (n = 21), mentre l’altro ad un intervento di defusione cognitiva della stessa durata (n = 22). Sono state valutate la paura soggettiva dei livelli di oscurità, la tolleranza comportamentale all’oscurità, la comprensione e il divertimento associati agli interventi. Entrambi gli interventi hanno avuto un impatto significativamente positivo sulla paura del buio.
La paura autoriferita del buio è diminuita in modo più significativo nel gruppo di ristrutturazione cognitiva che nel gruppo di defusione cognitiva. Tuttavia, la volontà di rimanere al buio era paragonabile tra i gruppi. Questa constatazione potrebbe essere spiegata dal fatto che l’obiettivo di entrambi, CBT e ACT, è quello di ridurre il comportamento evitante creando distanza tra il pensatore e il pensiero. In particolare, nei 3 minuti che i bambini erano nel cubicolo, i bambini di entrambi i gruppi hanno tenuto le luci spente per circa due minuti e mezzo, che potrebbe riferirsi ad un effetto complessivamente positivo di entrambi gli interventi cognitivi sul comportamento dei bambini verso la loro situazione temuta.
Entrambi gli interventi cognitivi sono stati percepiti uguali in termini di divertimento, a dimostrazione che gli esercizi comportamentali non sono un requisito necessario per i bambini per percepire un intervento terapeutico come divertente. Il livello di comprensione era significativamente più alto nel gruppo di ristrutturazione cognitiva che nel gruppo di defusione cognitiva, ma abbastanza modesto in entrambi i gruppi. Il più alto livello di comprensione nella ristrutturazione cognitiva è probabilmente dovuto al fatto che l’obiettivo degli esercizi viene esplicitamente comunicato durante la ristrutturazione cognitiva, mentre la logica dell’ACT rimane relativamente implicita nel breve periodo e si deduce dalle metafore e dalle esperienze acquisite successivamente nel corso del trattamento.
In sintesi, la componente di ristrutturazione cognitiva della CBT ha determinato una maggiore diminuzione della paura dei bambini ed è stata in qualche modo meglio compresa rispetto alla componente di defusione cognitiva dell’ACT. Anche se sembra prematuro trarre conclusioni definitive, i risultati suggeriscono che la ristrutturazione cognitiva possa portare a risultati più favorevoli rispetto alla defusione cognitiva per i bambini nella fascia di età tra 8 e 12 anni. Una possibile spiegazione di questa conclusione potrebbe essere che la CBT sia più adatta come intervento breve rispetto all’ACT. Sono tuttavia necessari ulteriori studi, preferibilmente con più sessioni, al fine di rafforzare i risultati.

Riferimenti

  • Kendall, P. C. (2012). Guiding theory for therapy with children and adolscents. In P. C. Kendall (Ed.), Child and adolescent therapy: Cognitive‐behavioral procedures
  • Lewis, K. M., Amatya, K., Coffman, M. F., & Ollendick, T. H. (2015). Treating nighttime fears in young children with bibliotherapy: Evaluating anxiety symptoms and monitoring behavior change. Journal of Anxiety Disorders
  • Simon, E., van der Sluis, C., Muris, P., Thompson, E., & Cartwright‐Hatton, S. (2014). Anxiety in preadolescent children: What happens if we don’t treat it, and what happens if we do? Psychopathology Review
  • Simon, E., Driessen, S., Lambert, A., Muris, P. (2019). Challenging anxious cognitions or accepting them? Exploring the efficacy of the cognitive elements of cognitive behaviour therapy and acceptance and commitment therapy in the reduction of children’s fear of the dark. Internatiol Journal of Psychology

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Rosetta Cappelluccio
Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Docente e supervisore Istituto A.T Beck Roma e Caserta Conduttrice gruppi DBT adulti e adolescenti Consulente tecnico d’ufficio per trauma neglect e abuso Ha prestato la sua propria opera professionale come responsabile ambulatorio psicopatologia ospedale Buonconsiglio Fatebenefratelli Napoli, attualmente èConsulente esperto   presso l'Ufficio Garante per l'Infanzia ed Adolescenza Regione Campania. Titolare di incarichi consulenza specialistica DBT nelle scuole per trattamento dei ragazzi con comportamenti disregolati  presso varie sezione scolastiche della  Regione Campania .

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