L’affaticamento da social media
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Un numero crescente di utenti dei social media si sta allontanando dalla propria partecipazione ad essi a causa della cosiddetta “social media fatigue”, detta anche “fatica (o affaticamento) da social media”.
La ricerca precedente ha definito la “fatica da social media” come una situazione in cui gli utenti di un social soffrono di stanchezza mentale dopo aver sperimentato vari sovraccarichi tecnologici, informativi e comunicativi attraverso la loro partecipazione e interazione sulle diverse piattaforme di social media online.
Questo fenomeno ha recentemente motivato studiosi di tutto il mondo a condurre indagini empiriche per determinare gli antecedenti e le conseguenze dell’affaticamento da social media.
Le determinanti relative dell’affaticamento da social media possono essere derivate da condizioni legate allo stress psicologico e comportamentale, come il sovraccarico di informazioni e l’iper-connessione ad internet, nonché le attività sociali interattive. Come conseguenza di questa sofferenza emotiva, è probabile che gli utenti dei social media affetti da tale ‘fatigue’ si astengano in seguito, temporaneamente o permanentemente, dal partecipare alle future interazioni sui social media online.
Gli studiosi sostengono che l’affaticamento da social media abbia implicazioni negative significative sia per gli utenti che per le aziende e gli operatori dei servizi. Al livello dell’utente, l’affaticamento da social media si traduce in un deterioramento dei punti di forza sia mentali che fisiologici della persona, per cui è probabile che gli utenti sviluppino alla lunga dei comportamenti malsani.
Allo stesso modo, l’affaticamento da social media può essere dannoso per le imprese e gli operatori dei servizi perché la stanchezza si traduce in un ritiro dall’uso del servizio, che porta a minori introiti per le aziende e per gli operatori di servizi. Nonostante queste gravi implicazioni, la ricerca che esamina la fatica da social media è ancora nella sua fase iniziale, per cui la maggior parte degli studi esistenti si è concentrata esclusivamente sulla sua relazione con la frequenza di utilizzo del servizio, la soddisfazione del servizio, la privacy, la discontinuità, l’uso eccessivo dei social media, l’esaurimento e il tecnostress dovuto a social media, e alla relazione tra tecnologia e sovraccarico fisico.
In confronto a questo corpo di letteratura scientifica, la relazione tra benessere psicosociale e fatica da social media non è stata ancora ben studiata. Questa lacuna è affrontata da uno studio del 2018 di Dhir e colleghi (Dhir, 2018), che utilizza una metodologia di ricerca trasversale ripetuta per indagare questa relazione nel tempo.
Due set di dati trasversali sono stati raccolti a maggio 2017 (con 1554 partecipanti) e a settembre 2017 (con 1144 partecipanti) con un campione composto da utenti di social media adolescenti.
Lo studio ha indagato se l’uso compulsivo dei social media e la paura di perdersi qualcosa nel periodo di assenza da essi inneschino, tra gli utenti adolescenti, la social media fatigue, e se tale affaticamento da social media contribuisca ad aumentare l’ansia e la depressione tra gli utenti.
Nello studiare questo fenomeno, i ricercatori si sono resi conto dell’esistenza di un costante sviluppo delle funzionalità dei social media online e dei servizi correlati, che ha costantemente attratto e aumentato il numero di utenti su tali piattaforme. Tuttavia, allo stesso tempo, una miriade di utenti si è allontanata, temporaneamente o permanentemente, dall’impiego dei social a causa della social media fatigue. Gli studiosi hanno indagato diversi antecedenti e conseguenze dell’affaticamento da social media, considerato che le relazioni empiriche tra il benessere psicosociale e l’affaticamento dei social media non sono attualmente note.
Per colmare questo divario, l’attuale studio ha utilizzato il quadro stressor-strain-outcome (SSO) per esaminare se le misure di benessere psicosociale, come l’uso compulsivo dei media e la paura di perdersi qualcosa, inneschino l’affaticamento e, inoltre, se l’affaticamento da social media si traduca in ansia e depressione.
I risultati dello studio suggeriscono che l’uso compulsivo dei media abbia innescato in modo significativo l’affaticamento da social media, che in seguito si è tradotto in ansia e depressione elevate.
La paura di perdersi qualcosa prediceva la social media fatigue in maniera indiretta, attraverso la mediazione dell’uso compulsivo dei social media.
Per quanto riguarda le implicazioni pratiche, i risultati di questa ricerca hanno implicazioni significative per utenti, per gli operatori di servizi, per le società di social media e i loro amministratori. Tali implicazioni sono le seguenti:
1) gli utenti dei social media dovrebbero capire che l’uso compulsivo dei social provoca la social media fatigue, che può successivamente sfociare in depressione e ansia.
Pertanto la moderazione nell’uso dei social media dovrebbe essere presa in considerazione.
2) Genitori e tutori dovrebbero prestare attenzione (ad esempio, monitorare e moderare) all’uso eccessivo dei social media da parte degli adolescenti. Studi recenti hanno suggerito che questa generazione è incline alla privazione dell’autocontrollo.
La mancanza di attenta supervisione, supporto e partecipazione potrebbe portare allo sviluppo di sintomi nocivi e sfavorevoli per la salute. Pertanto, il monitoraggio e la moderazione possono aiutare i genitori a prevenire le distrazioni e i conflitti derivanti dalla profusione dell’uso del cellulare tra gli adolescenti, ma a maggior ragione e ancor di più tra i bambini.
3) Mantenere e attrarre più utenti è una delle priorità principali dei fornitori di servizi e delle società di social media. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, i fornitori di servizi dovrebbero concentrarsi sull’esperienza e sulla soddisfazione dell’utente.
Infatti, secondo i risultati del presente studio, l’affaticamento da social media ha un’influenza significativa sul benessere, cioè può portare a depressione e ansia. Di conseguenza, diventa importante per i fornitori di servizi e le società di social media ideare e sviluppare appositamente funzionalità e interfacce che possano causare un minore affaticamento agli utenti. Ciò potrebbe probabilmente facilitare l’uso quotidiano dei social media e alleviare le possibilità di rischio di incontrare problemi mentali e legati alla soddisfazione nell’uso dei social media.
Riferimenti Bibliografici
Amandeep Dhir, Yossiri Yossatorn, Puneet Kaur, Sufen Chen. Online social media fatigue and psychological wellbeing—A study of compulsive use, fear of missing out, fatigue, anxiety and depression. International Journal of Information Management 40, 141-152, 2018.
Autore/i dell’articolo
- Dottore in Psicologia
- Redattore Volontario per la ONLUS Il Vaso di Pandora - La Speranza dopo il Trauma
- Content Creator per l'Istituto Beck