After Christmas & Blue Monday
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“Oh no, domani è Lunedì!”
“Da domani si ricomincia!”
Sempre più spesso, nel periodo successivo alle feste, in tal caso natalizie, si assiste al susseguirsi verbale di espressioni come queste che recano con sé una forte sensazione di ansia rispetto alla ripresa delle principali attività quotidiane che fanno parte della vita di tutti i giorni. È come se, dopo essersi messi in stand-by e fatti cullare dalla lentezza di ritmi più calmierati, ci si riconsegnasse al play della routine con al seguito la frenesia dei suoi tempi, intrisi di doveri, impegni e maggiori responsabilità.
Gennaio e il “blue monday
Possiamo, dunque, pensare che Gennaio possa palesarsi e fare il suo ingresso nel nuovo anno come “il mese dei malinconici” che, salutando nostalgicamente il Natale appena trascorso, devono ora impegnarsi attivamente nel recupero degli eccessi concessi per scrollarsi di dosso quel senso di colpa per aver “esagerato” e nel ripristino di un equilibrio andato perso e fatto di “sgarri alimentari” ad esempio, seguiti dalla ripresa di allenamenti sportivi punitivi per rimettersi in forma (come si direbbe nel linguaggio tipico della “diet culture”), dalla lista dei buoni propositi e dei cosiddetti “good vibes”, nel planning giornaliero o “time-table”… tutti step che ci si pone di recuperare affannosamente nel Lunedi più Lunedi di tutti, quello che leggendariamente è stato definito “Blue Monday”: il giorno più triste dell’anno e che ricorre proprio oggi, 16 Gennaio, nel terzo lunedì del mese. Una trovata pubblicitaria o esempio di pseudoscienza? In realtà la comunità scientifica si è sempre mostrata scettica rispetto a questa libera associazione che vede l’emozione della tristezza rimandare al primo giorno della settimana, il lunedì; a maggior ragione poi se questo corrisponde al post vacation day, altrimenti detto “post vacation blues” per riferirsi a quella sindrome da rientro a lavoro e alla normalità dopo un periodo di ferie e festività. Tutto inizia all’inizio degli anni duemila grazie al contributo di Cliff Arnall, psicologo dell’Università di Cardiff in Galles che un giorno è stato sedotto dall’idea che possa esistere un giorno particolarmente difficile per l’umore della gente. Ci ragiona su, formula ipotesi e alla fine giunge a un’equazione: uno dei principali fattori presi in esame è la condizione atmosferica, con particolare attenzione alle temperature più rigide e, dunque, meno “amichevoli” nei confronti delle persone. In seguito, aggiunge al calcolo il ritorno agli impegni di lavoro dopo le vacanze di Natale e Capodanno e la difficoltà nel raggiungere e realizzare i buoni propositi. Nonostante l’assenza di scientificità del Blue Monday, la ricorrenza ha fatto breccia nei cuori e nelle menti delle persone, soprattutto in Gran Bretagna, il 24 Gennaio 2005 quando il canale televisivo britannico Sky Travel rilasciò un comunicato stampa che ha approfittato di questa trovata come strategia di marketing per incrementarne le vendite e sopperire, cosi, a quel senso di infelicità che trascina con sé la fine del periodo natalizio. E a quanto pare ciò ha funzionato rendendone ogni anno sempre più virale la sua diffusione e portando le persone a credere che esista davvero un giorno dell’anno in cui ci senta un po’ più tristi e giù di morale e a concentrarsi sulla negatività di questa giornata come se fosse una profezia che si autoavvera. I sintomi più comunemente esperiti in questa sindrome sono stress, ansia, tristezza, irritabilità, senso di colpa, malinconia, nostalgia, stanchezza, fluttuazioni dell’umore e, talvolta, anche depressione per l’assenza di quella motivazione che sembra ormai essersi persa nell’accomodamento ad una “vita lenta”, per la gestione delle spese che ritornano a voler essere monitorate, per il fallimento rispetto ad obiettivi che ci si era prefissati, probabilmente poco realistici e difficilmente raggiungibili (si pensi, ad esempio, allo sforzo impostosi nel proseguire un regime alimentare in pieno banchetto festivo in cui piccole concessioni possono essere state vissute con notevoli ripercussioni sul proprio benessere psicologico nell’ambito del comportamento alimentare). Tanti possono, quindi, essere i motivi causa di un alto livello di stress psicofisico rispetto alla ripresa e al rientro dalle vacanze che, se non gestiti in maniera opportuna e adeguata, anche con l’aiuto di un professionista, possono, in casi specifici, recare al cosiddetto “burnout” da sovraccarico lavorativo ad esempio. A questo proposito, è importante continuare a prendersi cura di sé stessi anche dopo aver smontato l’albero di Natale o aver messo da parte le tovagliette rosse perché non c’è un periodo dell’anno in cui potersi permettere di non pensare a ciò che ci fa bene, anche se questo dovesse coincidere più che mai con il ritorno alle proprie abitudini e attività che tanto può spaventare poiché non ci si sente mai abbastanza pronti ed energici per ricominciare da capo. E’ una fase di transizione e, quasi, di inerzia psicologica che, in alcuni casi, può essere traumatica e difficile da gestire.
Come gestire la “Post Vacation Syndrome”?
Innanzitutto, riprendere a piccoli passi senza dimenticarci di continuare a concederci quei momenti di pausa che durante le feste ci hanno cosi tanto rigenerato, senza pretendere troppo e tutto in un solo giorno ma calmierare le proprie aspettative e re-indirizzarle verso micro-obiettivi più semplici, realistici e facilmente raggiungibili nel momento presente; ri-abituarsi al cambiamento, gradualmente, con un atteggiamento flessibile e più rilassato che consentirà a corpo e mente di riadattarsi ai ritmi consueti senza troppa fretta, monitorando costantemente il proprio stato emotivo e i propri bisogni e non esitando a delegare se ci si accorge che da soli non ce la possiamo fare. Questo non è un disvalore rispetto alla propria capacità performante ma l’accettazione del fatto che chiedere aiuto non è sbagliato e non è “da deboli” e il nostro cortisolo, ormone dello stress, ringrazierà per questa gentile concessione che ci permettiamo. Continuare a coltivare quegli hobbies o passioni che hanno fatto compagnia durante i giorni di festa aiuterà a non dimenticarsi di stimolare curiosità e creatività. Meditare, praticare la consapevolezza, ascoltarsi e osservare quello che c’è senza giudizio permetterà di ritornare al qui e ora ogni volta che l’elastico della propria mente tenderà sempre un po’ più in là; tra gli appuntamenti consueti con cui si ritorna a riempire la propria agenda, ricordiamoci di inserirne uno con noi stessi, in ascolto di quelli che sono i propri bisogni, le proprie emozioni e sensazioni; esercitiamo la gratitudine e la gentilezza verso noi stessi; prendiamoci cura del nostro corpo praticando l’attività fisica che più ci diverte e piace e non con il solo obiettivo di espiare le proprie calorie in eccesso; sintonizziamoci con le nostre esigenze, a tavola, mentre riposiamo, lavoriamo o siamo in giro con gli amici. Accogliamo quello che ci arriva, riconosciamolo e comunichiamolo.
Conclusioni
A disconferma di ciò che ci vogliono far credere, è stato appurato che il “Blue Monday” non esiste davvero e che questa etichetta è stata conferita solo per evadere dalle pressioni e dalla tristezza di inizio anno che può colpire le persone più soggette e vulnerabili all’espletamento di un tono dell’umore basso; in tal caso si parla scientificamente di SAD (Disturbo Stagionale Affettivo) che, invece, è reale, esiste davvero e può interessare la maggior parte delle persone che ne soffrono e che le vacanze possono metterci in pausa da ciò che la vita, tutti i giorni, ci chiede di essere, dalla mente del “saper fare” ma non dalla mente del “saper essere”.
Riferimenti
- https://www.quotidiano.net/magazine/blue-monday-2023-1.8448416
- https://www.theguardian.com/science/blog/2012/jan/16/blue-monday-depressing-day-pseudoscience
- https://www.istitutobeck.com/beck-news/come-gestire-stress-e-ansia-delle-feste-natalizie?sm-p=1449737726