L’amicizia rende i cervelli simili o è il contrario?

L’amicizia rende i cervelli simili o è il contrario?

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Spesso si afferma che gli amici sono la famiglia che ci siamo scelti e questo è vero per molti versi: con loro instauriamo relazioni significative, abbiamo interessi in comune e scegliamo di passare con loro del tempo. A differenza che fratelli o cugini, non condividiamo geni ma, secondo un recente studio (Parkinson, Kleinbaum & Wheatley, 2018), condividiamo con i nostri amici le attività neurali.

Questi ricercatori del Dartmouth College sono partiti dall’assunto che si creano più facilmente legami di amicizia tra persone simili per età, sesso, etnia e altre variabili demografiche. Questo fenomeno in sociologia viene chiamato omofilia e avrebbe facilitato la comunicazione, le relazioni e le interazioni nelle prime comunità di esseri umani.
Al contrario, le relazioni costruite con persone diverse da noi tendono ad avere uno scopo ed essere il mezzo per arrivare a qualcosa: stiamo parlando di rapporti lavorativi, per esempio, in cui persone con abilità e risorse molto differenti tra loro lavorano per arrivare a un risultato comune.

La ricerca ha analizzato le relazioni di amicizia tra 279 studenti ai quali è stato prima di tutto chiesto di completare un questionario per indicare di quali studenti erano amici. Dell’intero gruppo è stato selezionato un sottogruppo di 42 partecipanti a seconda delle relazioni che avevano indicato: a loro è stato chiesto di guardare alcuni video mentre veniva registrata l’attività neurale con la risonanza magnetica. I video spaziavano dalla politica alla scienza, dalla commedia alla musica, mostrati a ogni partecipante nello stesso ordine.

I risultati hanno rilevato un’attività cerebrale più simile nei partecipanti che erano anche amici: in particolare, le aree del cervello coinvolte erano quelle della risposta emotiva, della direzione dell’attenzione e del ragionamento. Lo studio ha quindi dimostrato che è possibile stabilire in precedenza chi è amico di chi analizzando l’attività neuronale. Secondo i ricercatori, per capire come funziona il cervello umano abbiamo bisogno di capire come i cervelli di più persone funzionano in combinazione e si influenzano a vicenda, in quanto siamo una specie altamente sociale e ora più che mai viviamo le nostre vite in connessione con quelle degli altri.

Il prossimo passo sarà quello di investigare se abbiamo la tendenza ad approcciarci a persone che hanno la nostra stessa visione del mondo oppure se diventiamo via via più simili condividendo le esperienze di vita. Ovviamente una terza possibilità sarebbe che entrambi questi due aspetti giochino un ruolo significativo.

 

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