L’ansia ai tempi della Generazione Z
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L’ansia è un’emozione che è sempre esistita e non è possibile che scompaia. Molte persone la percepiscono in maniera intensa solo in alcuni momenti, facendo esperienza di reazioni fisiologiche fastidiose quali tachicardia, sensazione di soffocamento, aumento della sudorazione etc.; altri la provano costantemente, come se il termometro dell’ansia riportasse sempre un’alterazione. L’ansia è presente nella dimensione umana fin dalla nascita ed ha lo scopo di far adattare l’uomo all’ambiente circostante, segnalando i potenziali pericoli da cui proteggersi per sopravvivere. Tuttavia, quando supera una certa soglia, non è più considerata adattiva, ma disfunzionale.
Un’azienda di sicurezza informatica a livello globale, la Kaspersky Lab e la società di ricerche Censuswide hanno condotto uno studio nel febbraio 2018 che ha coinvolto 1.003 intervistati della Generazione Z (ragazza tra i 13 e i 23 anni) del Regno Unito. I risultati hanno dimostrato che tra i nati dal 1995 al 2010 c’è un’epidemia di ansia: l’87% dei giovani dichiara di sentirsi ansioso e la maggior parte di loro non cerca nessun tipo di aiuto. Con il loro mondo dominato dalle notizie online e dai social media, dagli smartphone come estensione del loro braccio, quasi la metà della Generazione Z ha dichiarato di provare continue sensazioni di ansia e preoccupazione, soprattutto per quanto concerne l’aspetto fisico e le proprie amicizie, focalizzando l’attenzione sulle opinioni degli amici che giocano un ruolo enorme in ogni aspetto della propria vita. La ricerca mostra una generazione ossessionata dalla creazione di immagini tramite foto scattate in qualsiasi situazione sociale per condividerle online. Le foto quindi sembrano aver perso il significato di “ricordo” assumendo la funzione di “manifesto” dove ogni like sazia le sete di approvazione sociale. Nonostante nel corso di una serata fuori vengano scattate numerose foto, i giovani ne pubblicano solo alcune e impiegano in media più di un’ora prima di pubblicarle. Questo livello di cura mostra che i social media stanno dipingendo un’immagine irreale di perfezione, alla quale la Generazione Z si confronta costantemente. Questo porta sempre più i ragazzi ad evitare contesti sociali reali, a chiudersi dietro gli schermi e a vivere ogni situazione non virtuale con fortissimo disagio; inoltre, rinunciando all’esposizione, viene rafforzata l’insicurezza e un’immagine di sé non adeguata.
Il report di Kaspersky Lab rivela inoltre che la Generazione Z non cerca aiuto su cosa fare quando si sente in ansia: la maggior parte dei giovani non parla con uno specialista per un consiglio su come affrontare le proprie preoccupazioni, poiché ha ancora pregiudizi nel condividere i propri sentimenti e le proprie paure; il ritiro sociale reale risulta essere la soluzione maggiormente attuata. A lungo andare potrebbe nascere un vero e proprio disturbo d’ansia sociale, spesso confuso con una forte timidezza, caratterizzato da un’intensa e persistente paura di affrontare le situazioni in cui si è esposti alla presenza e al giudizio degli altri, per il timore di apparire incapaci, di agire in modo inopportuno o di essere umiliati.
L’approccio psicologico, invece, consentirebbe ai ragazzi di prendere consapevolezza dei meccanismi sociali disfunzionali che contribuiscono ad alimentare la loro ansia sociale. Agire sulle convinzioni negative che hanno su di sé e sugli altri, far fronte agli standard superficiali stabiliti dai loro coetanei e dagli ultimi marchi di grido in voga sui social media, potrebbe aiutarli a sviluppare abilità sociali funzionali per se stessi. Rielaborare emotivamente quelle esperienze di sofferenza, essere consapevoli che quelle convinzioni che un tempo sono state utili per proteggersi ora sono diventate disfunzionali e fonti di sofferenza, sono aspetti fondamentali per garantire quel benessere ormai perduto.
Riferimenti:
- https://www.kaspersky.com/blog/andowningit/
- Melchiori, F. (2018). Scuola e benessere degli studenti: l’influenza dell’ansia sulle skills emotive e sociali. Formazione & Insegnamento. Rivista internazionale di Scienze dell’educazione e della formazione 16 (1), 315-331.
- Introini, F., Pasqualini, C. (2018). Generazione Z, i ‘veri’ Nativi digitali. In Bignardi, P., Marta, E., Alfieri, S. (Eds), Generazione Z. Guardare il mondo con fiducia e speranza, Vita e Pensiero. Milano. Vita e Pensiero. 81- 108.
- Preziosi, E. (2018). Star bene insieme agli altri con la mindfulness. Per sviluppare relazioni e vincere timidezza, insicurezza e ansia sociale. Franco Angeli.