Farò una brutta figura: ansia sociale tra normalità e disturbo

Farò una brutta figura: ansia sociale tra normalità e disturbo

Farò una brutta figura

Photo by Andrew Neel on Pexels

Provare ansia sociale significa sperimentare un’attivazione fisiologica, caratterizzata ad esempio da sudorazione, tachicardia, bocca secca, nausea, tremori, etc., quando ci troviamo in una situazione sociale nella quale ci sentiamo oggetto del giudizio altrui. Da dove deriva tale ansia?

Le origini

L’ansia sociale può essere compresa in un’ottica evoluzionistica, risalendo all’epoca dei nostri antenati quando vivere in gruppo era necessario e indispensabile alla sopravvivenza per cacciare, procurarsi il cibo, crescere la prole e difendersi dai pericoli; la condivisione e la cooperazione erano perciò condizioni essenziali per sopravvivere e di conseguenza l’esclusione dal gruppo costituiva una vera minaccia. Tale prospettiva ci consente di spiegare meglio le origini della paura del rifiuto sociale e il bisogno di accettazione e di ricevere apprezzamento e capire quindi come mai tutti gli esseri umani desiderano fare bella figura e temono il rifiuto da parte degli altri. Attualmente infatti, seppur la nostra sopravvivenza sia meno dipendente dalla vita in gruppo, nelle occasioni in siamo giudicati dalle altre persone (ad esempio durante un colloquio di lavoro o un esame universitario) la maggior parte degli esseri umani sperimenta ansia, che, ad un livello medio, può addirittura rivelarsi utile ad avere delle prestazioni ottimali.

Quando l’ansia sociale diventa un disturbo?

Non esiste una separazione netta tra l’ansia sociale normale e il disturbo di ansia sociale ma possiamo riflettere su cosa può aiutarci a differenziare le due condizioni.

Un parametro che può aiutarci a capire quando l’ansia sociale diventa un problema da trattare è il grado di compromissione del funzionamento e del benessere individuale. Le persone che soffrono di disturbo di ansia sociale infatti provano un’intensa ansia anche in situazioni in cui non sono effettivamente sottoposte al giudizio altrui (ad es. mangiare al ristorante, chiedere informazioni) poiché temono di potersi comportare in modo da poter essere umiliati o che gli altri possano accorgersi della loro ansia e per questo giudicarli delle persone ridicole o deboli.  Il rifiuto o il giudizio negativo degli altri, esperienze umane che possono caratterizzare le relazioni sociali, per chi soffre di disturbo di ansia sociale diventano delle minacce da cui proteggersi ad ogni costo attraverso delle strategie di coping disfunzionali: le situazioni sociali temute vengono così evitate oppure, quando non è possibile, affrontate mettendo in atto dei comportamenti protettivi, strategie che a lungo andare costituiscono fattori di mantenimento del disturbo.

 

Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Dottor Marco Stefanelli - Psicologa - Psicoterapeuta - Istituto Beck
Psicologo, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Docente presso l’Istituto di Psicoterapia cognitivo- comportamentale A.T.Beck di Roma e di Caserta. Socio Ordinario della SITCC (Società Italiana di Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva) e Terapeuta EMDR I livello. Vanta esperienza clinica in ambito adulto e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e omofobia interiorizzata.  

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