Non chiedere aiuto: inibizione dell’attaccamento e strategie di controllo

Non chiedere aiuto: inibizione dell’attaccamento e strategie di controllo

Attaccamento

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Introduzione

L’attivazione del sistema motivazionale dell’attaccamento avviene inevitabilmente ogni volta che sia sperimentato disagio e vulnerabilità personale; e comporta, quando è mediata dal MOI disorganizzato, interazioni emotivamente molto intense e dolorose con gli altri, a cui si chiede cura. Inoltre, implica anche il rischio di terrorizzanti esperienze dissociative (sensazioni di annichilimento, stati alterati di coscienza) connesse all’ingestibilità, da parte delle funzioni integratrici della coscienza, delle rappresentazioni incompatibili simultanee di sé e dell’altro veicolate dal MOI disorganizzato.

Strategie di controllo

Per evitare l’annichilimento, il bambino con attaccamento disorganizzato, invece di chiedere aiuto fa ricorso a specifiche strategie:

  • Distacco emotivo

Detto anche non–attaccamento”. Strategia mirata a inibire l’attaccamento disorganizzato attraverso la limitazione di ogni incontro interumano, e dunque attraverso l’inibizione più o meno estesa di ogni forma di relazione emotivamente coinvolgente.

  • Strategia controllante punitiva

Il bambino manifesta condotte aggressive, ostili, coercitive e dominanti. La strategia controllante punitiva vede l’attivazione del sistema motivazionale di rango, là dove l’interazione dovrebbe essere regolata dal sistema dell’attaccamento (bambino) e dell’accudimento (caregiver). Il bambino può sviluppare la strategia controllante punitiva sia come risposta ai comportamenti ostili, dominanti e critici del genitore che viene sfidato con altrettante condotte oppositive, sia ai comportamenti di resa, sconfitta e sottomissione del genitore, a cui il bambino risponde con la dominanza.

L’attivazione nel bambino del sistema motivazionale di rango, espresso con condotte aggressive e dominanti, causa l’inibizione del sistema dell’attaccamento, che viene escluso dai processi superiori dell’organizzazione mentale e dalla coscienza, che ne risulta disgregata.

  • Strategia controllante accudente

Il bambino manifesta atteggiamenti accudenti e consolatori nei confronti di un genitore vulnerabile, sottomesso e sofferente. In questo caso, è il bambino a prendersi cura del genitore attraverso un processo che viene definito di accudimento invertito. La strategia controllante accudente vede l’attivazione del sistema motivazionale dell’accudimento che va a inibire nel bambino il sistema dell’attaccamento, anche in questo caso, escludendolo dalla coscienza (disgregandola). Nel genitore, al contrario, il sistema dell’attaccamento resta attivato. Purtroppo, questi bambini appaiono responsabili, giudiziosi e obbedienti, così il loro comportamento viene rinforzato dalla famiglia, dagli insegnanti e dagli amici. Oltre al sistema dell’accudimento, nel bambino che mette in atto le strategie controllanti accudenti, si attiva anche il sistema motivazionale di rango, questa volta nella direzione della sottomissione e non della dominanza. Ciò è evidente quando il genitore cerca di riaffermare la propria autorità sul figlio mettendo in atto comportamenti di dominanza, ai quali il bambino risponde con la sottomissione. Sottomettendosi il bambino tende a sviluppare un’immagine di sé negativa e inferiore.

  • Strategia controllante sessualizzata

La sessualizzazione del rapporto fra il bambino e il genitore potrebbe essere uno dei modi per inibire la dimensione dell’attaccamento – accudimento ed evitare la grave disorganizzazione della condotta relazionale. Questa eventualità aumenta il rischio di esperienze reali di incesto e, nel corso dello sviluppo del figlio può creare, anche in assenza di abuso sessuale incestuoso, specifici problemi che coinvolgono la sessualità.

Conclusioni

La maggior parte dei bambini con attaccamento disorganizzato, intorno ai tre anni di età, tende a sviluppare delle strategie per mantenere in maniera forzata l’attenzione del caregiver. Queste hanno una funzione “adattiva”, poiché di fronte alla disorganizzazione dell’attaccamento il bambino cerca di mettere in atto un comportamento “organizzato”, nonostante appaia disfunzionale a lungo termine.

Pertanto, le strategie controllanti, conseguenti all’attaccamento disorganizzato, si sviluppano come difesa di una possibile esperienza dissociativa.

 

Riferimenti

  • Dimaggio, G., Lysaker, P.H., Metacognizione e psicopatologia. Milano, Raffaello Cortina, 2010.
  • Fonagy P. et al., Affect regulation, mentalization, and the development of the Self, New York,
  • Other Press, 2002.
  • Guidano, V., Liotti, G., Processi cognitivi e disregolazione emotiva. Un approccio strutturale alla psicoterapia. Apertamenteweb, Roma, 2018.
  • Liotti, G., Fassone, G., Monticelli, F., L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali, Milano, Raffaello Cortina, 2017.
  • Liotti, G., Farina, B., Sviluppi traumatici, Milano, Raffaello Cortina, 2011.

Sitografia

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Mariangela Ferrone - Psicologa - Psicoterapeuta - Istituto Beck
Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, Psicoterapeuta TMI (terapia metacognitiva interpersonale) livello EXPERT. Per molti anni è stata Coordinatrice del Centro di Psichiatria Perinatale e Riproduttiva, del Servizio di Psicoterapia e Counseling Universitario presso la UOC di Psichiatria – Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma. Attualmente è docente per l’insegnamento di “Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione” nel corso di laurea in Scienze Infermieristiche, sede Sant’Andrea presso la Facoltà di Medicina e Psicologia – Sapienza Università di Roma, nonché docente interno e supervisore clinico dell’Istituto A.T. Beck per le sedi di Roma e Caserta. Socio Aderente della SITCC (Società Italiana di Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva).

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