Violenza domestica psicologica e fisica all’interno della coppia: il ruolo della depressione
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Il pensiero controfattuale: di cosa si parla
Considerare come le cose avrebbero potuto essere diverse se solo avessimo fatto delle scelte diverse, costituisce una parte normale della cognizione umana, indicata come pensiero controfattuale.
Il pensiero controfattuale consiste nell’immaginare uno scenario che avrebbe potuto verificarsi, ma che non è accaduto. È una modalità di pensiero che rivaluta il passato sulla base di ciò che si sarebbe potuto realizzare nel futuro, se avessimo preso scelte diverse o se le cose fossero andate in modo diverso.
Questa modalità di pensiero si accompagna a emozioni come rimpianto e sollievo, che proviamo ogni qualvolta ciò che abbiamo ottenuto è peggiore o migliore di quanto avremmo potuto ottenere se avessimo agito in maniera differente.
I pensieri controfattuali giocano un ruolo importante nella gestione delle nostre emozioni in risposta alle decisioni che abbiamo preso, permettendoci di immaginare noi stessi e gli altri in un momento precedente, e quindi aiutandoci a imparare dai nostri errori e pianificare gli eventi futuri (Coricelli e Rustichini, 2010).
Questo tipo di pensiero influenza il modo in cui facciamo fronte agli eventi della vita quotidiana, ma anche il modo in cui cerchiamo di comprendere le scelte e gli stati d’animo degli altri.
I ragionamenti controfattuali si differenziano in ragionamenti verso l’alto e verso il basso.
Pensiamo ad esempio alla situazione ipotetica in cui hai perso l’autobus per andare al lavoro perché ti sei trattenuto a parlare con il vicino di casa.
Il pensiero controfattuale verso l’alto si ottiene quando l’ipotetico risultato alternativo in questa situazione è migliore della realtà, ad esempio il pensiero che saresti arrivato presto al lavoro se avessi preso quell’autobus, ora sarai in ritardo. In questo caso si tende a provare rimpianto per le nostre azioni.
Il pensiero controfattuale verso il basso si ottiene quando l’ipotetico risultato alternativo è peggiore del risultato reale, come ad esempio il pensiero che l’autobus è stato coinvolto in un brutto incidente. In questo caso tendiamo a provare sollievo per le nostre azioni.
Pensieri controfattuali e teoria nella mente nelle persone con autismo
La comprensione di emozioni controfattuali complesse, come il rimpianto e il sollievo, comincia ad emergere nei bambini lungo la tipica traiettoria di sviluppo intorno ai 5- 6 anni di età (McCormack, O’Connor, Beck, e Feeney, 2016).
Numerose ricerche dimostrano che la traiettoria di sviluppo del pensiero controfattuale appare interrotta nelle persone con autismo (Grant, Riggs, e Boucher, 2004). Il pensiero di tipo controfattuale, inoltre, coinvolge la stessa rete di processi cognitivi che sostengono la comprensione degli stati mentali altrui (nota come Teoria della Mente o ToM) ) (Leslie, 1987 ;Riggs, Peterson, Robinson, e Mitchell, 1998), rispetto alla quale le persone con l’autismo mostrano di possedere dei deficit. Le persone con autismo infatti incontrano grosse difficoltà nelle interazioni sociali, compresa la capacità di considerare gli stati mentali di altre persone e di identificare e interpretare le proprie e altrui emozioni (Baron-Cohen, Jolliffe, Mortimore e Robertson, 1997).
Lo studio recente
Uno studio recente, condotto dagli psicologi dell’Università del Kent. (Barzy M., Williams D., Ferguson H. 2018), ha utilizzato la tecnologia di eye-tracking (tracciamento oculare) su 24 adulti con una condizione di spettro dell’autismo e 24 adulti senza una condizione di autismo, al fine di monitorare la risposta ad emozioni controfattuali (sollievo o rimpianto) provate dai personaggi di una storia. Lo studio si è occupato di registrare i movimenti oculari mentre i partecipanti erano intenti a leggere narrazioni che suscitavano sentimenti di rimpianto o sollievo in un personaggio (in base alle loro decisioni), seguite da un’osservazione esplicita dell’emozione provata dal personaggio che era coerente o incoerente con le emozioni attese (es. “Jenny ha scelto di andare al negozio di scarpe prestissimo al mattino, invece che durante pausa pranzo, ed è riuscita ad acquistare le scarpe preferite. Dunque, si sente felice / triste per la sua decisione”).
Allo scopo di stabilire quanto rapidamente i lettori erano in grado di rilevare un’incongruenza nella parola target, sono stati analizzati i tempi di lettura e le regressioni effettuate durante la lettura del testo.
I risultati hanno mostrato che gli adulti con autismo erano in grado di rilevare le anomalie all’interno delle narrazioni controfattuali e hanno avuto una risposta di rilevamento delle anomalie (tempi di lettura più lunghi e regressioni) in un periodo di tempo comparabile o addirittura più veloce di un gruppo di un controllo abbinato.
Conclusioni
Sembra dunque che le persone con autismo riescano, al pari delle persone neurotipiche, ad intercettare e riconoscere emozioni e pensieri complessi di tipo controfattuale. Si può ipotizzare che piuttosto che mostrare un deficit di tipo metarappresentazionale, le persone con autismo mostrino un deficit nell’applicazione delle loro conoscenze nella vita reale.
RIFERIMENTI:
- Baron‐Cohen, S., Jolliffe, T., Mortimore, C., & Robertson, M. (1997). Another advanced test of theory of mind: Evidence from very high functioning adults with autism or Asperger syndrome. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 38, 813–822
- Black,,J. Barzy,M.Wiliams, D. Ferguson,H. (2018). Intact counterfactual emotion processing in autism spectrum disorder: Evidence from eye‐tracking. Autism Research. Published December 21 2018
- Coricelli, G., & Rustichini, A. (2010). Counterfactual thinking and emotions: regret and envy learning. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 365(1538), 241–247
- Grant, C. M., Riggs, K. J., & Boucher, J. (2004). Counterfactual and mental state reasoning in children with autism. Journal of Autism and Developmental Disorders, 34, 177–188
- Leslie, A. (1987).Pretence and representation: the origins of a ‘theory of mind’. Psychological Review, 94, 412–426
- McCormack, T., O’Connor, E., Beck, S., & Feeney, A. (2016). The development of regret and relief about the outcomes of risky decisions. Journal of Experimental Child Psychology, 148, 1–19
- Riggs, K. J., Peterson, D. M., Robinson, E. J., & Mitchell, P. (1998). Are errors in false belief tasks symptomatic of a broader difficulty with counterfactuality? Cognitive Development, 13, 73–91