Sviluppo di un modello cognitivo e comportamentale integrato del binge eating

Sviluppo di un modello cognitivo e comportamentale integrato del binge eating

binge eating

Photo by Tim Mossholder on Unsplah

Il binge eating è caratterizzato dal mangiare in un determinato periodo di tempo (per esempio 2 ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. La persona non riesce a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto sta mangiando e ha la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio anche se la compromissione del controllo non è assoluta e in alcuni casi le abbuffate possono essere pianificate. Gli episodi di abbuffata sono caratterizzati da 3 o più dei seguenti aspetti: mangiare molto più rapidamente del normale, mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni, mangiare grandi quantitativi di cibo anche senza fame, mangiare da soli a causa dell’imbarazzo, sentirsi disgustati verso sé stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio. Spesso si scelgono cibi proibiti o che quotidianamente sono evitati. Vi è la sensazione di alterazione della coscienza: spesso le persone riferiscono di essere in uno stato di trance in cui il comportamento è automatico ed è come se non fosse la persona a compiere quell’atto.

Il binge eating è un sintomo trans-diagnostico perché è presente nella Bulimia Nervosa (BN), nel disturbo da Binge Eating (BED) e nell’Anoressia Nervosa (AN-BP) di tipo con abbuffate e condotte compensatorie (DSM-5, 2014).

In un recente articolo due ricercatrici Australiane hanno presentano un modello che concettualizza come fondamentali fattori di mantenimento della condotta di binge eating: la bassa autostima, la presenza di emozioni negative, le difficoltà di regolazione emotiva, la presenza della restrizione dietetica e delle particolari credenze sul cibo e sull’alimentazione.

Nel modello ipotizzato, gli individui, che hanno credenze negative su di sé o una bassa autostima, sono predisposti al binge eating (fattore di vulnerabilità). Quando queste credenze si attivano si sperimentano emozioni negative. Le difficoltà di regolazione emotiva spingono gli individui a cercare un modo per neutralizzare le emozioni. L’intolleranza alle emozioni negative viene affrontata impegnandosi in una restrizione dietetica (che serve a distrarre o controllare l’emozione) e/o a sperimentare credenze sul cibo e sull’alimentazione: per esempio “mangiare aiuta a controllare le mie emozioni”, “non posso controllare la mia alimentazione perché sono debole”, “merito di provare piacere attraverso il binge eating”. Quando queste credenze sul cibo e sull’alimentazione si attivano si verifica il binge eating.

I risultati di questo studio, su un campione di circa 700 individui, forniscono supporto al ruolo della restrizione dietetica come importante fattore predittivo per il binge eating e includono anche le osservazioni su un “doppio percorso” che conduce al binge eating: o tramite la restrizione dietetica o l’attivazione delle credenze sul cibo e sull’alimentazione. Questo doppio percorso indicherebbe due tipi separati di abbuffate. Il primo, mediato dalla restrizione dietetica potrebbe rappresentare il tipo di abbuffata che è mantenuto da un senso di perdita di controllo e può essere più comunemente osservato nelle persone con disturbi alimentari restrittivi come AN-BP e alcuni casi di BN. Il secondo, mediato dalle credenze sul cibo e sull’alimentazione potrebbe rappresentare il tipo di abbuffata che ha la funzione di confortare e calmare, e può essere più comunemente osservato nelle persone che non restringono come nel BED, ed in alcuni casi di BN e abbuffate sub-cliniche.

Sulla base di ciò, i trattamenti mirati alla bassa autostima e al miglioramento delle capacità di regolazione emotiva possono portare a riduzioni del binge eating. A seconda che il binge eating dell’individuo sia innescato da restrizioni dietetiche o dall’attivazione delle credenze sul cibo e l’alimentazione, gli approcci terapeutici potrebbero essere personalizzati e concentrarsi maggiormente o sull’intervento di alimentazione regolare o affrontare le credenze sul cibo e l’alimentazione oppure entrambi. Data l’elevata prevalenza del binge eating è necessaria una solida conoscenza dei fattori di mantenimento in modo da poter sviluppare trattamenti efficaci. 

Riferimenti

  • Burton A.M. and Abbott M. J. (2019). Processes and pathways to binge eating: development of an integrated cognitive and behavioural model of binge eating. J Eat Disord. 7: 18.
  • American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing, 2013. Edizione italiana: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Milano: Raffaello Cortina, 2014.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Daria D'Alia
Psicologa - Psicoterapeuta Docente Istituo A.T. Beck di Roma e Caserta. Ha lavorato per 15 anni nei Servizi Psichiatrici del Lazio. Specializzata nei Disturbi dell’Alimentazione e nelle terapie Mindfulness-Based. Conduce gruppi di Mindful Eating e DBT (Dialectical behavior therapy).  

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