Un altro ragazzo suicida a causa del bullismo

Un altro ragazzo suicida a causa del bullismo

Bullismo

Qualche giorno fa Michele Ruffino si è tolto la vita. A soli 17 anni questo ragazzo di Alpignano, in provincia di Torino, non ce l’ha fatta più a sopportare il peso di derisioni e offese.

Leggendo le lettere lasciate prima di buttarsi da un ponte, emerge la storia di un ragazzo in difficoltà a causa di una malattia che, nonostante la riabilitazione, gli aveva lasciato problemi di deambulazione. Per questo veniva apostrofato con parole come “down, stupido, anoressico” o, l’epiteto peggiore per Michele, “quello che ogni tre passi cade”. Quegli amici e quei conoscenti che lo deridevano a scuola e in città non hanno reso facile il suo percorso di accettazione che, come spiega Michele, lui non è riuscito a raggiungere.

Questo è il nucleo principale delle storie simili a quelle di Michele: un ragazzo come tanti, con un suo canale Youtube in cui caricare video con giochi e passeggiate, con nel cassetto il sogno di diventare pasticciere. Un ragazzo che, a causa di un particolare che lo distingueva (suo malgrado) dalla maggioranza, è stato preso di mira da quelli che la madre definisce “bulli”.

Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 3 ragazzi su 10 sono vittime di bullismo; di questi, il 46% ha pensato almeno una volta al suicidio e il 32% ha messo in atto condotte autolesive. Il suicidio è una delle principali cause di morte nei ragazzi e ha registrato un sensibile aumento dal 2010.

Secondo la letteratura, la relazione tra ideazione suicidaria e bullismo è complessa: essere vittima di bullismo è uno dei fattori che aumentano il rischio quando coesistenti, come depressione, bassa autostima, ansia, abuso, isolamento e performance scolastiche scarse. Quello che molti non si aspettano è che a rischio di ideazione suicidaria non sono solo le vittime del bullismo ma anche coloro che bullizzano gli altri.

I risultati di una recente ricerca (Alavi et al., 2017) mostrano che le vittime di bullismo sono ben il 77% dei bambini e degli adolescenti che arrivano all’attenzione del pronto soccorso per grave stress psicologico. Lo studio riporta che le vittime di bullismo sono 19 volte più a rischio di avere ideazioni suicidarie rispetto a chi non riporta aggressioni da parte dei bulli.

Le vittime di cyberbullismo hanno invece 11,5 più probabilità di documentare ideazioni suicidarie. Questo nuovo tipo di bullismo è molto più pervasivo del tipo più “tradizionale”: la vittima viene perseguitata virtualmente ovunque e gli aggressori possono sentirsi protetti dall’anonimato. Inoltre il cyberbullismo ha in sé un’insidia in più: le vittime denunciano e cercano aiuto in misura minore, riducendo così la possibilità di trovare supporto e non mettere in atto i pensieri di suicidio.

Risulta pertanto necessario fare la dovuta attenzione agli episodi o ai resoconti di bullismo e alle richieste di aiuto, anche implicite, delle vittime. Le tristi ed evitabili storie di cronaca e le ricerche sull’argomento mostrano la necessità di incrementare i programmi di prevenzione del bullismo nelle scuole e nelle altre istituzioni educative, formando gli insegnanti e il resto del personale scolastico e mantenendo aperto un canale di comunicazione perché sporadiche aggressioni non si trasformino in sistematici attacchi di bullismo.

Riferimenti sul bullismo:

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