Le caratteristiche dell’imagery nella pratica clinica

Le caratteristiche dell’imagery nella pratica clinica

Le caratteristiche dell’imagery nella pratica clinica

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Introduzione

L’inizio del ventunesimo secolo è stato molto importante per lo studio dell’imagery, tanto che le teorie e i trattamenti a riguardo sono notevolmente aumentati  (Stephen, 2020).

Le tecniche immaginative vengono utilizzate da quasi 20.000 anni. Fin dai tempi delle guarigioni sciamaniche, furono impiegate per modificare i processi consci e inconsci (Achterberg, 1985).

Robert Burton (1577-1640), nella sua Anatomy of Melancholy, si è basato su fonti antiche per dimostrare come l’immaginazione alimenta le emozioni intese e negative e porta ad un processo di guarigione sulla base del “principio dei contrari” descritto da Thomas Fienus (1567-1613).

Le immagini sono uno dei modi in cui i pensieri si manifestano sulla coscienza racchiudendo in sé diverse rappresentazioni mentali dotate di caratteristiche sensoriali (Hackmann, 2018).

Aaron T. Beck, ha sempre ritenuto che l’imagery ricoprisse un ruolo fondamentale nella comprensione della sofferenza emotiva, in quanto è una esperienza emotivamente più carica ed ha un impatto più potente sulle emozioni positive rispetto all’elaborazione verbale, sia che si tratti di un ricordo o di un’immagine appena costruita.

Il termine imagery, in letteratura, fa riferimento a immagini mentali e ricordi, immagini notturne (sogni ed incubi), immagini metaforiche, immagini intrusive.

Le caratteristiche dell’imagery

Studi recenti (Hackmann et al., 2018) hanno dimostrato come l’imagery può assumere diverse caratteristiche fra cui può essere:

  1. Frequente, vivida e disturbante: perché riflette le specifiche aree di preoccupazione del paziente. Per esempio in soggetti con Disturbo Ossessivo Compulsivo, l’immagine intrusiva comporta maggiori rituali ed evitamenti. Le ossessioni si accompagneranno a valutazioni di senso di colpa e responsabilità più intense rispetto a quelle che hanno una forma verbale.
  2. Reale e rilevate: a causa delle sue caratteristiche sensoriali ed emotive può risultare incredibilmente reale. Ad esempio nel disturbo post traumatico da stress (DPTS), la percezione della minaccia può essere determinata dalla sensazione di realtà connessa all’immagine intrusiva.
  3. Positiva o negativa: le immagini intrusive o negative sono comuni in molti disturbi psicopatologici. Ad esempio i pazienti con disturbo depressivo maggiore riportano l’assenza di un’immagine positiva e adattiva. Sono quasi assenti le immagini positive raffiguranti un futuro positivo.
  4. Volontaria o involontaria: l’imagery può essere evocata intenzionalmente oppure stimolata da trigger esterni. Si distingue tra recupero spontaneo e recupero deliberato (Conway & Pleydell-Pearce, 2000).
  5. In forma sensoriale o anche somatica (odori, sensazioni di freddo o caldo, rumori)

La rappresentazione dell’imagery può inoltre influenzare il comportamento e le strategie cognitive, infatti le persone tendono a mettere in atto strategie di evitamento e soppressione degli stimoli che generano le immagini negative. Nel Disturbo d’Ansia Generalizzato ad esempio l’attività verbale del rimuginio riesce a sopprimere l’imagery emozionale.

Conclusioni

L’imagery rappresenta uno degli ambiti più stimolanti e innovativi della terapia cognitivo-comportamentale. Al giorno d’oggi lo studio dell’imagery crea un ponte tra ricerca clinica, psicologia cognitiva, neuroscienze e trattamenti clinici.

Invitare la persona ad esplorare le proprie immagini mentali può permettere di recuperare dettagli mancanti o ricordi associati e fare emergere intuizioni.

Questo strumento si può applicare in diverse fasi della terapia e all’interno delle diverse procedure del trattamento terapeutico.

 

Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Manuela Fiori
Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio dal 25/11/2013 con il N. 20227. Vanta esperienza clinica in ambito adulto, occupandosi prevalentemente di disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbo ossessivo compulsivo e disturbi di personalità. Si avvale inoltre della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI), aggiornando la sua formazione con autorevoli professionisti del settore.

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