Il cervello anziano tiene alta la guardia

Il cervello anziano tiene alta la guardia

cervello anziano

Photo by Jared Sluyter  on Unsplash

Non è un mistero che con l’invecchiamento cerebrale aumenti la vulnerabilità all’ansia ed uno studio sperimentale dell’Università di Bologna ha permesso di rilevare come i meccanismi di reazione delle persone anziane si alterino causando reazioni di allarme anche in situazioni che individui di età differenti valutano come sicure.

La ricerca ha approfondito il nesso tra deterioramento senile e percezione dell’emozione della paura che indurrebbe gli anziani ad entrare in uno stato di allarme anche in assenza di stimoli potenzialmente minacciosi.

Secondo il dottor Di Pellegrino, ideatore dello studio, il nostro cervello non eliminerebbe i ricordi di esperienze traumatiche e per questo stimoli connessi a situazioni di pericolo, di cui una persona ha avuto esperienza in passato, attiverebbero uno stato di allerta. L’insieme delle informazioni riguardanti un evento che ha generato paura è importante affinché i ricordi emotivamente carichi, siano regolati in modo funzionale ed adattivo.

Nella ricerca Di Pellegrino e colleghi hanno analizzato un campione di 48 volontari che sono stati suddivisi in tre gruppi in base all’età (giovani, di mezza età ed anziani) ed ai quali è stata somministrata una batteria di test.

I soggetti del primo gruppo dovevano osservare un’immagine neutra che veniva però presentata in associazione ad uno stimolo sgradevole, ovvero una blanda scossa elettrica. In base al meccanismo del condizionamento, dopo alcune ripetizioni in cui lo stimolo neutro veniva unito a quello spiacevole, alla sola vista del primo, nei volontari si attivavano una serie di reazioni fisiologiche connesse all’esperienza della paura, come ad esempio la tachicardia e la sudorazione.

Successivamente i ricercatori hanno poi presentato ai soggetti l’immagine dello stimolo neutro senza abbinarvi la scossa elettrica e ciò ha fatto sì che a mano a mano la risposta di paura si estinguesse.

A fine ricerca gli studiosi hanno potuto rilevare come i tre gruppi avessero reazioni analoghe, ovvero mostrassero reazioni fisiologiche di paura per l’immagine “innocua”, presentata nella prima stanza, (il luogo che rievocava il ricordo della scossa) ma non per quella nella seconda stanza (luogo in cui lo stimolo non era associato a quello dannoso). Nello specifico però è stato osservato come nel gruppo dei soggetti anziani invece, alcuni giorni dopo, si attivassero reazioni di allerta, alla vista delle immagini neutre in entrambe le stanze.

Di Pellegrino ritiene che i risultati della ricerca indichino come il deterioramento cognitivo legato all’avanzare dell’età comprometta la capacità di usufruire delle informazioni del contesto per modulare in modo funzionale la rievocazione di ricordi emotivamente carichi. In età geriatrica, infatti, avverrebbero mutamenti di importanti strutture cerebrali come l’ippocampo e la corteccia prefrontale, quest’ultima ha lo scopo di far recuperare elementi utili a ricostruire evento, inviando segnali che permettono di accedere alle informazioni visive elaborate in passato proprio dall’ippocampo, il quale è coinvolto nei processi di memorizzazione.

Riferimenti

 

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Laura Pascucci
Psicologa, psicoterapeuta, ha maturato esperienza clinica all’interno dei servizi afferenti alla struttura operativa Dipartimento di Salute Mentale della ASL RM/E acquisendo competenza nel trattamento dei disturbi d’ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi di personalità, disturbo bipolare, schizofrenia, disturbo post-traumatico da stress. Collabora come libero professionista all’interno dell’istituto Beck e svolge attività di volontariato per l’associazione Onlus “Il Vaso di Pandora” dedicata alle vittime di eventi traumatici.

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