Il chemsex

Il chemsex

Chemsex

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Definizione

Il termine “Chemsex”, derivato dall’unione delle parole “chemical” e “sex”, è un termine coniato per la prima volta nel 2001 da David Stuart, scrittore, attivista ed operatore presso la clinica di salute sessuale “56 Dean Street” di Londra, morto nel gennaio 2022. Precisamente, il termine indica l’assunzione di specifiche sostanze in associazione al sesso, al fine di facilitarne la pratica, e aumentarne la durata e l’intensità (Pirani et al.; 2019). Le sessioni di “Chemsex”, in media durano 2/3 giorni ma non è da escludere che possano arrivare a durare anche di più nel momento in cui vi sia un ricircolo dei partecipanti.

Il “Chemsex”, altrimenti detto “Party and Play” (PnP), o “High and Horny” (HnH), nasce all’interno della comunità gay e bisex londinese come una pratica tra uomini che desideravano avere incontri sessuali con altri uomini, includendo così anche la categoria dei MSM, Men who want to have Sex with other Men (Hickson; 2017).

Oggi il fenomeno si è esteso in tutto il mondo, soprattutto nelle grandi città, grazie all’ausilio di internet e alla diffusione di app di “Online Dating” come GRINDR. Su queste applicazioni, infatti, chi è in cerca di “Chemsex” è facilmente riconoscibile in quanto usa nomi in codice come ad esempio “kmsx4u”, “chmsx” o di emoticon specifiche.

Le sostanze utilizzate

La triade di sostanze che nel tempo è andata maggiormente a definire le sessioni di “Chemsex” è rappresentata da:

  • Mefedrone, in gergo chiamato anche meow-meow, m-cat, miaow, o meph. È una sostanza stimolante sintetica, derivata dalla pianta del khat, con effetti simili a quelli dell’ecstasy e della cocaina quali riduzione del senso di stanchezza e dell’appetito; desiderio di muoversi; aumento delle prestazioni fisiche e della loquacità; disinibizione emotiva e del comportamento sessuale; aumento della durata del rapporto sessuale e maggiore intensità dell’orgasmo. Si presenta sottoforma di polvere bianca o giallastra oppure in forma di cristalli e, pur essendo generalmente sniffato, può essere fumato, ingerito o iniettato.
  • GHB/GBL, rispettivamente acido gamma-idrossibutirrico e lattone dell’acido gamma-idrossibutirrico, noti come G, gina o ecstasy liquida. È una sostanza usata come anestetico ma i cui effetti cambiano notevolmente in base al dosaggio assunto: si passa da uno stato di euforia, disinibizione, loquacità, intensificazione delle capacità percettive, lievi capogiri e rilassatezza fino ad arrivare a stati di sonnolenza, vertigini, nausea, sonno profondo e perdita di coscienza.
  • Metanfetamina, o meth, crystal, ice o o meth, crystal, ice o shaboo, è un derivato sintetico dell’anfetamina, rispetto alla quale raggiunge il cervello più rapidamente, ha un effetto eccitante notevolmente più intenso e prolungato e provoca una maggiore dipendenza. Si presenta generalmente sotto forma di polvere cristallina o più raramente sotto forma di pillole (yaba o pervitin) e viene generalmente fumata o sniffata o, più raramente ingerita, iniettata o introdotta nell’ano.

Non raramente sono utilizzate altre sostanze quali:

  • Cocaina, tendenzialmente fumata sotto forma di crack;
  • MDMA;
  • Popper e altri inalanti vasodilatatori;
  • Cialis e/o Viagra, per favorire l’erezione che spesso può risultare compromessa in seguito all’uso di altre sostanze;
  • Ketamina, benzodiazepine, oppioidi sintetici e non o altre sostanze sedative, soprattutto nelle fasi finali delle sessioni.

Molte di queste sostanze, possono essere assunte per via endovenosa e tale pratica, in gergo chiamata “slamming”, ha portato alla formulazione del cosiddetto “Slamsex” (Race et al.; 2021), ossia una sorta di sottocategoria di “Chemsex”, dove le sostanze utilizzate nel corso delle sessioni vengono assunte esclusivamente per via endovenosa, aumentando così il rischio di infezioni e di malattie (Jaspal et al.; 2020).

I rischi del chemsex

I rischi a cui possono andare incontro le persone che praticano il “Chemsex” possono essere di tipo fisico e psicologico (Dolengevich-Segal et al.; 2017).

Tra i rischi di tipo fisico, più evidenti e facili da individuare, troviamo:

  • possibilità di sviluppare una dipendenza da sostanze;
  • rischio di overdose;
  • probabilità di contrarre e diffondere malattie sessualmente trasmissibili (MST).

Per quanto riguarda i rischi di tipo psicologico invece troviamo:

  • esordi psicotici derivanti da uno stato di intossicazione di sostanze;
  • slatentizzazione di eventuali disturbi psichiatrici già presenti;
  • presenza di vissuti estremamente negativi, tipicamente depressivi quali rimorso, solitudine, vergogna, disgusto e senso di colpa, conseguenti alle sessioni di “Chemsex”;
  • sviluppo di una forte dipendenza psicologica, craving, nei confronti del sesso associato all’utilizzo delle sostanze: una volta stabilita l’associazione tra sesso e sostanze, ogni tipo di sessualità avrà possibilità di esistere solo se insieme alle sostanze e difficilmente la si potrà intendere come un comportamento a sé.

Il trattamento

Dal punto di vista del trattamento vero e proprio, la terapia rivolta a questo tipo di problematiche dovrebbe andare a lavorare su più livelli quali:

  • utilizzo delle sostanze;
  • vissuti relativi alla sessualità;
  • ruolo dell’omofobia interiorizzata e stigma da essa derivante.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), ad oggi, è una delle terapie maggiormente utilizzate in quanto pone il focus d’intervento su tutte quelle situazioni, pensieri ed emozioni che spingono l’individuo a mettere in atto il comportamento problematico.

Il lavoro terapeutico dovrebbe perciò procedere con l’utilizzo di:

  • tecniche cognitive: attraverso le quali il paziente possa riconoscere e prendere coscienza di tutti quei processi cognitivi alla base della messa in atto del comportamento per poi andarli a modificare;
  • tecniche comportamentali: finalizzate all’apprendimento da parte del paziente di pattern comportamentali alternativi, più funzionali e meno rischiosi.

 

Bibliografia

  • Pirani, A. F. Lo Faro, A. Tini; “Is the issue of Chemsex changing?”; 2019.
  • Hickson; “Chemsex as Edgework: Towards a Sociological Understanding”; 2017.
  • Race, D. Murphy, K. Pienaar, T. Lea; “Injecting as a sexual practice: Cultural formations of ‘slamsex’”; 2021.
  • Dolengevich-Segal, B. Rodríguez-Salgado, J. Ballesteros-López, R. Molina-Prado; “Chemsex. Un fenómeno emergente”; 2017.
  • Jaspal; J. Bayley; “HIV and Gay Men: Clinical, Social and Psychological Aspects”; 2020.

 

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