Adattamento sociale e abilità di compensazione nell’autismo

Adattamento sociale e abilità di compensazione nell’autismo

compensazione nell’autismo

Photo by Edi Libedinsky on Unsplash

Il modo in cui può manifestarsi l’autismo, in persone differenti, appare eterogeneo in molti modi, inclusa la traiettoria di sviluppo. Mentre la maggior parte dei bambini con una diagnosi di autismo continuano a riscontrare notevoli difficoltà nella sfera sociale, arrivati all’età adulta, una piccola parte di loro sembra non soddisfare più i criteri diagnostici (Fein et al., 2013; Gillberg, Helles, Billstedt e Gillberg, 2016), quindi apparire “socialmente adattata”, almeno nel comportamento manifesto. Al momento non è chiaro il motivo per cui alcune persone con autismo mostrano risultati migliori (ad es. migliori abilità sociali) rispetto ad altri. Sembra che ciò sia legato alle abilità di “compensazione” della persona (Livingston & Happe, 2017). Le abilità di compensazione non risultano direttamente connesse ad un miglioramento dei deficit cognitivi sottostanti, ma piuttosto una maggiore tendenza a compensare questi deficit.

Il fenomeno della compensazione

Il fenomeno della compensazione può sovrapporsi parzialmente a quello del “camuffamento” (Lai et al., 2017). Il camuffamento si riferisce ai cambiamenti comportamentali che le persone con autismo attuano al fine di “imitare” le persone neurotipiche. Questi comportamenti possono includere ad esempio: vestirsi come gli altri, tenere a bada stereotipie o movimenti ripetitivi, evitare eventi sociali impegnativi, ecc La compensazione, va oltre il mascheramento o la soppressione dei tratti autistici, implicando l’assunzione di una visione alternativa al fine di aggirare le difficoltà cognitive. Ad esempio, in riferimento alla difficoltà a discriminare bugie e barzellette, potrebbero essere utilizzare due diverse strategie: si potrebbe mascherare la difficoltà imitando il comportamento dell’altro (ridendo), oppure si potrebbe formulare una regola per riuscire a interpretare in maniera corretta il comportamento (quando qualcuno fa un’affermazione non letterale e ride, è probabilmente uno scherzo).

Il costrutto della compensazione nell’autismo ha ricevuto scarsa attenzione empirica. C’è stata, tuttavia, una discussione indiretta su fenomeni simili alla compensazione; dove l’abilità dimostrata dal comportamento manifesto, risulta sostanzialmente migliore dell’abilità effettiva, misurata attraverso compiti cognitivi.

Lo studio

Uno studio recente (Happè et al., 2019) ha coinvolto 136 adolescenti con autismo, tra i 12 e 15 anni di età, al fine di rendere operativo il costrutto della compensazione in termini di discrepanza tra abilità socio-cognitive (Teoria della mente ToM) e comportamento sociale valutato da un osservatore (attraverso il test ADOS- Autistic Diagnostic Observation Schedule).

I partecipanti sono stati confrontati su misure cognitive (QI), sintomatologiche, su misure riguardanti la Teoria della Mente (ToM), le funzioni esecutive, e misure autoriferite che valutano l’ansia.

I risultati mostrano come gli “alti compensatori” ottengano punteggi relativi al QI verbale più elevati, prestazioni migliori rispetto alle funzioni esecutive e punteggi più elevati sulle misure self report di ansia. Lo studio mette in luce dunque, come la differenza tra gli alti e i bassi compensatori risieda nella combinazione specifica di una sintomatologia lieve (ADOS), nonostante punteggi scarsi nei test di ToM, associata ad alti punteggi relativi al QI, funzioni esecutive conservate e livelli di ansia più elevati.

Il legame tra abilità di compensazione e livelli di ansia elevati, potrebbe suggerire che l’utilizzo di abilità di compensazione alternative nella sfera sociale per le persone con autismo comporta alti costi in termini di risorse cognitive, conducendo ad affaticamento e ansia. Alti livelli di ansia autoriferita potrebbero essere anche interpretati come segnale della motivazione personale all’adattamento nell’ambiente sociale.

Conclusioni

Lo studio condotto rivela come le abilità di compensazione dei deficit sociali, nelle persone con autismo, non siano strettamente connesse alle capacità di lettura della mente degli altri. Alti livelli di compensazione, al contrario, si legano a fattori come il QI, le funzioni esecutive e l’ansia auto-riferita, suggerendo che le persone con autismo possono compensare le difficoltà in ambito sociale attraverso delle strategie cognitive alternative che gli permettano di comprendere regole implicite della socialità.

 

 

BIBLIOGRAFIA

  • Fein, D., Barton, M., Eigsti, I.M., Kelley, E., Naigles, L., Schultz, R.T., … & Tyson, K. (2013). Optimal outcome in individuals with a history of autism. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 54, 195–205.
  • Gillberg, I.C., Helles, A., Billstedt, E., & Gillberg, C. (2016). Boys with Asperger Syndrome grow up: Psychiatric and neurodevelopmental disorders 20 years after initial diagnosis. Journal of Autism and Developmental Disorders, 46, 74–82
  • Lai, M.-C., Lombardo, M.V., Ruigrok, A.N.V., Chakrabarti, B., Auyeung, B., Szatmari, P., … & MRC AIMS Consortium (2017). Quantifying and exploring camouflag
  • Livingston LA, Colvert E, Bolton P, Happé F. Good social skills despite poor theory of mind: exploring compensation in autism spectrum disorder. J Child Psychol Psychiatry.2019; 60: 102-110
  • Livingston, L.A., & Happe, F. (2017). Conceptualising compensation in neurodevelopmental disorders: Reflections from autism spectrum disorder. Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 80, 729–742.
  • Livingston, L.A., Colvert, E., Social Relationships Study Team, Bolton, P., & Happe, F. (2019). Good social skills despite poor theory of mind: Exploring compensation in autism spectrum disorder. Journal of Child Psychology and Psychiatry

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Salvati Morena
Psicologa, psicoterapeuta in formazione. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico e dei disturbi del comportamento. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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