Craving: un desiderio irrefrenabile
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Il craving è spesso considerato come un desiderio intenso e ossessivo orientato alla ricerca e all’assunzione della sostanza o alla messa in atto di determinati comportamenti. Ma di cosa si tratta realmente?
Il termine comincia a comparire nella letteratura scientifica intorno alla metà del secolo scorso, con il significato di voglia, bramosia; non c’è, in realtà, un corrispettivo italiano. È spesso descritto come un desiderio irrefrenabile e vissuto come un bisogno urgente, incontenibile, talvolta indesiderato e quindi privo della piacevolezza che caratterizza gli altri desideri.
Nonostante in passato le opinioni fossero discordanti, la più recente letteratura non trova differenze significative tra i generi: vale a dire che maschi e femmine lo sperimentano con la stessa frequenza. L’astinenza, invece, è un fattore che gioca un ruolo importante: al suo aumentare, incrementa anche l’intensità e la durata del craving.
Si tratta di un fenomeno complesso, dove entrano in gioco fattori neurobiologici e genetici, oltre che ambientali e si esplica a livello emotivo, cognitivo, comportamentale e motivazionale.
Come riconoscere il craving
Possiamo immaginare l’andamento del craving come un’onda che – a partire da un determinato momento – comincia a crescere rapidamente fino a raggiungere il proprio apice, la sua massima intensità; essa tende poi a scendere gradualmente, calando di forza fino a svanire. L’andamento del craving, come quello dell’onda, ha quindi un picco di intensità ed è limitato nel tempo. Ma cosa succede in quel determinato momento in cui scaturisce?
Ci sono situazioni, abitudini, persone e persino oggetti che pare abbiano il potere di innescare il craving. Un esempio ormai insito nella nostra cultura è rappresentato da coloro che hanno l’abitudine di fumare una sigaretta appena dopo aver finito di bere il caffè. In questi casi, il caffè ha la capacità di risvegliare il desiderio di fumare; non si tratta di una sua capacità intrinseca, ma attribuita: con il ripetersi della situazione, il cervello ha imparato ad associare le due cose. Allo stesso modo, il craving può insorgere spontaneamente, ma anche essere risvegliato da richiami condizionati, vale a dire da persone, momenti della giornata, luoghi, situazioni, sensazioni fisiche, immagini, oggetti e ricordi che il cervello ha associato alla sostanza.
Molto spesso le azioni che le persone compiono, le emozioni che provano e i loro desideri sono la conseguenza di una valutazione, mediata da interpretazioni e convinzioni. Il craving può quindi essere innescato anche dalle aspettative – che non necessariamente corrispondono alla realtà – sulla sostanza.
Il craving è un’esperienza soggettiva, che può variare per intensità e durata, ma tende a essere accompagnato da ansia, noia o irritabilità e da alcune sensazioni somatiche come palpitazioni, sudorazione, tensione muscolare.
Trattamento
Il craving gioca un ruolo importante nelle dipendenze e nei disturbi da uso di sostanze; per affrontarlo i trattamenti che si sono mostrati particolarmente efficaci sono: la Terapia Cognitivo Comportamentale, l’Approccio Motivazionale e la Terapia Dialettico Comportamentale.
Riferimenti
- https://www.istitutobeck.com/beck-news/craving
- https://www.istitutobeck.com/psicoterapia-disturbi-psicologici-terapie/la-dipendenza-da-sostanze/il-trattamento-delle-dipendenze-da-sostanze
- https://www.istitutobeck.com/psicoterapia-disturbi-psicologici-terapie/la-dipendenza-da-sostanze
- Lovato, M., & Maddalon, D. (2020). Affrontare la dipendenza. Strategie cognitivo-comportamentali per fronteggiare il disturbo da uso di sostanze.
- Vafaie, N., & Kober, H. (2022). Association of drug cues and craving with drug use and relapse: A systematic review and meta-analysis. JAMA psychiatry.
- Venniro, M., Reverte, I., Ramsey, L. A., Papastrat, K. M., D’Ottavio, G., Milella, M. S., … & Caprioli, D. (2021). Factors modulating the incubation of drug and non-drug craving and their clinical implications. Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 131, 847-864.