DCA e Social Network: il fenomeno Instagram

DCA e Social Network: il fenomeno Instagram

DCA e Social Network

Photo by Prateek Katyal on Pexels

Il mondo di Instagram risulta enormemente vario e vasto, tanto da poter trovarci qualsiasi tipo di fotografia o video. Purtroppo, questo social network è “invaso” dalle adepte di Ana e di Mia, le quali pubblicano foto thinspo come nei loro blog o forum, e le parole chiave sottostanti a tali immagini rimandano al credo della magrezza (ad esempio, #ana; #donteat; #anorexianervosa; #a4challenge; #tighgap). Le “missionarie del pensare magro” veicolano ideali di bellezza decisamente assurdi e irraggiungibili, a meno che non ci si debiliti a tal punto da cadere nella vera e propria patologia dei disturbi alimentari.

Il gruppo degli addetti del social, accortosi del diffondersi di queste immagini rappresentanti modelli alquanto negativi, ha deciso di censurare questi hashtag. Digitandole nel motore di ricerca dell’applicazione, non esce alcuno scatto, ma una finestra che avvisa l’utente della pericolosità dei contenuti e che, se ha bisogno di informazioni o supporto riguardo ai disturbi alimentari, può richiedere assistenza cliccando sul link sottostante. Fortunatamente, esistono profili opposti a quelli appena descritti, gestiti per la maggior parte da utenti che hanno sconfitto la malattia o che stanno cercando di uscirne. Tali persone cercano sostegno e conforto, ma vogliono soprattutto trasmettere un ideale sano e vero di bellezza, perché sono consapevoli del male che hanno causato a sé stesse e alle persone a loro vicine, che quel desiderio di perfezione può portare a gravi conseguenze come la stessa morte.

Si definiscono ED Warriors34, cioè i guerrieri e le guerriere che combattono i disturbi del comportamento alimentare (Eating Disorders: ED), e hanno creato una vasta comunità virtuale, che è servita a molti di loro come una sorta terapia di gruppo, come incentivo a creare nuove relazioni online, ma anche reali. I guerrieri postano spesso immagini che mostrano il loro fisico di quando erano in balia del mostro dell’anoressia o della bulimia, confrontato con quello attuale, che spesso è tonico, ben proporzionato e sano. Descrivono, nelle didascalie, il loro stato d’animo, la voglia di guarire o di non ricadere tra le braccia della patologia, invitano tutti i loro followers ad essere responsabili, ad amarsi, ad accettare il proprio corpo ricordando che ognuno di essi è bellissimo perché speciale, speciale perché diverso. Ulteriore contributo è dato dal centro Fida per la cura dei DCA di Torino, poiché ha aperto un account Instagram, @fida_torino, dove mette in chiaro il proprio ruolo e i propri contatti con un approccio social, capace di raggiungere i malati più giovani, con l’obiettivo di interagire con chi ne ha bisogno e di diminuire l’incidenza di queste patologie. Ciò dimostra come anche coloro che si occupano in prima persona di disturbi dell’alimentazione ha compreso l’importanza che stanno assumendo i social network in questi ultimi anni e di come questi ultimi, se vi è buona volontà, conoscenza e responsabilità, possano sia sensibilizzare quante più persone possibile circa il tema dei DCA, sia trasformarsi in aiuti tangibili per chi è malato.

Tenendo in considerazione quanto è stato appena esposto, si può comprendere come il quotidiano utilizzo di un social network come Instagram possa incidere molto sui comportamenti dei suoi utenti. Persone fragili, che si sentono sole, incomprese, o che vengono costantemente derise per il loro aspetto fisico, che non corrisponde ai canoni di bellezza proposti insistentemente ovunque, sono soggetti a rischio. Il sentimento di odio e disprezzo, che nasce in loro verso la propria persona, può portarli ad assume comportamenti assai pericolosi, come, appunto, i disturbi alimentari. Oscurare blog e forum, censurare profili Instagram oppure crearne alcuni dove si cerca di mostrare gli effetti collaterali dei DCA, mostrare che si può guarire, che ogni corpo, se amato e rispettato, è perfetto, non basta. Non sono sufficienti hashtag positivi e testimonianze di ED-Warriors, o campagne pubblicitarie che inneggiano all’amore per il proprio corpo, perché la diffusione di queste filosofie disfunzionali continua. È necessario coltivare la capacità individuale di non lasciarsi accecare dalle promesse vane dei Pro-ED, diffondere, perciò, un’ideale vero e perseguibile, che si concentri sull’amore verso se stessi, con l’obiettivo di tentare, ad ogni costo, di abbattere queste malsane idee di magrezza e perfezione, che gravano sul corpo, sui pensieri e sul cuore di anime fragili, che si lasciano cullare tra le braccia delle patologie.

 

BIBLIOGRAFIA

  • LAMARRE, A., RICE, C. (2017). Hashtag Recovery: #Eating Disorder Recovery on Instagram, Social Sciences, 6, 68.
  • LOTO, L., RUMIATI, R. (2013). Introduzione alla psicologia della comunicazione. Bologna: Il Mulino.
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  • MARGHERITA, G. (2013). Anoressie contemporanee. Dal digiuno ascetico al blog Pro-A. Milano: Franco Angeli.
  • RIVA, G. (2016). I social network. Bologna: Il Mulino.
  • STAGI, L. (2016). Food porn: L’ossessione del cibo in TV e nei social media. Milano: EGEA.
  • TURNER, P.G., LEFEVRE, C.E. (2017). Instagram use is linked to increased symptoms of orthorexia nervosa, Eat Weight Disord, 22(2), 277-284. 

SITOGRAFIA

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Giulia Gabelli - Psicologa - Istituto Beck
Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio dal 17/09/2012 n. 19457. Esperta in psicopatologia dell’apprendimento e delle dipendenze. Negli anni ha maturato una esperienza clinica sia in ambito pubblico che in strutture private. Attualmente svolge attività clinica con pazienti adulti occupandosi prevalentemente di disturbi d’ansia, disturbi depressivi e disturbi di personalità. Per l’età evolutiva il suo lavoro si concentra prevalentemente sugli aspetti di  valutazione, diagnosi e trattamento dei disturbi cognitivi, dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e delle problematiche associate, quali difficoltà comportamentali, emotive e relazionali. Si è interessata a progetti di prevenzione di disagio durante l’infanzia e l’adolescenza sia a carattere regionale che per il Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). E’ inoltre Terapeuta EMDR di primo livello.

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