Depressione e Forma Fisica: il ruolo del Pensiero Dicotomico
Depressione e Forma Fisica: il ruolo del Pensiero Dicotomico
Il pensiero dicotomico, detto anche pensiero “tutto o nulla” è una distorsione cognitiva, in base alla quale tendiamo a pensare tutto bianco o tutto nero (Beck & Greenberg, 1984). Le persone con questa tendenza di pensiero concettualizzano gli aspetti della realtà agli estremi di quello che, invece, dovrebbe essere un continuum, perdendosi le infinità di sfumature in mezzo ai due poli. Per tale motivo, il pensiero dicotomico viene anche detto pensiero polarizzato. Alcuni esempi di pensiero dicotomico sono quelli in base ai quali pensiamo che un cambiamento nella nostra vita o la rovinerà per sempre o ci porterà la felicità assoluta, oppure ancora quando pensiamo che o una persona si comporterà in un certo modo, oppure con noi avrà chiuso per sempre. Possiamo facilmente riconoscere quando stiamo adottando una modalità di pensiero dicotomico o polarizzato, in quanto spesso questi pensieri seguono una struttura abbastanza comune del tipo “ o […] oppure […]”.
Alcuni studi hanno messo in evidenzia una relazione tra il pensiero dicotomico e disturbi come la depressione, i disturbi alimentari e l’obesità (Fairburn et al., 2003; Dove et al., 2009). È stato anche osservato che le persone depresse tendono maggiormente ad andare incontro a problemi di obesità, così come ci sono persone che tendono a mangiare in risposta a stati emotivi negativi o a cali del tono dell’umore (Geliebter & Aversa, 2003; Albert et al., 2012; Owens & van Leeuwe, 2009).
I soggetti con una forte tendenza al pensiero dicotomico e che al tempo stesso soffrono di obesità e disturbi alimentari potrebbero formulare pensieri di questo tipo: “O non mangio nemmeno una caramella per tutta la settimana, oppure la mia dieta è inutile”, “O raggiungo questo peso corporeo, oppure non sarò mai in forma”, “Ho mangiato un cioccolatino, ormai la mia dieta è stata compromessa e per il resto della settimana tanto vale mangiare quello che voglio” (Williamson et al., 2004; Baumeister & Harter, 2007).
Un recente studio di Antoniou et al. (2017) ha indagato se il pensiero dicotomico fosse un mediatore nella relazione tra depressione e forma fisica, misurata attraverso l’indice di massa corporea (BMI), calcolato mediante il rapporto tra il proprio peso espresso in kilogrammi e il quadrato della propria altezza espressa in metri. Gli autori dello studio hanno ipotizzato, in linea con la precedente letteratura, che le persone depresse avessero una tendenza maggiore al pensiero dicotomico e, di conseguenza, un indice di massa corporeo più alto, corrispondente a una peggiore forma fisica, indice di sovrappeso o di obesità. I partecipanti allo studio sono stati 205 individui, tra i 19 e i 58 anni, della città olandese di Maastricht, di cui 60 classificati come normopeso (18.5<BMI<24.9), 40 come sovrappeso (27<BMI<29.9) e 105 come obesi (BMI>30). Nello studio sono stati tenuti sotto controllo possibili effetti dell’età e del livello di istruzione dei partecipanti, in quanto la letteratura ha mostrato essere fattori correlati alla depressione.
Al netto di tali effetti, i risultati dello studio hanno confermato le ipotesi di ricerca rilevando che la depressione ha un effetto negativo sull’indice di massa corporea soltanto se si accompagna a un aumento della tendenza del pensiero dicotomico. In altri termini, la depressione agisce sulla nostra forma fisica per mezzo del pensiero dicotomico.
Possiamo dire, quindi, che questo effetto, detto “indiretto”, media la relazione tra depressione e indice di massa corporea. Questi risultati sono in linea con la letteratura che ci suggerisce che il pensiero dicotomico ha un ruolo importante nel recupero del peso perso (Byrne et al., 2008), predisponendo le persone alle prese con sintomi depressivi ad abbandonare le eventuali diete intraprese, facendo loro aumentare di peso.
Questo studio ha messo in luce soltanto uno dei meccanismi attraverso i quali la depressione agisce sulla nostra forma fisica. Tuttavia, i suoi risultati sono comunque rilevanti in quanto ci suggeriscono che interventi di controllo del peso basati esclusivamente su diete restrittive, senza l’utilizzo della ristrutturazione cognitiva dei pensieri disfunzionali come il pensiero dicotomico, hanno minori speranze di riuscita o maggiori probabilità di ricadute. Pertanto, per regolare l’introito calorico delle persone, è necessario intervenire anche sul loro modo di pensare, portandolo a essere meno rigido e, al contrario, più flessibile.
Marco Salvati
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Depressione e Forma Fisica – Bibliografia
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- Antoniou, E. E., Bongers, P., & Jansen, A. (2017). The mediating role of dichotomous thinking and emotional eating in the relationship between depression and BMI. Eating Behaviors, 26, 55-60.
- Baumeister, H., & Harter, M. (2007). Mental disorders in patients with obesity in comparison with healthy probands. International Journal of Obesity, 31(7), 1155–1164.
- Beck, A. T., & Greenberg, R. L. (1984). Cognitive therapy in the treatment of depression. In Foundations of cognitive therapy (pp. 155-178). Springer, Boston, MA.
- Dove, E. R., Byrne, S. M., & Bruce, N. W. (2009). Effect of dichotomous thinking on the as- sociation of depression with BMI and weight change among obese females. Behaviour Research and Therapy, 47(6), 529–534.
- Fairburn, C. G., Cooper, Z., & Shafran, R. (2003). Cognitive behaviour therapy for eating disorders: A “transdiagnostic” theory and treatment. Behaviour Research and Therapy, 41(5), 509–528.
- Geliebter, A., & Aversa, A. (2003a). Emotional eating in overweight, normal weight, and underweight individuals. Eating Behaviors, 3(4), 341–347.
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- Williamson, D. A., White, M. A., York-Crowe, E., & Stewart, T. M. (2004). Cognitive-behavioral theories of eating disorders. Behavior Modification, 28(6), 711–738.