I disturbi alimentari nelle identità di genere
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La ricerca sui disturbi alimentari, ed il loro trattamento, è stata a lungo limitata da una visione miope della realtà, concentrandosi esclusivamente su donne magre, giovani, bianche, cisgendered. Questa prospettiva ristretta esclude i gruppi minoritari, come le donne nere, dal panorama della ricerca, lasciandoci con pochi o nessun dato empirico su come diagnosticare e trattare questi disturbi.
Uno studio recente di Nagata e collaboratori (2020) è stato uno dei primi ad esaminare i disturbi alimentari nella popolazione gender-expansive. I ricercatori definiscono il termine gender-expansive come lo spettro delle identità di genere che non si adattano all’interno del sistema binario (uomo o donna). Questo può includere persone che si identificano come agender (non si identificano come aventi un genere), genderqueer o non-binario (identità di genere al di fuori del binarismo), pangender (identificazione con più o tutti i generi) e di genere fluido (identità di genere che si sposta con il tempo). Il gender-expansive si distingue dal transgender, ovvero l’identificazione con il genere opposto a quello assegnato alla nascita, che rientra ancora nel sistema binario.
Ricerche precedenti suggeriscono che le persone gender-expansive hanno livelli più elevati di disagio psicologico, meno sostegno sociale, esperienze di bullismo, e hanno peggiori risultati di benessere psicologico rispetto alle persone transgender e cisgender.
Questo studio ha cercato di stabilire norme comunitarie per uno degli strumenti più comunemente utilizzati nella ricerca sui disordini alimentari, l’Eating Disorder Examination Questionnaire (EDE-Q). I ricercatori hanno valutato 998 partecipanti gender-expansive dallo studio Population Research in Identity and Disparities for Equality (PRIDE), uno studio longitudinale sugli adulti che vivono negli Stati Uniti che si identificano come una minoranza sessuale e/o di genere. L’età media dei partecipanti era di 29 anni, il 79% identificato come bianco, e il 63% aveva un titolo di studio pari o superiore alla laurea
I risultati sono i seguenti: il 23% dei partecipanti riferisce restrizioni alimentari, il 12,9% abbuffate, il 7,4% esercizio fisico eccessivo, l’1,4% vomito autoindotto, l’1,2% abuso di lassativi e al 13,8% era stato diagnosticato un disturbo alimentare da un operatore sanitario. Non ci sono differenze significative negli atteggiamenti alimentari o nei comportamenti alimentari disregolati tra individui gender-expansive e uomini transgender. Gli individui gender-expansive hanno riportato punteggi più bassi di restrizioni e preoccupazione per la forma fisica rispetto alle donne transgender; punteggi più alti di preoccupazioni su alimentazione, peso e forma fisica rispetto a presunti uomini cisgender; e punteggi più bassi di preoccupazione per la forma fisica rispetto a presunte donne cisgender.
Prima di questo studio, non c’erano norme comunitarie stabilite per l’EDE-Q per le persone gender-expansive, raramente incluse nella ricerca sui disordini alimentari. Ciò ha reso loro difficile (se non impossibile) avere accesso a trattamenti evidence based. Quando i trattamenti sono studiati solo su un sottogruppo molto specifico della popolazione, è impossibile sapere se gli stessi trattamenti siano altrettanto efficaci per le persone che sono al di fuori del gruppo studiato e/o se siano necessarie considerazioni uniche o alterazioni del trattamento da effettuare. Questo pregiudizio nella ricerca porta a pregiudizi nell’assistenza sanitaria in cui i gruppi emarginati non sono in grado di ricevere un trattamento che si sia dimostrato scientificamente efficace.
I gruppi minoritari di genere affrontano fattori di stress unici che aumentano il rischio di disturbi alimentari, soprattutto per quanto riguarda il collegamento tra immagine del corpo e identità di genere. I ricercatori ipotizzano che sia possibile che individui gender-expansive siano meno influenzati dagli ideali del corpo di genere binario rispetto alle persone transgender o cisgendered. Chiaramente, gli individui gender-expansive comprendono un gruppo distinto con implicazioni uniche per quanto riguarda i sintomi e il trattamento dei disturbi alimentari. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio la natura complessa di tale sintomatologia in questa popolazione, così come i modi in cui l’identità di genere si interseca con altre identità marginali.
Riferimenti
- Nagata JM, Compte EJ, Cattle CJ, et al. (2020). Community norms for the Eating Disorder Examination-Questionnaire (EDE-Q) among gender-expansive populations. Journal of Eating Disorders.