Disturbi dello spettro dell’autismo: individuati i circuiti cerebrali delle preferenze sociali

Disturbi dello spettro dell’autismo: individuati i circuiti cerebrali delle preferenze sociali

Disturbi dello spettro dell'autismo

Photo by David Clode on Unspash

Alcuni individui adorano incontrare nuove persone, mentre altri detestano l’idea. In quanto animali sociali generalmente ricerchiamo l’impegno sociale, e siamo portati ad interpretare le interazioni come esperienze positive o negative, influenzando il modo in cui adattiamo i nostri futuri comportamenti verso gli altri. Entrambi gli aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi del comportamento sociale hanno delle essenziali funzioni evolutive. In alcuni casi tuttavia si manifestano delle risposte disadattive, come accade nel disturbo dello spettro dell’autismo. In condizioni come l’autismo, gli incontri sociali, soprattutto se inaspettati, spesso producono reazioni emotive negative, portando a difficoltà di tipo comunicativo e interpersonale.

I neuroscienziati che studiano l’autismo hanno cercato di definire i circuiti cerebrali alla base di queste difficoltà, per consentire una diagnosi più precisa e sviluppare protocolli al fine di testare l’efficacia degli interventi terapeutici. Gli sforzi di mappatura del cervello sull’uomo, sui primati non umani e sui roditori, hanno coinvolto molteplici aree, tra cui i circuiti fronto-limbici come responsabili dell’elaborazione emotiva e del comportamento sociale (Adolphs, 2003; Phelps e LeDoux, 2005). Assegnare cause ed effetti riferiti all’alterazione in questi circuiti come responsabili dei sintomi dell’autismo, tuttavia, si è rivelato impegnativo.

Lo studio recente

Lo studio recente (Huanget al., 2020), realizzato dal laboratorio del neuroscienziato Damon Page, PhD, ha individuato due circuiti specifici in grado di controllare in maniera indipendente uno dall’altro, le preferenze sociali nei topi. Entrambi i circuiti collegano le aree del pensiero e del processo decisionale di livello superiore situate nella corteccia prefrontale al centro di regolazione emotiva del cervello, l’amigdala.

Il gruppo di ricerca ha scoperto che un circuito neurale, il quale collega la corteccia infralimbica del topo all’amigdala basolaterale, compromette il comportamento sociale del topo stesso se la sua attività viene ridotta. L’altro circuito chiave collega invece la corteccia prelimbica all’amigdala basolaterale. L’attività di inibizione di quest’ultimo circuito ha prodotto comportamenti sociali di tipo ugualmente alterato, compromettendo la capacità di comportamento sociale. Utilizzando metodi di indagine optogenetica inoltre i ricercatori hanno messo in luce come un’attivazione prolungata del circuito PL-BLA (dalla corteccia prelimbica all’amigdala basolaterale), è sufficiente a compromettere il funzionamento sociale dei topi, promuovendo l’evitamento comportamentale.

Conclusioni

Lo studio sopracitato individua la presenza di due circuiti cerebrali, la cui alterazione nei topi, sembra responsabile dell’evitamento comportamentale e dell’inibizione dei comportamenti di avvicinamento sociale. La ricerca si rivela un importante aiuto nel far luce sul ruolo che questi circuiti rivestono rispetto alla presenza dei sintomi relativi alla sfera sociale nelle persone con autismo. In particolare, la loro scoperta può rivelarsi utile al fine di comprendere in che modo gli interventi terapeutici influiscono sulla funzione di questi circuiti e sui potenziali fattori di rischio genetici o ambientali che possano causarne una connessione alterata.

Riferimenti

  • Huang W.C., Zucca A., Jenna L., Page D.T. (2020). Social Behavior Is Modulated by Valence-Encoding mPFC-Amygdala Sub-circuitry. Cell Reports. 32, 107899

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Salvati Morena
Psicologa, psicoterapeuta in formazione. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico e dei disturbi del comportamento. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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