Disturbi dell’orecchio: definizione, cause e trattamento dell’acufene

Disturbi dell’orecchio: definizione, cause e trattamento dell’acufene

Disturbi dell’orecchio

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Introduzione

Il tinnito o acufene si configura come un suono continuo avvertito solo dalla persona che ne è affetta, senza che ci siano fonti sonore oggettive nell’ambiente circostante. Si stima che, nel mondo, siano oltre 50 milioni le persone che ne soffrono, e per ognuno il suono può avere caratteristiche diverse, manifestandosi come un suono acuto, ma anche un fischio, un fruscio, un ronzio, un sibilo eccetera. La prevalenza del disturbo varia a seconda del Paese; uno degli studi più estesi sull’argomento è stato realizzato in Inghilterra, e ha portato alla conclusione che il 10.1% della popolazione adulta soffre di questa condizione, e che questa percentuale aumenti all’aumentare dell’età; in Corea del Sud, invece, la prevalenza dell’acufene è compresa tra il 19.7% e il 29.3%, e sembra interessare maggiormente le donne rispetto agli uomini. Il disagio che ne deriva non è sempre correlato all’intensità o al volume del suono: alcune persone che ne sono interessate, infatti, percepiscono suoni che non raggiungono volumi estremi, ma sperimentano altre difficoltà in associazione al disturbo, come depressione, ansia, e cambiamenti di vita significativi (Han et al., 2021).

Le cause

I fattori che possono portare a sviluppare l’acufene sono svariati. Si tratta di una patologia comune tra i soggetti di età superiore ai 55 anni, per cui l’invecchiamento viene considerato una possibile causa. Ciò che avviene in questi casi è l’assottigliamento del nervo uditivo, che viene compensato dai neuroni nel cervello attraverso l’aumento della sensibilità ai suoni. Questa sensibilità è talmente alta, a questo punto, che i neuroni rispondono all’attività di altri neuroni vicini, provocando la percezione di un suono in realtà inesistente. Anche l’esposizione prolungata a rumori forti sembra avere un ruolo nello sviluppo della condizione, così come problemi dell’orecchio medio, in particolare infezioni, tumori o cisti che interessano i nervi auricolari, ma anche un accumulo di cerume. In alcuni casi, inoltre, l’acufene può manifestarsi come un sintomo della malattia di Meniere, che va a colpire il labirinto membranoso dell’orecchio, arrivando a causare sordità progressiva e attacchi di vertigini.

Negli ultimi anni, con l’avvento della pandemia, si sono verificati casi in cui, dopo aver contratto il COVID-19, il paziente ha sperimentato acufene e parziale perdita dell’udito. I casi sono isolati e tutt’ora oggetto di studio, ma sottolineano l’importanza di considerare tutte le possibili conseguenze del virus, comprese quelle che potrebbero interessare il nervo uditivo (Chirakkal et al., 2021).

Trattamento

Lo specialista da cui recarsi nel caso si avverta un suono di questo tipo, continuo e non riscontrabile nella realtà, è l’audiologo o l’otorinolaringoiatra. Nonostante non ci sia una cura per eliminare il disturbo in modo definitivo, ci sono alcune strategie che si possono tentare per diminuirne l’intensità, e la cui efficacia dipende dal singolo paziente. Una di queste, che si è visto avere buoni risultati per alcuni pazienti, è la terapia del suono: l’obiettivo, con questo trattamento, è di usare un rumore esterno per alterare la percezione dell’acufene o la reazione ad esso. Ci sono due tipi principali di terapia del suono: il mascheramento e l’abituazione. Il primo prevede di esporre la persona a rumori di sottofondo, come rumori bianchi, naturali o ambientali, per distogliere l’attenzione dall’acufene, o mascherarne il suono. Nel caso in cui al tinnito si accompagni anche una parziale perdita dell’udito, può essere utile impostare gli apparecchi acustici in modo da nascondere l’acufene alzando il volume degli altri suoni. L’abituazione, chiamata anche “terapia di riqualificazione dell’acufene”, ha lo scopo di allenare il cervello, in modo che l’acufene diventi un suono più familiare. Si realizza facendo ascoltare alla persona lo stesso suono del tinnito per periodi prolungati, con l’obiettivo di farla abituare ad esso, e di conseguenza permettere all’attenzione di spostarsi. La durata di questo trattamento, che deve essere svolto con uno specialista, va solitamente dai 12 ai 24 mesi. Oltre a questi due approcci, che interessano direttamente il disturbo dell’orecchio, in alcuni casi si preferisce trattare anche le altre condizioni fisiche eventualmente associate, che potrebbero avere un ruolo nel manifestarsi dell’acufene; tra queste, per esempio, aspetti muscolo-scheletrici, condizioni di salute pregresse (come depressione, ansia, insonnia, per cui il trattamento più efficace risulta essere la CBT – terapia cognitivo-comportamentale), pensiero negativo e assunzione di farmaci, considerandone anche gli effetti collaterali come possibile causa del disturbo (Solan, 2021).

 

Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Roberta Bacchio - Psicologa, terapista specializzata nell’ambito dell’autismo, specializzanda in terapia cognitivo-comportamentale presso l’Istituto A.T. Beck.
Psicoterapeuta. Si occupa da diversi anni di disturbi dell’età evolutiva, e possiede esperienza in particolare nella diagnosi e nel trattamento dei Disturbi dello Spettro autistico. Attualmente esercita la libera professione in collaborazione con l’Istituto Beck for Kids di Roma.

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