Disturbi di personalità ed ego-sintonia: siamo noi i migliori conoscitori di noi stessi
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Nessuno ti capisce meglio di te stesso, ma se qualcuno cerca di farlo è perché ti ama
Jim Morrison
“Solo tu puoi conoscerti veramente”, quante volte ce lo siamo sentiti dire? Eppure, la ricerca storicamente sembra suggerirci il contrario: le persone hanno una percezione di sé imprecisa e per lo più limitata.
Se si tratta di persone con disturbi di personalità, allora la presunta mancanza di questa conoscenza di sé e la conseguente assenza di consapevolezza sia della presenza e gravità di sintomi e tratti patologici che del loro impatto sulla propria vita – tipicamente considerate un segno distintivo della psicopatologia in generale – diventano una caratteristica distintiva di questi disturbi. Essi sono infatti considerati i disturbi “ego-sintonici” per eccellenza, che significa che le caratteristiche del disturbo stesso sono coerenti con l’immagine che la persona ha di sé, comportando quindi una difficoltà nel riconoscimento della presenza e della gravità di tratti patologici e delle loro conseguenze.
Lo studio
Il team di ricerca, guidato dalla dott.ssa Chelsea E. Sleep della University of Georgia, ha voluto indagare il livello di conoscenza di sé riguardo i tratti di personalità patologici e la consapevolezza del loro impatto in due campioni: al primo campione è stato chiesto di valutare i livelli auto-riferiti di costrutti dei disturbi di personalità relativi all’antagonismo (vale a dire, psicopatia, narcisismo e machiavellismo, ovvero una personalità manipolativa, fredda e controllata, con scarso senso morale, autocentrata e tendente all’inganno); al tempo stesso venivano valutate le loro percezioni di compromissione secondo i tratti patologici del DSM-5 (ad esempio Antagonismo o Disinibizione).
Il campione 1 includeva 328 adulti che hanno partecipato tramite il sito web MTurk.
Successivamente, il team ha replicato ed esteso i risultati ottenuti con il campione 1. Il secondo campione è stato infatti sottoposto alla stessa valutazione del primo, ma sono stati aggiunti dei report provenienti da altre fonti (come amici, familiari, partner), alle quali venivano chieste le stesse informazioni domandate ai soggetti target.
Il campione 2 includeva 197 adulti reclutati in vari spazi cittadini, come centro commerciale, parchi, aree di raduno universitarie. Per partecipare dovevano essere accompagnati da un amico, un familiare o un partner che potesse fungere da “informatore”.
Risultati inaspettati
Ciò che è emerso è differente da ciò che insegna il “sapere clinico”: gli individui con tratti di personalità patologica sembrano possedere una conoscenza di sé maggiore rispetto a quanto si pensasse in precedenza; in particolare emerge un accordo tra l’auto-percezione e la descrizione che gli altri danno di loro, una buona percezione della propria compromissione (ovvero il grado in cui credono che questi tratti causino loro problemi) e delle buone meta-percezioni.
Conclusioni
In conclusione, i risultati più recenti dimostrano che più individui con tratti psicopatici, narcisistici e machiavellici di quanti si pensasse hanno una certa consapevolezza della presenza di tratti patologici e di una compromissione ad essi associata.
La ricerca è senz’altro interessante, ma le conclusioni dovrebbero essere interpretate alla luce di alcune limitazioni. In primo luogo, parte dello studio utilizzava i dati raccolti da un sito web (MTurk), per cui è giusto usare come sempre una certa cautela per quanto riguarda la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, la valutazione della percezione di compromissione è stata valutata in modo semplice e globale con domande quali “Quanto questo tratto ti ha causato problemi al lavoro / a scuola o nelle relazioni?”. Come sempre accade quando si tratta di risultati preliminari, ulteriori ricerche saranno sicuramente necessarie.
Riferimenti: