È primavera. Ecco perché la natura ci fa bene
È primavera. Ecco perché la natura ci fa bene
Il calendario che usiamo oggi deriva da quello che crearono i Romani nel 753 a.C., a sua volta basato su quello greco. ll calendario originale era lunare, piuttosto che solare, e Marzo era il primo mese dell’anno: infatti, allora il mese di Settembre era il settimo mese, Ottobre l’ottavo e così via. Questa successione venne a mancare quando Numa Pompilio aggiunse i mesi di Gennaio e Febbraio all’inizio.
Marzo deriva il suo nome da Martius, il nostro Marte, dio della guerra, accostato a questo periodo dell’anno in quanto simbolo della forza della natura e protettore dei campi da intromissioni sia umane che soprannaturali. Ed è sicuramente appropriato il fatto che questo mese sia associato alla prorompente energia insita della natura in quanto oggi comincia ufficialmente la primavera. In questa giornata le ore di luce e le ore di buio sono equivalenti e, da oggi fino al solstizio di estate a Giugno, “le giornate si allungheranno”, donandoci la luce solare sempre più a lungo in estate.
La primavera è forse il simbolo per antonomasia della vita, proprio per lo sbocciare di fiori in campi, aiuole, alberi. Molti di quei fiori sono promessa di frutti e, quindi, di cibo per i molti animali che popolano il pianeta Terra. La meravigliosa ciclicità della vita si esprime ad ampio respiro in questa stagione e ci ricorda come, senza questi doni spontanei della natura, non potremmo esistere. Come specie, anche noi esseri umani siamo radicati in questo pianeta: siamo nati e ci siamo evoluti in condizioni naturali, anche se le nostre vite moderne ce ne fanno dimenticare.
Una cosa è certa: questo legame al resto della natura, anche se sulle prime intangibile, non può essere reciso e la scienza ce lo conferma. Più della metà della popolazione terrestre vive in ambienti urbani e, sebbene questa modalità sociale e abitativa abbia portato molti benefici, resta il fatto che le nostre funzioni fisiologiche sono meglio adattate ai contesti naturali. Possiamo stare a fissare schermi piatti ad altissima definizione per ore ogni giorno, anche per piacere oltre che per lavoro, ma abbiamo una naturale tendenza a preferire la vista di un paesaggio naturale.
Alcuni ricercatori giapponesi (Song et al., 2018) hanno voluto approfondire l’argomento degli effetti fisiologici relativi alla stimolazione visiva usando immagini di paesaggi naturali. In particolare hanno utilizzato un particolare tipo di spettroscopia (near-infrared time-resolved spectroscopy) per controllare l’attività nella corteccia prefrontale e hanno misurato la variabilità della frequenza cardiaca per monitorare il sistema nervoso autonomo. I partecipanti alla ricerca sono stati esposti a immagini di foreste o di città.
I risultati hanno fornito prove scientifiche significative che, sì, esiste una differenza nelle attività fisiologiche a seconda dell’esposizione ai due tipi di foto: le immagini di foreste inducevano una diminuzione delle concentrazioni di ossiemoglobina nella corteccia prefrontale destra, risultati che in parte collimano con quelli di studi precedenti nel contesto di attività cerebrali legate allo stato di calma. Inoltre, nella valutazione soggettiva i partecipanti riportavano di sentirsi rilassati, a proprio agio e “naturali”, a differenza di quanto riportato nell’esposizione a immagini di città.
Secondo i ricercatori, sarà interessante in futuro approfondire con ulteriori ricerche per trovare come mai loro hanno osservato un cambiamento nella corteccia prefrontale destra mentre, in studi precedenti, 15 minuti di passeggiata in ambiente naturale mostravano un analogo cambiamento nella parte sinistra. Inoltre, le sensazioni di benessere riportate dai partecipanti sono particolarmente significative in quanto potrebbero chiarire scientificamente il ruolo del passare il tempo nella natura nel miglioramento degli stati di stress legati al vivere in ambienti urbani, visto che la semplice visione di immagini di foreste sembra indurre rilassamento psicologico e fisiologico.
Riferimenti: