Gli effetti della psicoterapia nel trattamento del disturbo da stress post traumatico: come reagisce il nostro cervello?

Gli effetti della psicoterapia nel trattamento del disturbo da stress post traumatico: come reagisce il nostro cervello?

Gli effetti della psicoterapia nel trattamento del disturbo da stress post traumatico

Photo by Shashank Sahay on Unspash

Il disturbo da stress post traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD) è una patologia che può manifestarsi in persone che hanno subito un evento traumatico, catastrofico o violento, oppure che hanno assistito o che sono venute a conoscenza di un’esperienza traumatica accaduta ad una persona cara. Si stima che, durante la vita, il 60,7% degli uomini e il 51,2% delle donne sperimenta almeno un evento potenzialmente traumatico tra cui aggressioni fisiche o sessuali, disastri naturali, guerre e combattimenti, rapimenti, torture, incidenti, malattie gravi o morte (APA, 2013).

I sintomi tipici descritti dai pazienti affetti dal PTSD sono aumentata vigilanza, che può manifestarsi con insonnia, irritabilità e difficoltà di concentrazione, iper-arousal, intorpidimento emotivo, stato di angoscia e paura persistente, evitamento di situazioni o stimoli associati al trauma, tendenza a rivivere l’evento in ricordi, incubi e flashback, deficit della memoria autobiografica legata a eventi positivi e compromissione della funzionalità psicosociale e lavorativa.

Ad oggi, due degli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT) e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).

Lo scopo della TF-CBT è quello di aiutare i pazienti ad individuare e modificare i pensieri disfunzionali riguardanti se stessi, l’evento traumatico e il mondo, insegnando anche a gestire l’ansia e le emozioni negative. L’EMDR, invece, si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica e utilizza una “stimolazione bilaterale” sensoriale (oculare, tattile e uditiva) per desensibilizzare i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico facendo perdere loro la carica emotiva negativa. Il ricordo cambia nei contenuti, i pensieri intrusivi solitamente si attutiscono o spariscono, le emozioni e le sensazioni fisiche si riducono di intensità e, grazie anche alla concomitante ristrutturazione cognitiva che viene fatta durante le sedute, le valutazioni cognitive su di sé cambiano, includendo emozioni adeguate alla situazione.

Quali sono gli effetti della psicoterapia sul nostro cervello? In che modo il nostro cervello riesce a modificarsi accompagnando il processo di guarigione che avviene con la psicoterapia?

In uno studio recente (Santarnecchi et al., 2019), pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, un gruppo di ricercatori ha indagato i cambiamenti a livello cerebrale di persone che hanno sofferto di un evento traumatico (nello specifico, un disastro naturale, il terremoto del 2002 avvenuto a San Giuliano di Puglia, Italia) prima e dopo un ciclo di sessioni di psicoterapia basate sulla TF-CBT e sull’EMDR. Le persone arruolate nello studio sono state assegnate in modo casuale alla TF-CBT (n = 14) o all’EMDR (n = 17). Al fine di evidenziare i cambiamenti clinici determinati dalla psicoterapia, tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica e ad una sessione di risonanza magnetica funzionale (fMRI) a riposo prima e dopo il trattamento.

I risultati dimostrano che entrambi i trattamenti, l’EMDR e il TF-CBT, determinano cambiamenti statisticamente significativi nei punteggi clinici, senza alcuna differenza tra loro. Nello specifico, i soggetti sottoposti ad entrambi i tipi di terapia evidenziano un miglioramento nei punteggi della scala Clinician-Administered PTSD Scale (CAPS), scala che misura la frequenza e l’intensità dei principali sintomi del PTSD (es. ri-vivere esperienze passate, evitamento, intorpidimento emotivo e iper-arousal). Inoltre, i cambiamenti nei punteggi di questa scala, nell’intero campione, correlano con un aumento della connettività funzionale cerebrale (intesa come connessione tra aree cerebrali) tra il giro frontale mediale superiore bilaterale e il polo temporale destro e con una riduzione della connettività funzionale cerebrale (quindi una riduzione di connessione) tra il cuneo sinistro (corteccia occipitale, sede delle aree visive) e il polo temporale sinistro.

Un aumento della connettività tra le regioni prefrontali e il polo temporale destro potrebbe essere spiegato dal fatto che uno degli effetti benefici della psicoterapia è quello di aumentare il controllo, di tipo top-down, dei contenuti relativi al trauma diminuendo la loro invadenza nella nostra mente e rendendo quindi i pensieri negativi meno invadenti. Infatti la corteccia prefrontale, la nostra corteccia più evoluta, a seguito della psicoterapia, sembrerebbe riuscire a controllare e modulare le risposte allo stress e le reazioni alle emozioni, che sono state registrate nel lobo temporale (nell’ippocampo e nell’amigdala). Invece, la riduzione specifica della connettività tra le regioni della corteccia visiva, che custodisce la memoria visiva degli eventi, e il polo temporale sinistro potrebbe invece indicare una riduzione nella formazione di flashback e incubi relativi all’evento traumatico. I risultati di questo studio da una parte confermano l’effetto benefico della TF-CBT e dell’EMDR nel trattamento di pazienti con PTSD, in caso di catastrofe naturale, e dall’altra evidenziano come la riduzione dei sintomi sia supportata da cambiamenti di connettività a livello cerebrale altrettanto importanti nel processo di guarigione. L’uso della risonanza magnetica risulterebbe, quindi, un valido strumento in grado di prevedere e tenere traccia dei cambiamenti associati alle risposte cliniche alla psicoterapia, di delineare e concettualizzare la neurobiologia del PTSD e di identificare le regioni cerebrali che svolgono un ruolo nella risposta efficace alla psicoterapia, aree che potrebbero diventare bersaglio per futuri interventi terapeutici.

 

Riferimenti bibliografici:

  • American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5a Ed.): DSM-5. Trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
  • Santarnecchi, E., Bossini, L., Vatti, G., Fagiolini, A., La Porta, P., Di Lorenzo, G., … & Rossi, A. (2019). Psychological and brain connectivity changes following trauma-focused CBT and EMDR treatment in single-episode PTSD patients. Frontiers in Psychology, 10, 129.

Autore/i dell’articolo

Alessandro Valzania
Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritto all’ordine degli psicologi della regione Lazio n. 18837. Dottore di ricerca in psicobiologia e psicofarmacologia presso il dipartimento di psicologia Università “La Sapienza di Roma”. Il Dott. Valzania è Docente dell’Istituto A.T. Beck per le sedi di Roma e Caserta. Inoltre, è Docente dell’International College of Osteopathic Manual Medicine Ha conseguito il Master “Guarire il Trauma: valutazione, relazione terapeutica e trattamento del trauma semplice e complesso” presso l’Istituto A.T. Beck di Roma; ha conseguito il Master “Dipendenze da internet e gioco d’azzardo. Ritiro sociale e cyberbullismo” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il Dott. Valzania è inoltre terapeuta EMDR di I° livello. Il Dott. Valzania si occupa di clinica dell’età adulta, prevalentemente di Disturbi della personalità, Trauma semplice e complesso e di dipendenze comportamentali. Si occupa di ricerca preclinica e clinica con pubblicazioni internazionali sulla controllabilità dello stress, depressione, abuso di sostanze e trauma infantile.  

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