Nuova ricerca: gli effetti positivi di una visita virtuale in un bosco

Nuova ricerca: gli effetti positivi di una visita virtuale in un bosco

Effetti positivi di una visita virtuale in un bosco

L’ipotesi della biofilia è stata creata dal biologo e ricercatore statunitense Edward O. Wilson per descrivere l’innata tendenza che gli esseri umani hanno a ricercare connessioni con il resto della natura, vegetali e animali. La ragione di questa tendenza, secondo Wilson, è da ricercare nel fatto che siamo tutti evoluti sullo stesso pianeta a partire da radici comuni. Per dirla poeticamente, siamo tutti parte della stessa famiglia, per questo sentiamo questo innato legame.

Si possono fare molti esempi di biofilia. I mammiferi sono attratti dalle caratteristiche facciali dei cuccioli di altri mammiferi, ci si impegna a mantenere in vita piante, fiori e alberi o si rischia la vita per salvare animali domestici o selvaggi in pericolo, come testimoniato dai moltissimi video su Youtube. Questi ed altri esempi dimostrerebbero come la vita, in sé, tenda ad auto-sostenersi, a cominciare dalle sue parti: dopotutto, le nostre chance di sopravvivenza aumentano quando abbiamo il supporto dall’esterno, sia esso dei nostri simili o di altri esseri viventi che possono rappresentare, a seconda degli usi e della cultura, compagnia, guardia, aiuto nel lavoro, cibo.

Per celebrare la primavera abbiamo riportato una ricerca giapponese sull’esposizione a immagini di città o a immagini di foreste per verificare che, guardando queste ultime, i partecipanti si sentivano più rilassati e a loro agio e anche le prove neurologiche mostravano attività cerebrali legate allo stato di calma. Sembra quindi che il nostro cervello segua l’ipotesi della biofilia e che la connessione con il resto della natura sia tale che persino semplici immagini bidimensionali attivano il cervello come se si stesse davvero all’aperto.

Un nuovo studio (Shutte N.S. et al., 2017) si è spinto ancora più in là e ha cercato di indagare questo fenomeno da un punto di vista, potremmo dire, molto moderno, ovvero quello della realtà virtuale. Cosa accade quando non siamo semplicemente di fronte a un’immagine ma siamo totalmente immersi in un ambiente virtuale? I partecipanti alla ricerca hanno fatto esperienza, attraverso la realtà virtuale interattiva a 360 gradi, di un ambiente urbano o un ambiente naturale, casualmente assegnato in modo da dividerli in due gruppi omogenei tra loro.

I risultati della ricerca riflettono quelli dello studio precedentemente menzionato: i partecipanti dell’esperienza di realtà virtuale in un ambiente naturale hanno riportato livelli più elevati di effetti positivi, come quelli riposanti e rivitalizzanti.

La grafica e le potenzialità della realtà virtuale stanno facendo passi da gigante verso una qualità d’immagine sempre più vicina a quella di cui possiamo avere esperienza attraverso i nostri sensi (soprattutto vista e udito) nella vita reale. Basti pensare agli effetti speciali nei film. Numerosi sono anche i videogiochi che fanno della loro potenza grafica il punto forte e che mostrano ambienti naturali che puntano al fotorealismo: Dear Esther, Flower ed Eternal Sonata tra i più meditativi, Uncharted e Skyrim quelli dove sono avventura e azione a far da padrone.

Queste ricerche mostrano uno dei potenziali usi della realtà virtuale, ovvero quello di migliorare il benessere psicofisico delle persone che, per esempio per ragioni mediche, non possono uscire in ambienti naturali ma potranno beneficiare comunque degli effetti positivi.

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