L’efficacia della mindfulness per le tossicodipendenze

L’efficacia della mindfulness per le tossicodipendenze

efficacia della mindfulness per le tossicodipendenze

Photo by Jimmy Chang on Unsplash

I disturbi da uso di sostanze sono tra i più frequenti e rilevanti dei tempi moderni. Secondo “l’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze” (EMCDDA) circa un terzo della popolazione italiana di età compresa tra i 15 e i 64 anni almeno una volta nella vita ha utilizzato droghe, si stima inoltre che circa un decimo ne abbia fatto uso nell’ultimo anno. L’Italia si colloca al quarto posto nella lista europea di paesi con maggiore uso di cannabis. Si stima inoltre che nel nostra paese il 6,9% della popolazione ha utilizzato almeno una volta la cocaina, il 2,4% ha provato anfetamine e il 2,7% ha fatto uso di MDMA. I dati sull’eroina risalgono al 2015 e rilevano circa 235 mila consumatori, collocando l’Italia tra i paesi dell’Unione Europea con le percentuali più alte. I casi di decessi per tossicodipendenza sono invece tra i più bassi dell’UE mentre le persone che fanno richiesta di cure sono in aumento.

La dipendenza da uso di sostanze viene inserita dal DSM-5 (APA, 2013) nella classe dei “disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction”. Si tratta di disturbi legati all’assunzione di sostanze che provocano un’attivazione del sistema cerebrale di ricompensa che a sua volta è coinvolto nel rafforzamento dei comportamenti e nella produzione dei ricordi. Il disturbo da uso di sostanze si caratterizza per la presenza di un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici che inducono la persona a perseverare nell’uso della sostanza nonostante gli ingenti problemi connessi al suo utilizzo. Una diagnosi può essere formulata quando per almeno 12 mesi sono presenti almeno due sintomi tra cui: consumo eccessivo della sostanza in quantità maggiori a quelle dovute, “craving” o desiderio incontrollabile di ricerca della sostanza, difficoltà a interrompere l’assunzione nonostante ve ne sia la necessità, sintomi di astinenza ecc.

I trattamenti più utilizzati per i disturbi da uso di sostanze sono comunemente di tipo farmacologico finalizzati alla riduzione della frequenza di utilizzo e della gravida dei sintomi, tuttavia questi ultimi solitamente non sono sufficienti e richiedono l’integrazioni con trattamenti psicologici. Gli approcci cognitivo-comportamentali che lavorano sul cambiamento degli interessi dell’individuo e sulle sue capacità personali con l’obiettivo di diminuire l’interesse verso la sostanza hanno dimostrato una grande efficacia. Tra le tecniche cognitivo-comportamentali i programmi basati sulla mindfulness hanno mostrato particolare successo (Zgierska A. et. al., 2009) perché attraverso l’atteggiamento non giudicante e attento al momento presente consentono di separare l’esperienza dall’emozione ad essa associata facilitando una riposta consapevole alla situazione. Questo accade perché nel disturbo da uso di sostanze vi è la tendenza ad agire in maniera incontrollata piuttosto che prestando attenzione al qui ed ora. Inoltre, la mindfulness aiuta a mantenere uno stile di vita equilibrato e le abilità che si acquisiscono dalla sua pratica sono fondamentali per incrementare i benefici della terapia cognitivo-comportamentale (Hofmann S. et. al., 2008).

In un nuovo studio condotto da Bayır e Aylaz (2020) è stata presa in considerazione l’influenza della mindfulness sull’autoefficacia dei soggetti con disturbo da uso di sostanze. L’obiettivo era quello di aumentare la percezione dell’autoefficacia attraverso una psicoeducazione basata sulla mindfulness. Il costrutto dell’autoefficacia viene introdotto da Bandura (1977) e descrive la convinzione che ogni individuo ha di se stesso e delle capacità che possiede per far fronte alle difficoltà e portare a termine un compito. La letteratura scientifica ha dimostrato che avere una buona autoefficacia è associata ad un maggiore successo, migliore salute fisica e migliore socialità. Gli studi hanno infatti dimostrato che una bassa autoefficacia espone ad un maggiore rischio di fare uso di sostanze e di sviluppare una dipendenza.

Dopo aver offerto ad un campione di soggetti con tossicodipendenza otto sessioni di un programma educativo basato sulla mindfulness i risultati dello studio (Bayır e Aylaz, 2020) hanno mostrato un aumento significativo della percezione di autoefficacia nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. In particolare è stato documentato che l’autoefficacia traeva particolare beneficio dall’attenzione sul momento presente, dalle tecniche di respirazione e dalla maggiore consapevolezza. In accordo con la letteratura scientifica è stato dimostrato che la terapia basata sulla mindfulness è particolarmente efficace nel ridurre il desiderio della sostanza, aumentando la capacità di smettere.

Si può concludere che lavorare sull’autoefficacia attraverso un programma educativo basato sulla mindfulness può avere effetti importanti nella prevenzione delle ricadute in soggetti con disturbo da uso di sostanze.

 

Riferimenti:

  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental DIsorders (DSM 5). American Psychiatric Pub.
  • Bayır, B., & Aylaz, R. (2020). The effect of mindfulness-based education given to individuals with substance-use disorder according to self-efficacy theory on self-efficacy perception. Applied Nursing Research, 151354.
  • Hofmann, S. G., & Asmundson, G. J. (2008). Acceptance and mindfulness-based therapy: New wave or old hat?. Clinical psychology review, 28(1), 1-16.
  • Zgierska, A., Rabago, D., Chawla, N., Kushner, K., Koehler, R., & Marlatt, A. (2009). Mindfulness meditation for substance use disorders: A systematic review. Substance Abuse, 30(4), 266-294.
  • https://www.emcdda.europa.eu/countries/drug-reports/2019/italy/drug-use_en

Autore/i dell’articolo

Rita Massaro
Psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania dal 27/01/2020 n° 8632. Svolge il ruolo di Research assistant occupandosi di raccolta dati nell’ambito di progetti di ricerca con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi della Campania. Collabora con l’Istituto Beck come tutor d’aula presso la sede di Caserta. Ha preso parte a progetti di prevenzione del disagio giovanile presso scuole primarie superiori e scuole secondarie del territorio. Ha svolto attività di tirocinio presso il servizio Materno Infantile dell’ASL di Caserta e un Centro di riabilitazione neuromotoria per minori.

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