Esagerato a tavola: prova a mangiare mindful
Esagerato a tavola: prova a mangiare mindful
Natale è appena passato e avete mangiato troppo? Non preoccupatevi, siete in buona compagnia. Da Nord a Sud, dal cenone della vigilia al pranzo del 25 esageriamo un po’ tutti. D’altronde, fa parte della buona tradizione di convivialità a cui siamo abituati fin da tempi immemori, quando i romani festeggiavano il solstizio di inverno con la ricorrenza del Sol Invictus (Sole Vincitore), a cui il Natale sembra si sia sostituito con l’avvento del cristianesimo.
Salse, intingoli, fritti, doppie porzioni, pandori e panettoni a cui non abbiamo saputo dire di no e ora probabilmente ci ripromettiamo di mangiare meno nel veglione di capodanno. Ma, come ogni anno, come si fa a rinunciare a tutta quell’abbondanza di sapori, con quella bella compagnia? In realtà, il problema non sono quasi mai le eccezioni che, proprio perché arrivano una volta ogni tanto, difficilmente possono intaccare il benessere donato dalla costanza delle buone abitudini. Il problema, invece, è proprio crearle quelle buone abitudini, a partire da un approccio consapevole all’alimentazione.
Il supermercato è il primo luogo in cui la nostra consapevolezza può non funzionare a dovere: invece che essere noi gli agenti dell’acquisto, i prodotti possono scegliere noi, tramite marche, pubblicità, studi di mercato che sanno come vendervi la merce. Anche per questo, mai fare la spesa affamati, in quanto la fame ci spingerebbe a comprare alimenti pronti, di solito fortemente calorici come risposta alla “restrizione alimentare” a cui sono andati incontro corpo e quindi cervello. Se, invece, siamo consapevoli del nostro potenziale di consumatori, ci rendiamo conto che possiamo scegliere davvero cosa mangiare, guidati dal senso critico, da un minimo di conoscenza di nutrizione che spesso ci è stata tramandata dalle nonne, abili nella cucina semplice e nel far quadrare i conti.
Noi esseri umani abbiamo introdotto i supermercati che ci permettono di “procacciarci” la cena, ma anche per gli altri animali il cibo è molto più che carburante per il corpo. Intorno al cibo si dispiegano numerosi rituali sociali: l’organizzazione della caccia, per esempio, o la gerarchia dietro alla divisione della preda. Basti pensare a chi, nella specie umana, di solito ha il compito di cucinare, cioè le donne, il che rispecchia una divisione dei ruoli in famiglia, sempre meno rigida, è doveroso dirlo, per diverse ragioni culturali, incluso il fatto che sempre più mariti hanno vissuto da soli prima di sposarsi, magari per ragioni di studio o lavoro, o per l’enorme diffusione dei programmi e video di cucina, dove a partecipare sono maschi e femmine senza distinzione.
E una volta che il cibo cucinato arriva a tavola? È il momento di goderselo, ma goderselo davvero. Buttarsi sul piatto, mangiare velocemente, magari scorrendo Facebook sullo smartphone, è il modo meno piacevole di mangiare, persino se vi hanno preparato il vostro piatto preferito. Il trucco per mangiare bene sta soprattutto nell’essere davvero consapevoli di quello che si sta mangiando, ovvero “mindful eating”. Seguendo gli insegnamenti dell’inventore della pratica della Mindfulness, Jon Kabat-Zinn, dovremmo prestare attenzione in maniera intenzionale a quello che stiamo portando alla bocca. Il mangiare è un rituale che si sperimenta con tutti i sensi: arriva il piatto e ne apprezziamo i colori, le forme, le volute di vapore se caldo; poi possiamo passare all’olfatto, dirigendo la nostra attenzione verso gli aromi che arrivano al nostro naso; portiamo del cibo alla bocca e distinguiamo tutti i sapori che stimolano le nostre papille gustative, scoprendo il dolce in una ricetta salata e l’amaro nel dessert; percepiamo come l’alimento reagisce alla nostra masticazione, se morbido, croccante, friabile; anche l’udito fa la sua parte, con i suoni che emette la salivazione e il contatto dei denti con il cibo. Mastichiamo lentamente, molte volte, per darci il tempo di soffermarci su tutti i sensi e per aiutare con la prima parte della digestione.
Potremmo quasi dire che questo modo di mangiare è come fare l’amore con il cibo, citando una famosa marca di yogurt. Con tutta questa esplosione di sensazioni non abbiamo bisogno di grandi porzioni: una porzione piccola o normale ci sazia già molto di più che mangiare la stessa quantità di fretta e senza vero piacere. Un altro trucco per mangiare le giuste porzioni è quello di servire il cibo in piatti piccoli: il colpo d’occhio, infatti, ci fa percepire una maggiore quantità di alimenti rispetto a servirli in un piatto grande che lascia molto spazio vuoto intorno.
Detto ciò, probabilmente a Capodanno non vorremo restrizione e bypasseremo tutte queste belle indicazioni. Ma, di nuovo, è nell’anno tra Capodanno e Natale che si costruiscono le buone abitudini che ci permettono di vivere bene e in salute, in forma e più a lungo.
Benino Argentieri
BIBLIOGRAFIA