Le esperienze traumatiche dall’infanzia all’età adulta: fattori di rischio per la salute

Le esperienze traumatiche dall’infanzia all’età adulta: fattori di rischio per la salute

Esperienze traumatiche dall’infanzia

Photo by Tom Butler on Unsplash

Le esperienze traumatiche in infanzia, quali un incidente, un terremoto, un lutto significativo, una malattia grave o un’ospedalizzazione, un abuso fisico o sessuale o psicologico, possono condurre, in età adulta, ad una serie di conseguenze sulla salute fisica, mentale e sulla qualità di vita, che dipendono dal tipo di evento, dalla sua gravità e dalla possibilità di dare senso all’evento insieme a persone significative. Per esempio, l’esposizione cronica ad un ambiente stressante o traumatico può portare ad alterazioni del sistema nervoso, endocrino e immunitario che agiscono come fattori predisponenti problemi di salute in età adulta (Barboza Solís et al., 2015).

Le osservazioni cliniche suggeriscono anche che le persone esposte a trauma in età infantile hanno un rischio più elevato di sviluppare modelli di comportamenti dannosi per la salute, come per esempio l’abuso di sostanze o di alcol e comportamenti sessuali a rischio, fumo e abbuffate alimentari (Hughes et al., 2017). Inoltre, gli effetti delle esperienze negative nell’infanzia e le strategie di coping disfunzionali che ne conseguono danneggiano il successivo funzionamento cognitivo, sociale ed emotivo portando a una serie di conseguenze per la salute fisica e mentale ma anche interpersonali come la violenza domestica.(Hughes et al., 2017).

La violenza domestica include varie forme e intensità di abuso verbale e fisico, minacce e aggressioni sessuali. A livello mondiale, la prevalenza stimata varia tra l’11% e il 71% e le donne sono significativamente più a rischio rispetto agli uomini. Coloro che sono esposti a esperienze di violenza domestica vanno incontro a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, ansia, disturbo post-traumatico da stress, abuso di sostanze, suicidio, comportamenti sessuali a rischio e comportamenti antisociali. Diverse ricerche suggeriscono che l’esposizione ad un evento traumatico in età infantile può essere un fattore di rischio per la ri-vittimizzazione in età adulta e quindi coloro che hanno subito un trauma in infanzia potrebbero essere coinvolti più facilmente in episodi di violenza domestica e abuso nella relazione intima di coppia.

In un recente studio (Riedl et al., 2019) è stato valutato l’effetto cumulativo e l’impatto sulla salute in soggetti esposti a traumi infantili e a violenza domestica in età adulta.

Lo studio ha dimostrato che le persone che hanno subito un’esperienza traumatica in infanzia, hanno un rischio 9 volte maggiore di vivere in un ambiente domestico violento in età adulta

Inoltre, i risultati confermano dati allarmanti sulla salute, infatti, le persone esposte poli-vittimizzate hanno una probabilità 3,7 volte superiore di soffrire di dolore cronico e una probabilità maggiore del 50% di sviluppare malattie gastrointestinali, malattie respiratorie, malattie metaboliche o disturbi muscoloscheletrici rispetto alle persone senza esperienza di trauma infantile (Riedl et al., 2019).

Diventa di fondamentale importanza quindi, l’intervento psicosociale, che dovrebbe includere un lavoro su diversi fronti e che deve focalizzarsi anche su la cura di sé, lo sviluppo di strategie di coping funzionali, la riduzione dei comportamenti a rischio e, nel caso dei genitori, un lavoro sul miglioramento delle strategie di parenting che favoriscono un legame sano con i propri figli. È stato dimostrato infatti che l’intervento psicoterapeutico può invertire le modulazioni epigenetiche causate dallo stress cronico e dalle esperienze traumatiche.

Sarebbe necessario anche un intervento di prevenzione a più livelli (personale e familiare, istituzionale), per esempio gli operatori sanitari svolgono un ruolo importante nell’identificazione delle persone esposte a traumi o violenza domestica al fine di offrire loro l’aiuto di un professionista della salute mentale. Concludendo, è importante sensibilizzare chi è in prima linea nella identificazione, riconoscimento e intervento delle persone esposte a traumi e violenza, al fine di prevenire il ciclo continuo di sofferenza cronica e di malattia psicologica e fisica che ne consegue (Riedl et al., 2019).

Riferimenti

 

  • Barboza Solís, C., Kelly-Irving, M., Fantin, R., Darnaudéry, M., Torrisani, J., Lang, T., & Delpierre, C. (2015). Adverse childhood experiences and physiological wear-and-tear in midlife: Findings from the 1958 British birth cohort. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(7), E738–E746. https://doi.org/10.1073/pnas.1417325112
  • Hughes, K., Bellis, M. A., Hardcastle, K. A., Sethi, D., Butchart, A., Mikton, C., … Dunne, M. P. (2017). The effect of multiple adverse childhood experiences on health: a systematic review and meta-analysis. The Lancet Public Health, 2(8), e356–e366. https://doi.org/10.1016/S2468-2667(17)30118-4
  • Riedl, D., Beck, T., Exenberger, S., Daniels, J., Dejaco, D., Unterberger, I., & Lampe, A. (2019). Violence from childhood to adulthood: The influence of child victimization and domestic violence on physical health in later life. Journal of Psychosomatic Research, 116, 68–74. https://doi.org/10.1016/J.JPSYCHORES.2018.11.019

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