Età Evolutiva e Musica. Lo sviluppo delle abilità musicali

Età Evolutiva e Musica. Lo sviluppo delle abilità musicali

Età Evolutiva e Musica

Photo by Ksenia Chernaya on Pexels

A moltissimi di noi è capitato di osservare musicisti esperti, intenti a riprodurre, dal vivo o meno, melodie assai complesse e avere l’impressione che questi lo facciano con la massima semplicità e dimestichezza, come se lo sforzo e l’impegno investito fosse impercettibile. Questo ci porta a sottovalutare, spesso, le innumerevole ore di pratica necessarie per affinare la loro arte.

Partendo da tale osservazione, ci si chiede: «Esiste una specifica fase dello sviluppo precoce in cui il cervello possiede una plasticità e una recettività tale da favorire la nascita dell’abilità musicale? »

Troviamo risposta al seguente quesito in una recente pubblicazione del Psychological Science.

È risaputo che i musicisti di successo abbiano iniziato, spesso, la loro formazione musicale in un’epoca di sviluppo precoce. Questo dato di fatto ci porterebbe ad ipotizzare l’esistenza di un periodo, nella prima infanzia, durante il quale il cervello sia particolarmente suscettibile alla stimolazione musicale. In base alle recenti ricerche effetuate, però, si è osservato come questa correlazione possa aver a che fare molto più con influenze di tipo familiare piuttosto che con una specifica fase di sviluppo cerebrale. Sembra, infatti, che la presenza di determinati fattori genetici e/o un ambiente familiare musicale che incoraggi tale pratica determini la predisposizione ad un maggior esercizio musicale rispetto a coloro che iniziano in fasi di vita avanzate.

Al fine di comprendere quali siano le variabili davvero implicate, il Professor Wesseldijk e colleghi, hanno reclutato 310 musicisti professionisti di varie istituzioni musicali svedesi (orchestre e scuole di musica) e utilizzato dati emersi da un progetto di ricerca esistente (The Study of Twin Adults: Genes and Environment).

I partecipanti di entrambi gli studi sono stati valutati sulla base dell’attitudine e del rendimento musicale, rispondendo in seguito ad una serie di domande incentrate sia sulla frequenza con cui praticavano tale attività che sull’età di inizio della loro formazione musicale. Ad accampognare tale metodo, i dati dello studio preso in esame hanno fornito ulteriori informazioni circa le variabili genetiche dei partecipanti. Analizzando e confrontando quanto emerso da entrambi gli studi indipendenti, si è rilevato che, tanto per i musicisti professionisti quanto per quelli dilettanti, l’età in cui essi hanno iniziato a praticare l’attività musicale è significativamente associata alla predisposizione musicale che manifestano in seguito. Ovviamente tenendo conto sia del tempo di “allenamento” accumulato che dei fattori genetici raccolti.

In altri termini, i risultati indicano che i fattori genetici, correlati all’interesse e al talento di tipo musicale, hanno un impatto determinante sull’età d’esordio della pratica in questione e sulla futura attitudine musicale. Le influenze genetiche ed ambientali condivise, come ad esempio un contesto domestico ricco ed attivo dal punto di vista musicale, predispongono l’individuo a sviluppare interesse musicale, incoraggiandolo a formarsi e a dedicarsi assiduamente all’esercizio.

 

Riferimenti

  • Wesseldijk L. W., Mosing A. M., Ullén F. (2020). Why is an early start of training related to musical skills in adulthood? A genetically informative study, Psycological Science. 32: 3-13.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Fantacci Chiara
Psicologa Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio dal 15/10/2012 n. 19486. Esperta nel settore dei disturbi in età evolutiva e, in particolare, nell’attività diagnostica finalizzata all’individuazione di aspetti sintomatologici che possano rallentare e/o interferire con il benessere di natura psicologica ed emotiva del bambino. Si occupa, inoltre, del trattamento e di fornire sostegno psicologico a genitori ed insegnanti implicati nel processo di crescita del paziente. Ha conseguito il primo livello di formazione in EMDR e secondo livello in Terapia Metacognitiva Interpersonale dei Disturbi di Personalità.

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