Fare coming out o restare nascosti? Come la reazione allo stigma sociale influenza la salute delle persone LGBT
Photo by Nicole Ditt on Unspalsh
Un vasto numero di ricerche definiscono il pregiudizio e la discriminazione come fattori di stress che possono incidere sullo sviluppo psicologico degli individui, in particolare di coloro che vengono stigmatizzati per alcuni aspetti della loro identità, come le persone LGBT. Lo stress continuativo, micro e macro traumatico, prodotto da ambienti ostili o indifferenti, da episodi di discriminazione e di violenza viene definito minority stress. Secondo I. Meyer della Columbia University, il minority stress è composto da tre dimensioni:
- omofobia interiorizzata, inteso come atteggiamento negativo e conflittuale che, più o meno consapevolmente, la persona omosessuale ha verso le proprie fantasie e desideri omoerotici;
- stigma percepito, per cui quanto maggiore è la percezione di rifiuto sociale, tanto maggiori saranno la sensibilità all’ambiente, il livello di vigilanza relativo alla paura di essere identificato come gay o lesbica, il ricorso a strategie difensive inadeguate;
- esperienze traumatiche di discriminazione e violenza, di tipo acuto o cronico (Lingiardi, 2007).
Il coming out, cioè il grado di visibilità pubblica del proprio orientamento sessuale, spesso correlato al grado di omofobia interiorizzata, può influenzare la severità del minority stress. Nascondere la propria omosessualità rende infatti la persona meno soggetta ad attacchi di omofobia ma al contempo più esposta alle conseguenze del continuo stress di essere “scoperta”; inoltre la mancanza di esperienze di condivisione e di riconoscimento da parte del proprio contesto affettivo e sociale renderà la sua identità meno strutturata e più fragile, fino a sviluppare, nei casi più traumatici, delle parti dissociate di sé.
Molte ricerche hanno analizzato gli effetti positivi del coming out sul benessere psicosociale delle persone omosessuali ma spesso si sono poco chiarite le differenze prodotte dai vari processi di gestione dello stigma, includendo quindi anche i comportamenti espliciti di occultamento e la tendenza a non svelare il proprio orientamento sessuale. Spesso infatti si tende a considerare “svelamento- coming out” e “occultamento” del proprio orientamento sessuale come due polarità opposte dello stesso costrutto. Uno studio dell’Università del Maryland (Jackson S.D. & Mohr J.J, 2016) ha cercato invece di approfondire la questione, analizzando le conseguenze sulla salute e sulla propria identità delle diverse modalità di affrontare lo stigma su un campione di 353 studenti universitari gay, lesbiche e bisessuali.
I ricercatori hanno preso in considerazione e differenziato tre processi di gestione dello stigma, intendendoli come tre variabili distinte: i comportamenti espliciti di occultamento (“concealment behavior”), cioè quelle azioni che richiedono uno sforzo intenzionale per nascondere il proprio orientamento sessuale (es: mentire sulle proprie preferenze sessuali, camuffare o inibire il proprio modo di esprimersi); la tendenza a non svelare, intesa come preferenza globale alla riservatezza e a mantenere la privacy sul proprio orientamento sessuale; il grado di apertura/svelamento considerato come un continuum e differenziato dagli altri due processi.
I risultati della ricerca dimostrano come, seppur interrelati tra di loro, i tre processi di gestione dello stigma hanno effetti diversi a livello predittivo sul benessere psicosociale. In particolare sembra che l’occultamento esplicito sia la variabile che ha un impatto maggiore sulla salute delle persone, soprattutto in termini di livelli di soddisfazione di vita, di depressione e di percezione di sé negativa.
L’esito di questo studio, seppur non possa ancora essere generalizzato, sembra però in contrasto con molte ricerche precedenti, che hanno considerato solamente lo svelamento, e quindi il coming out, come unico marker di salute, non distinguendolo da altre variabili, come l’occultamento esplicito del proprio orientamento sessuale. Considerare la gestione dello stigma come un insieme di processi diversi e interrelati tra di loro può essere utile sia a promuovere ricerche future sull’argomento che a migliorare gli interventi clinici destinati alle persone che tendono a nascondere alcuni aspetti della propria identità per timore di essere stigmatizzate (non solo persone LGBT ma anche individui affetti da malattie – ad es, HIV- da disturbi mentali).
Riferimenti:
- Jackson S.D., Mohr J., (2016), “Conceptualizing the closet: differentiating stigma concealment and nondisclosure processes”.