Festa della donna 2018: perché quest’anno è così speciale

Festa della donna 2018: perché quest’anno è così speciale

Festa della donna 2018: perché quest'anno è così speciale
Festa della donna 2018: perché quest'anno è così speciale

Festa della donna 2018: perché quest’anno è così speciale

L’8 marzo è la Festa della donna. O, per chiamarla correttamente, Giornata internazionale delle Donne. Il nome completo dà più l’idea non di qualcosa di festeggiare ma di impegno civile e mai come quest’anno l’8 marzo sembra essere particolarmente importante da celebrare. Il tema del 2018 è #PressforProgress, ovvero “Spingi per il Progresso”, dove la parola “press” significa in inglese anche “stampa”, ricordando l’importanza che la diffusione delle notizie di abusi ha avuto negli ultimi tempi e avrà sicuramente in futuro.

Da quanto tempo si celebra questa giornata? Dal 1909 negli Stati Uniti per una scelta del Partito socialista, anche se la data dell’8 marzo è stata scelta dal 1917 dalle manifestanti di San Pietroburgo. Tilde Capomazza e Marisa Ombra, che hanno fatto approfondite ricerche sull’argomento, danno come falsa la storia che viene spesso riportata, ovvero delle operaie che volevano scioperare e morirono a causa di un incendio nella fabbrica poiché il padrone le aveva rinchiuse dentro. Il valore simbolico dell’episodio, comunque, è molto forte.

Perché quest’anno è molto particolare? Dopo gli eventi che hanno scosso gli Stati Uniti e il mondo (parliamo dell’accusa collettiva di abusi sessuali da parte di più di ottanta attrici e donne dello spettacolo contro il produttore hollywoodiano) sempre più donne si sono sentite supportate mediaticamente e questo ha portato ad altri casi di denuncia e numerose manifestazioni e movimenti come #MeToo e #TimesUp. Grazie ai comunicati, sempre più persone dello spettacolo hanno mostrato e stanno mostrando sensibilità e solidarietà con gli scopi di questi movimenti, come il recente stuolo di vestiti neri alle premiazioni Bafta (gli Oscar inglesi). E’ dunque un momento particolarmente intenso per unire gli sforzi e andare avanti.

Perché continuare a celebrarlo? Perché gli scopi delle sue origini non sono stati raggiunti. Stiamo parlando della piena uguaglianza tra le persone al di là del loro genere e, secondo il Forum Economico Mondiale, la differenza ancora esistente non si colmerà fino al 2186. Questo significa che le nostre figlie, nipoti e pronipoti femmine avranno una qualità della vita più bassa rispetto ai loro coetanei maschi in termini di istruzione, salute, lavoro e, soprattutto, violenza.

Cosa può fare ognuno di noi? Oltre all’8 marzo, ognuno di noi può fermarsi a pensare cosa fa, anche inconsapevolmente, che mantiene questa differenza di genere e cosa potrebbe cambiare nei propri comportamenti e atteggiamenti per accelerare il processo di cambiamento. Partendo dalle piccole cose quotidiane, come quando diciamo a una bambina, ragazza o donna di non fare certe cose perché non sono cose da femmina: correre e sporcarsi o giocare con le macchinine; iscriversi al liceo socio-psico-pedagogico perché gli istituti industriali sono più per maschi; guidare un camion o arruolarsi nell’esercito. O, al contrario, quando diciamo loro che devono fare qualcosa perché è quello che le donne fanno: sorridere ed essere gentili, voler essere madri, occuparsi della famiglia e della casa. In generale, le norme fondate sul genere di appartenenza contribuiscono a mantenere la disuguaglianza.

Non se, bensì quando arriveremo a una società in cui le persone non saranno trattate diversamente perché donne, verrà anche debellato il pericolo che verranno maltrattate perché donne, in quanto la metà della popolazione umana terrestre non verrà percepita attraverso gli stereotipi maschilisti e sessisti che ci portiamo ancora dietro. Tutto questo, ovviamente, non mira a cancellare le differenze che pur esistono. Al contrario, una società equa rispetta e accoglie le straordinarie caratteristiche che ogni essere umano possiede. E questo è compito di ognuno di noi, al di là del genere con cui siamo nati o in cui ci riconosciamo.

Benino Argentieri

Riferimenti:

Pagina dell’International Women’s Day

Il Forum Economico Mondiale sul gender gap

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