Ti scatterò una foto
Photo by Lisa on Pexels
Come i social media influenzano il nostro atteggiamento nei confronti della fotografia
Uno studio condotto nel 2016 ha scoperto che scattare foto aumenta il coinvolgimento emotivo degli individui perché influenza, non solo l’osservazione, ma rende l’esplorazione e la conoscenza più profonda e consapevole. Se da un lato scattare foto è un’esperienza unica e dall’altro si fotografa solo per postare sui social e ricevere dei like, in che modo i social media influenzano l’atteggiamento nei confronti delle fotografie? I social hanno distorto la prospettiva di scattare foto, ma a molti individui piace ancora farlo per motivi non egoistici.
Introduzione
Selfie, pasti, amici, animali domestici… molte persone ritengono che la sovrabbondanza di foto di cose del genere sia il risultato dell’ossessione della generazione più giovane per i social media. Eppure, anche prima dell’esistenza di tali piattaforme fotografiche, gli individui trovavano ancora ragioni per documentare i momenti mondani della vita quotidiana. Per generazioni, le persone hanno cercato di catturare i ricordi sotto forma di foto, e, quel desiderio non è andato via solo perchè ora esistono altre ragioni sociali per estrarre la tua fotocamera.
Sebbene la mentalità dietro la pubblicazione di foto online meriti una propria analisi psicologica, la gioia di fotografare i ricordi creati nella vita di tutti i giorni è ancora viva e vegeta. Ora siamo inclini a guardare una folla di persone in cui tutti hanno i loro iPhone pronti a fotografare qualche scena e scuotere la testa su come la nostra società sia più assorbita dalla documentazione piuttosto che dall’esperienza. Ma chi ci dice che fotografare qualcosa ci impedisca di goderne contemporaneamente? Perché viene disapprovato l’approfittare delle comode fotocamere tascabili di cui sono dotati i telefoni della maggior parte delle persone?
La prima fotocamera personale che ha permesso agli individui di documentare la propria vita quotidiana è stata rilasciata dalla Kodak nel 1888. Da allora, i genitori hanno documentato scrupolosamente i primi passi dei loro figli, gli adolescenti hanno catturato istantanee delle loro buffonate del fine settimana e i fotografi dilettanti hanno lasciato sbocciare il loro hobby. Tuttavia, i social media hanno fatto sì che l’atto di tirare fuori una fotocamera (o un telefono, al giorno d’oggi) passi dall’essere un lavoro d’amore a sembrare una trasgressione superficiale e egocentrica.
I social media hanno certamente portato all’ossessione di rendere le nostre vite ed i nostri corpi perfetti per gli altri, ma non dobbiamo permettere che distorcano la nostra idea della fotografia o del fotografo Ciò che non è cambiato è il fatto che le foto sono preziose per le persone in sé e per sé. Per molti, le foto sono fonte di gioia e amore.
Lo studio
Uno studio condotto nel 2016 ha scoperto che scattare foto può effettivamente aumentare il grado in cui le persone godono di un’occasione, perché ci coinvolge oltre l’osservazione passiva e ci rende più acutamente consapevoli della sua magnanimità. Non tutti pensano al loro prossimo post sui social media ogni volta che tirano fuori una fotocamera, quindi perché giudicare cosa significhi per qualcuno fotografare quel momento?
Anche se dovremmo astenerci dal giudicare i fotografi, non c’è dubbio che i social media abbiano cambiato il nostro rapporto con le foto. Mentre alcune persone amano scattare foto per i ricordi, altre amano scattare foto per le opportunità che offrono i social media. Altri ancora sono un po’ di entrambi. Tutti questi motivi vanno bene, ovviamente, ma dobbiamo stare attenti a come i social media possono distorcere sia il nostro amore per le foto che la nostra gioia di vivere.
Detto questo, ci sono sempre stati modi in cui le persone hanno sentito che la fotografia diminuiva la bellezza naturale della vita. Nel 1954, lo scrittore americano Walker Percy ha pubblicato un saggio intitolato “The Loss of the Creature” (La Perdita della Creatura) in cui ha delineato come le fotografie abbiano stabilito una linea di base nella quale ci aspettiamo inconsciamente che le esperienze visive siano all’altezza. Percy cita l’esempio del primo uomo a vedere il Grand Canyon: Garcia López de Cárdenas, che ha visto nella realtà il Grand Canyon senza averne mai visto una fotografia prima, per cui la sua percezione dell’esperienza era completamente inalterata da qualsiasi precedente concezione di ciò a cui avrebbe potuto assomigliare.
Molto prima che i social media alzassero un dito contro il mondo, Percy credeva che la fotografia alterasse l’esperienza del vedere nella vita reale. Ha assegnato all’esperienza di López de Cárdenas di vedere il Grand Canyon una qualche quantità soggettiva, che ha etichettato come P . Dopo che fotografie, francobolli e cartoline hanno mostrato lo splendore del Grand Canyon, il canyon e la sua bellezza hanno assunto un significato simbolico per le persone. Coloro che in seguito hanno viaggiato per vedere il Grand Canyon di persona, ha spiegato Percy, avrebbero quindi confrontato la loro vista e le foto che avevano scattato con il “complesso simbolico” che avevano visto nelle immagini.
Questi visitatori, quindi, hanno sperimentato solo “una milionesima parte di P“, piuttosto che l’intero valore di P provato da López de Cárdenas, perché la loro esperienza è stata diminuita dall’eccessiva familiarità con il suo aspetto simbolico. E quella familiarità rovina la capacità di una persona di vedere in maniera genuina cosa c’è (così come ha l’abitudine di fare l’eccessiva familiarità con qualsiasi cosa, incluso il nostro stesso corpo) e diminuisce la capacità di godere di qualcosa per quello che è, piuttosto che per quello che non è.
Conclusioni
Se c’è qualcosa da imparare da tutto quel parlare di un milionesimo di P e di complessi simbolici, è che la fotografia ha sempre corso il rischio del confronto. I social media in sé non sono un nuovo male. Tuttavia, non dobbiamo lasciare che rovinino il modo in cui viviamo il momento o vediamo la vita intorno a noi. Per alcuni, vivere il momento significa tenere in mano una macchina fotografica con stupore mentre si è esaltati dal bel piacere di un momento; per altri può comportare mettere giù la macchina fotografica e lasciare che la vita si svolga davanti a loro, inviolata da occhi futuri.
Ci sono un milione di motivi per cui le persone scattano fotografie: ricordi, visione artistica, apprezzamento dell’ambiente circostante e ora, per i ‘Mi piace’. Nessuno di questi è meritevole di giudizio, purché tutti forniscano a chi li fotografa un apprezzamento per la vita che li circonda.
Forse possiamo modificare la metafora di Percy del valore di P. Più che P che rappresenta il valore di una vista, può invece rappresentare il valore di un’esperienza. Tuttavia trovarsi a godere della totalità del P è la strada giusta per la felicità , e giudicare un’altra versione di questo è quello che diminuisce il nostro personale valore di P.
Se scattare foto del mondo intorno a te è un’esperienza appagante di felicità, allora, con tutti i mezzi, scatta!
Riferimenti
- “How Social Media Harms Our Attitudes Toward Photography, Not everyone with a camera is chasing Likes”. Posted July 14, 2021 Grace Blair, Reviewed by Hara Estroff Marano
- Percy, Walker. “The Loss of The Creature.” The Message in the Bottle. 1954.