Gioco sessuale o parafilia?
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“Se accetti di essere la mia sottomessa io sarò devoto a te”
(Cinquanta sfumature di grigio, Christian Grey)
Il termine parafilia sta lentamente entrando nel linguaggio comune, grazie anche al numero crescente di produzioni cinematografiche, siti web, social, che trattano il tema della sessualità in modo non convenzionale stimolando la curiosità della persona e introducendola in un immaginario erotico atipico.
Il termine parafilia, secondo il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), riguarda qualsiasi intenso e persistente interesse sessuale che coinvolge oggetti, attività o situazioni di natura atipica. Si parla di disturbo parafilico se la parafilia, nel momento presente, causa disagio o compromissione nell’individuo o una parafilia la cui soddisfazione ha arrecato, o rischiato di arrecare un danno a se stessi o agli altri.
Sono otto le parafilie elencate nel DSM-5 e comprendono: voyeurismo, esibizionismo, pedofilia, frotteurismo, sadismo sessuale, masochismo sessuale, feticismo e disturbo da travestimento.
Le parafilie, in generale, sono più comuni negli uomini, con ragioni sconosciute e sono già presenti prima della pubertà (K.A. Fisher; R. Marwaha, 2020).
L’esatta eziologia della parafilia e dei disturbi parafilici non è nota, ma si ritiene che una combinazione di processi neurobiologici, interpersonali e cognitivi giochino un ruolo importante nello sviluppo (Kristy A. Fisher, 2020).
George Brown definisce tre meccanismi di implicazione dello sviluppo di una parafilia: un precoce trauma emotivo che ha interferito con il normale sviluppo psicosessuale, un’esposizione prematura a esperienze sessuali estremamente dense che rinforzano nel soggetto l’esperienza del piacere sessuale e infine una modalità di eccitazione sessuale acquisita tramite oggetti simbolici e condizionanti (G. Brown, 2019).
Lo studio
Un recente studio, incentrato sulla neurotrasmissione dei disturbi parafilici, ha studiato i livelli di serotonina e catecolamina nelle persone con disturbi parafiliaci trovando una correlazione tra dopamina centrale e patogenesi dei disturbi parafilici, nonché sul disturbo generale della regolazione cosciente del comportamento.
I risultati di questo studio dimostrano come nei soggetti con disturbi parafilici, facendo riferimento ai campioni di urine, si riscontrino un aumento dei livelli di serotonina e noradrenalina e una diminuzione di DOPAC (acido 3,4-diidrossifenilacetico).
È stato inoltre dimostrato, una correlazione tra serotonina e noradrenalina con disturbi ossessivi e un’associazione di DOPAC con disturbi affettivi e dissociativi (M.Y. Kamenskov, O.I. Gurina 2019).
Conclusioni
Il trattamento e la gestione dei disturbi parafilici deve essere analizzata tenendo conto delle componenti psicologiche e biologiche.
Ad oggi il trattamento combinato tra psicoterapia e terapia farmacologica è l’intervento più efficace.
Tra gli approcci psicoterapeutici, la terapia cognitivo comportamentale risulta essere molto valida, indipendentemente dal disturbo parafilico diagnosticato (Kristy A. Fisher, 2020).
Rispetto alla terapia farmacologica le tre principali classificazioni degli agenti farmacologici utilizzati nella gestione dei disturbi parafilici comprendono: inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), steroidei sintetici e antiandrogeni (B.J Holoyda, D. C. Kellaher, 2016).
Riferimenti
- American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Association.
- Kamenskov MY, Gurina OI. [Meccanismi neurotrasmettitori dei disturbi parafilici]. Zh Nevrol Psikhiatr Im SS Korsakova. 2019; 119(8): 61-67.
- Kristy A. Fisher ; Raman Marwaha. StatPearls Publishing. Gennaio 2020.
- Joyal CC, Carpentier J. La prevalenza di interessi e comportamenti parafilici nella popolazione generale: un’indagine provinciale. J Sex Res. Febbraio 2017; 54(2): 161-171.