Il potere curativo della musica
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Vi siete mai chiesti come sarebbe la nostra vita senza la musica? Piuttosto difficile immaginarlo.
La musica ha uno straordinario potere evocativo. Alcuni dei momenti più significativi della nostra vita sono associati alla musica, riascoltando un certo brano possiamo ricordarci dei bei momenti trascorsi: il primo bacio o il primo appuntamento, il superamento di un esame, un momento saliente della nostra vita come la festa di laurea o di matrimonio, la nascita di un figlio e così via.
La musica è anche una grande alleata che riempie le orecchie, ci fa stare bene e ci conforta nei momenti meno felici, contribuisce al nostro benessere perché rilassa, conforta, distrae e carica di energia.
La musica veicola i momenti di condivisione relazionale: con i nostri amici condividiamo gusti musicali, andiamo ai concerti o semplicemente ascoltiamo una playlist, su un divano con un bicchiere di buon vino. Favorisce una connessione profonda con gli altri ma anche con noi stessi perché può aiutarci a contattare gli aspetti più intimi del nostro animo.
La musica attiva e influenza pensieri, emozioni, sensazioni e comportamenti, per questo motivo ha anche un indubbio potere curativo. Ed è proprio in relazione al suo potere curativo che si è sviluppata come disciplina ufficiale la musicoterapia che utilizza la musica e/o i suoi elementi (suono, ritmo, melodia e armonia) per facilitare la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, ed in generale per dare supporto e promuovere il benessere psicologico della persona.
Le principali modalità applicative della musicoterapia sono due:
- la musicoterapia passiva o ricettiva che utilizza l’ascolto come principale strumento per promuovere un cambiamento o per instaurare un rapporto dialogico verbale o non verbale;
- la musicoterapia attiva che si avvale dell’interazione tra terapeuta e paziente mediata dall’utilizzo della voce o di uno strumento, con lo scopo di instaurare una relazione efficace.
La musicoterapia è in genere associata ad altre pratiche terapeutiche e può essere efficacemente utilizzata in diversi ambiti, individuali e gruppali, negli adulti come nei bambini per esempio nell’autismo e nel ritardo mentale. È un prezioso strumento integrativo di terapie mediche di tipo riabilitativo, e può essere impiegata come sostegno psicologico ai malati di cancro, HIV e ai malati terminali. Può essere utilizzata anche nei casi di depressione, ansia, stress, difficoltà relazionali, ma anche dipendenze e abusi e nel settore neurologico il morbo di Parkinson e di Alzheimer, e vari tipi di demenze.
I pazienti con Parkinson che hanno la possibilità di familiarizzare con la musica, possono trarre dal ritmo e dalla struttura di questa un beneficio per allenare e migliorare il movimento, le abilità del linguaggio, le funzioni cognitive e il benessere emotivo, l’umore, la motivazione ed in generale la qualità della vita (Morris I.B. et al. 2019).
Nella malattia di Alzheimer la musicoterapia è un utile supporto e un affiancamento delle terapie tradizionali. I risultati di una recente ricerca indicano che la partecipazione di pazienti e caregiver ad un gruppo di musicoterapia comporta una maggiore e più profonda connessione tra loro e la possibilità di ricevere sostegno emotivo e conforto da parte del gruppo che si è dimostrato un’utile rete di condivisione di risorse e informazioni relative alle specifiche esigenze di salute e benessere (Rio R., 2018).
La musicoterapia ha prodotto una riduzione dell’ansia e dello stress di pazienti ricoverati in reparti di terapia intensiva (Umbrello et al. 2019).
La musicoterapia può anche essere impiegata in forma preventiva per promuovere il benessere della persona, e in ambito scolastico può rappresentare uno strumento efficace per favorire l’integrazione sociale, diminuire o risolvere i problemi comportamentali, gli atteggiamenti di aggressività, la mancanza di autostima e altri tipi di disagio che possono derivare da fattori legati al contesto familiare, sociale o ambientale.
Una recente ricerca ha esplorato come la musica è utilizzata da giovani, tra 19 e 28 anni, con tendenze alla depressione per regolare l’umore. I partecipanti della ricerca descrivono due diverse scelte musicali per gestire gli stati d’animo negativi:
- Ascoltare musica diversa dall’umore negativo nel tentativo di cambiare lo stato negativo
- Ascoltare musica che rispecchia l’umore negativo nel tentativo di superare le emozioni negative.
I risultati di questa ricerca indicano che gli individui con tendenze alla depressione hanno maggiori probabilità di usare la musica per intensificare uno stato emotivo negativo e sono anche meno consapevoli di questa tendenza. Potrebbe essere utile promuovere maggiore consapevolezza e utilizzare il potere della musica per migliorare qualsiasi stato emotivo negativo.
Un’altra ricerca ha valutato l’effetto di un intervento musicale, l’ascolto di brani tratti dall’album Somerset SonicAid dal titolo: “Music to inspire positive thinking”, sulla depressione e sui sintomi associati. I risultati dello studio hanno rilevato cambiamenti significativi nella qualità del sonno, la qualità della vita e l’anedonia e confermano che un intervento basato sulla musica, può essere aggiunto ai trattamenti tradizionali per il disturbo depressivo maggiore e nello specifico può aprire nuove vie terapeutiche per migliorare l’anedonia (Janzen et al. 2019).
Riferimenti
- Janzen T. B., Al Shirawi M. I., Rotzinger S., Kennedy S. H., and Barte L. (2019). A Pilot Study Investigating the Effect of Music-Based Intervention on Depression and Anhedonia. Frontiers in Psychology.
- Rio R. (2018). A Community-Based Music Therapy Support Group for People With Alzheimer’s Disease and Their Caregivers: A Sustainable Partnership Model. Frontiers in Medicine.
- Stewart J., Garrido S., Hense C. and McFerran K. (2019) Music Use for Mood Regulation: Self-Awareness and Conscious Listening Choices in Young People With Tendencies to Depression. Frontiers in Psychology.
- Umbrello M., Sorrenti T., Mistraletti G., Formenti P., Chiumello D. and Terzoni S. Music therapy reduces stress and anxiety in critically ill patients: a systematic review of randomized clinical trials. Minerva Anestesiologica.