Imparare a gestire la paura con la mindfulness
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La paura è una delle emozioni primarie, fa parte del nostro patrimonio genetico e svolge, quindi, un ruolo adattivo perché aumenta le capacità del soggetto di prevedere le minacce provenienti dall’ambiente, preparandolo a mettersi in salvo oppure a rispondervi adeguatamente,. È una tra le emozioni più automatiche, che necessita di una minor mediazione cognitiva.
La paura è costituita da tre diverse componenti:
- il vissuto soggettivo di timore;
- i cambiamenti psico-fisiologici;
- il tentativo di fuga o evitamento della situazione temuta percepita come minacciosa.
Generalmente le reazioni di paura sono vissute come molto intense e si associano ad un elevato livello di attivazione di fronte ad una minaccia specifica; quando la minaccia cessa o quando il pericolo si allontana la reazione tende a risolversi. Quando però la paura e l’evitamento della situazione temuta diventano eccessivi può strutturarsi una condizione di ansia. Al contrario della paura infatti, nell’ansia la minaccia è meno evidente, il disagio più prolungato nel tempo e sia l’esordio che la fine sono meno netti.
Le teorie classiche della prospettiva comportamentale hanno sottolineato come nell’uomo gran parte delle paure abbiano origine in processi di apprendimento ben precisi. Queste teorie si basano sull’assunto che se uno stimolo potenzialmente neutro si presenta in stretta associazione con un evento ansiogeno, la probabilità che tale stimolo in situazioni successive susciti ansia o paura, anche in assenza dell’evento ansiogeno, tenderà ad aumentare. Inizialmente, i trattamenti efficaci utilizzavano strategie basate sull’esposizione per lavorare sull’estinzione della paura e dell’ansia e sulla capacità di contrastare la tendenza alla fuga o all’evitamento (Woods et. al., 2016). La base teorica della terapia ad esposizione è l’apprendimento dell’estinzione che generalmente si associa ad una riduzione della risposta ansiogena alla minaccia. Nel corso degli anni, però, ci si è resi conto che non tutti i soggetti traevano egual beneficio utilizzando unicamente la terapia basata sull’esposizione, di conseguenza è stato necessario introdurre dei miglioramenti, sviluppando nuove strategie di intervento da integrarsi a quelle utilizzate in precedenza.
La letteratura più recente individua la mindfulness come uno degli interventi possibili per trattare molteplici problematiche, che vanno dalla paura alle fobie, inclusi i disturbi d’ansia. Per questo motivo Björkstrand e colleghi (2019) hanno ritenuto di poter integrare un training basato sulla mindfulness (MFT) alla tradizionale terapia cognitivo-comportamentale basata sull’esposizione per facilitare l’estinzione della reazione ansiogena, producendo riduzioni durature della paura legata alla percezione di una minaccia.
In una prima fase ai partecipanti è stato chiesto di impegnarsi in un intervento quotidiano basato sulla mindfulness per 4 settimane, erogato attraverso l’applicazione “Headspace”. Successivamente i partecipanti sono stati sottoposti ad una situazione sperimentale con lo scopo di innescare reazioni di paura condizionata. Ai soggetti venivano mostrate delle immagini potenzialmente neutre, alcune delle quali erano seguite da una scossa elettrica. Dopo un certo numero di associazioni immagini-scossa elettrica i partecipanti, alla vista di quelle stesse immagini, manifestavano automaticamente una risposta di paura.
In una seconda fase i ricercatori hanno lavorato sull’estinzione delle risposte condizionate riproponendo ai partecipanti le immagini, che in precedenza innescavano paura, senza erogare la scarica elettrica. L’obiettivo era di valutare la conservazione della risposta di estinzione appresa nelle fasi precedenti.
Normalmente l’estinzione tende ad essere instabile e ci sono delle probabilità che la risposta estinta possa ripresentarsi in un contesto differente. In questo caso, invece, in linea con le ipotesi formulate dai ricercatori, nei soggetti che avevano seguito il programma basato sulla mindfulness si rilevava un mantenimento dell’estinzione delle risposte di paura innescate dalla situazione minacciosa.
Il confronto tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo ha mostrato che il condizionamento e l’estinzione della risposta avvenivano in entrambi i casi seguendo le stesse modalità. Questo indica che il training basato sulla mindfulness non ha avuto un effetto diretto sulla riduzione della paura ma un effetto specifico sulla conservazione dell’estinzione della risposta.
Questo studio mostra le potenzialità degli interventi basati sulla mindfulness proposti in associazione alle tecniche tradizionali della terapia cognitivo-comportamentale.
Riferimenti
- Björkstrand, J., Schiller, D., Li, J., Davidson, P., Rosén, J., Mårtensson, J., & Kirk, U. (2019). The effect of mindfulness training on extinction retention. Scientific Reports, 9(1), 1-9.
- Lorenzini, R., Sassaroli, S., & Ruggiero, G. M. (Eds.). (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia: rimuginio, controllo ed evitamento. Cortina.
- University of Southern Denmark Faculty of Health Sciences. (2020, January 6). Mindfulness makes it easier to forget your fears. ScienceDaily.
- Woods, D. W., & Kanter, J. W. (2016). Disturbi psicologici e terapia cognitivo-comportamentale. Modelli e interventi clinici di terza generazione. FrancoAngeli.