Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita

Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita

Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita

Photo by whatwolf on Freepik

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera l’infertilità una malattia dell’apparato riproduttivo maschile o femminile, definita come l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti sessuali non protetti. L’infertilità in Italia riguarda circa il 15% delle coppie mentre, nel mondo, circa il 10-12% (OMS, 2018).

Nel sistema riproduttivo maschile le cause più frequenti di infertilità sono: la difficoltà nel raggiungere l’eiaculazione, l’assenza e la scarsità degli spermatozoi o le anomalie di forma e di motilità degli spermatozoi stessi.

Nell’apparato riproduttivo femminile l’infertilità può essere causata da anomalie delle ovaie, dell’utero, delle tube di Fallopio e del sistema endocrino.

La diagnosi di infertilità può avere un forte impatto sulla salute psicologica e sessuale della coppia generando stati d’ansia e/o depressivi, senso di colpa, vergogna e stress (Cocchiaro, 2020).

Le moderne tecniche nell’ambito della procreazione medicalmente assistita (PMA) come ad esempio la Fertilizzazione “in vitro” e trasferimento di embrioni (FIVET) o la Microiniezione di spermatozooi all’interno dell’ovocita (ICSI), costituiscono una soluzione a tale problema ma non a “costo zero”. Molti studi sostengono, infatti, come lo stress che accompagna una coppia che ricorre ad un trattamento di PMA, è secondo solamente a quello vissuto per la morte di un familiare o per un divorzio (Gabnai-Nagy E, 2020). Pertanto, è importante identificare, riconoscere e assistere questi pazienti mentre affrontano la diagnosi e il trattamento dell’infertilità (Rooney KL,2018).

 

Lo studio

Lo studio prospettico di coorte: “L’effetto del disagio psicologico sui risultati della fecondazione in vitro: realtà o speculazioni?” di G. Aimagambetova 2020, è stato condotto su 304 donne infertili che hanno intrapreso il percorso di fecondazione in vitro. Lo scopo era valutare come stress, ansia e depressione, che accompagnano questo percorso,  possano incidere sul buon esito della fecondazione in vitro.

L’età media delle partecipanti era di 33,7 anni con una condizione di infertilità che durava da 5,9 anni. Lo stato psicologico del campione coinvolto è stato valutato attraverso la somministrazioni di test e interviste utili a diagnosticare la depressione, lo stress da infertilità e l’ ansia di stato e di tratto.

 

I risultati

Lo studio ha dimostrato come elevati tassi di stress, ansia e depressione tra i pazienti che hanno scelto la fecondazione in vitro, siano più alti rispetto alla popolazione generale. Più dell’80 percento delle intervistate hanno avuto un punteggio CES-D superiore a 16, che indica il rischio di sviluppare una depressione. Inoltre, i livelli di ansia di stato e di tratto delle partecipanti allo studio erano significativamente più elevati della popolazione normale.

In conclusione, se il livello di stress correlato all’infertilità è più alto, la percentuale di successo della fecondazione in vitro è inferiore. I risultati dello studio indicano la necessità di interventi psicologici specifici per tutte le donne sub-fertili, per migliorare sia la loro salute mentale sia per aiutarle raggiungere l’obiettivo della maternità.


Riferimenti

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Fiori Manuela
Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Lazio dal 25/11/2013 con il N. 20227. Vanta esperienza clinica in ambito adulto, occupandosi prevalentemente di disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbo ossessivo compulsivo e disturbi di personalità. Si avvale inoltre della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI), aggiornando la sua formazione con autorevoli professionisti del settore.

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