Inquinamento e apprendimento
Il fenomeno di esposizione all’inquinamento atmosferico come predittore di scarso rendimento accademico
Recenti studi hanno indicato come un’eccessiva esposizione ad elevati livelli di inquinamento atmosferico possa essere correlata, in una fase di tarda infanzia, ad una carente capacità di inibire il proprio comportamento e ad una più difficoltosa acquisizione di competenze accademiche quali quelle di scrittura, lettura e calcolo. Si evince, infatti, che sia proprio l’incapacità di inibire i propri impulsi a generare tale problematiche.
La rivista scientifica Environmetal Research pubblica, a tal proposito, dati molto interessanti raccolti dai ricercatori del Coumbia Center for Children’s Environmental Health. Nello specifico, come spiega l’Autore Ami Margolis, professore associato di psicologia medica presso il Dipartimento di Psichiatria della Columbia University: «I bambini con scarsa capacità di inibizione non sono in grado di ignorare una risposta comune a favore di una più insolita come ci si aspetterebbe per età e grado di scolarizzazione», inoltre sembra che una delle cause responsabili possa essere una precoce esposizione all’inquinamento atmosferico, capace di: «compromettere lo sviluppo di un sufficiente controllo inibitorio e, di conseguenza, minare il processo di acquisire tutti quei prerequisiti fondamentali su cui si basano le successive abilità accademiche». Tale conoscenza dovrebbe condurre i professionisti del settore scolastico a valutare, innanzitutto, l’importanza che svolge il fattore dell’inquinamento, e la necessità di focalizzare un intervento sulle problematiche relative al controllo inibitorio, piuttosto che sugli specifici deficit accademici rilevati.
Vien da sé anche la riflessione relativa all’utilità preventiva di intervenire sui livelli di inquinamento atmosferico al fine di ridurre l’eventualità degli esiti negartivi precedentemente descritti. A tale aspetto si associano le precedenti evidenze scientifiche secondo cui esiste un marcatore del DNA che, esposto all’inquinamento atmosferico, può facilitare lo sviluppo alterato della capacità di autoregolazione e risulta essere correlato all’ADHD.
Lo studio longitudunale in questione è stato effettuato su 200 bambini nel Nord di Manhattan. I ricercatori hanno, dapprima, raccolto misurazioni prenatali degli idrocarburi policiclici aromatici presenti nell’aria nell’ultimo trimestre di gravidanza, periodo in cui il feto è fortemente sensibile agli stimoli ambientali. Dopodichè sono stati effettuati test relativi al controllo inibitorio all’età di 10 anni e di rendimento scolastico all’età di 13.
Quando gli studenti apprendono nuovi concetti hanno bisogno di suprerare una precedente abitudine per far si che una nuova norma diventi un’abilità. Ad esempio, quando un bambino madrelingua inglese impara a leggere una nuova vocale imparerà che la lettera “a” ha un suono più netto se si trova nella parola “apple” mentre avrà un suono più prolungato se inserita in parole che la contengono (es. “rate”).
In conclusione sembra che una significativa esposizione pre-natale all’inquinamento atmosferico ed una scarsa capacità di controllo inibitorio durante l’infanzia siano associabili ad una peggiore ortografia e ad un’inadeguata comprensione di operazioni logico-matematiche. Identificare e prendere in considerazione tali fenomeni facilita la promozione di interventi volti a contrastare il deficit relativo al controllo inibitorio piuttosto che il “malfunzionamento” relativo a specifici aspetti di contenuto.
Bibliografia
- Amy E. Margolis et al. (2021). Prenatal exposure to air pollution is associated with childhood inhibitory control and adolescent academic achievement. Environmental Research. Volume 202, Article 111570
- https://www.istitutobeck.com/beck-news/migliorare-le-capacita-di-apprendimento-degli-studenti