Insonnia in adolescenza: l’efficacia della meditazione
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Soffrire di insonnia non vuol dire non riuscire ad addormentarsi una notte ogni tanto perchè ogni evento emotivamente carico può interferire con il sonno. Risulta, quindi, necessario discriminare l’insonnia “occasionale” e quindi transitoria dalla condizione persistente di insonnia vera e propria (Sanavio, 2009).
L’insonnia può essere definita come una reiterata difficoltà ad iniziare e/o mantenere il sonno, tale che esso risulti di durata e/o qualità insoddisfacente. Essa può essere caratterizzata da: difficoltà dell’addormentamento, risveglio precoce e/o anticipato e risvegli notturni (Devoto, Violani, 2010).
Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5, 2013) descrive il Disturbo da insonnia come caratterizzato da una insoddisfazione riguardo la quantità e la qualità del sonno accompagnato da uno o più dei seguenti sintomi: difficoltà ad addormentarsi, difficoltà a mantenere il sonno con frequenti risvegli, difficoltà a riaddormentarsi e risveglio precoce al mattino. Nei bambini possono verificarsi difficoltà ad addormentarsi o a riaddormentarsi dopo il risveglio in assenza della persona che si prende cura di loro. Questi sintomi causano compromissione del funzionamento scolastico, sociale, lavorativo, si presentano almeno 3 volte a settimana e persistono per almeno 3 mesi.
Studi precedenti dimostrano un’associazione tra insonnia in adolescenza e: depressione, ansia, disattenzione, problemi di condotta, abuso di alcol e droghe, peggioramento dei risultati scolastici. Inoltre i disturbi del sonno in adolescenza si associano ad un peggioramento della salute in generale con elevati livelli di sonnolenza, perdita di energia e affaticamento diurno (de Bruin et. al., 2015).
Gli studi condotti sugli adulti hanno messo in luce l’associazione tra l’insonnia, un’eccitazione psicofisiologica inappropriata e un aumento delle secrezioni ormonali notturne anomale come ad esempio il cortisolo. In risposta a queste problematiche è possibile che la persona sperimenti elevati livelli di apprensione prima di andare a dormire. Negli adolescenti queste difficoltà possono tradursi in convinzioni disfunzionali (“Devo andare a dormire ora”, “Se non riesco ad addormentarmi non sarò in grado di fare bene domani”, “Se non dormo prenderò brutti voti”) che a loro volta possono associarsi ad un iperarousal psicofisiologico. L’iperarousal, a sua volta, può innescare comportamenti disadattivi come posticipare l’orario in cui si va a letto per evitare di non riuscire a dormire.
La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata efficace perché utilizza tecniche che agiscono sull’iperarousal psicofisiologico con l’obiettivo di ridurlo e sulle cognizioni disfunzionali che vengono sostituite da convinzioni più funzionali e adattive. In particolare si fa riferimento alla Cognitive Behaviolar Therapy for Insomnia (CBT-I) che utilizza tecniche di psicoeducazione, igiene del sonno, restrizione del tempo trascorso a letto, terapia cognitiva e tecniche di rilassamento.
L’espressione “igiene del sonno” è stata utilizzata da Peter Hauri per descrivere ciò che serve per “conservare in buona salute” il sonno, eliminando, ad esempio, i comportamenti e le abitudini che precedono il sonno e che interferiscono con esso (Sanavio, 2009).
Un nuovo studio condotto da de Bruin e colleghi (2020) ha testato l’efficacia del protocollo CBT-I in associazione a tecniche di meditazione su un campione di adolescenti di età compresa tra i 12 e i 19 anni. In particolare è stata utilizzata la pratica del “body-scan” con l’obiettivo di ridurre l’eccitazione psicofisiologica. Il body-scan lavora sulle sensazioni fisiche provate nel momento presente, assumendo un’attenzione non giudicante su ogni parte del corpo e agendo sia sull’iperarousal psicofisiologico innescato dalla preoccupazione che sulla preoccupazione stessa.
I risultati dello studio hanno mostrato dei miglioramenti nei sintomi dell’insonnia, diminuzione dell’insonnia e dei risvegli notturni. Tuttavia, non sono stati rilevati miglioramenti nel tempo impiegato ad addormentarsi. Questi risultati indicano che la pratica del body-scan influenza i problemi del sonno che si verificano dopo l’addormentamento come il sonno interrotto o una scarsa qualità del sonno, ma non influenza l’addormentamento stesso.
In conclusione la pratica del body-scan associata alla CBT-I può avere un notevole impatto sull’insonnia in adolescenza perchè favorisce una respirazione calma e richiede alla mente di concentrarsi sul corpo.
Riferimenti:
- de Bruin, E. J., Meijer, A., & Bögels, S. M. (2020). The Contribution of a Body Scan Mindfulness Meditation to Effectiveness of Internet-Delivered CBT for Insomnia in Adolescents. Mindfulness, 1-11.
- de Bruin, E. J., Bögels, S. M., Oort, F. J., & Meijer, A. M. (2015). Efficacy of cognitive behavioral therapy for insomnia in adolescents: a randomized controlled trial with internet therapy, group therapy and a waiting list condition. Sleep, 38(12), 1913-1926.
- Devoto A., Violani C. Curare l’insonnia senza farmaci, Roma: Carocci. (2010).
- American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders. Arlington: American Psychiatric Publishing.
- Sanavio E. (2009) Come vincere l’insonnia. Giunti