Gli interventi basati sullo yoga come opzione aggiuntiva per il trattamento dei pazienti con schizofrenia
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Lo yoga, pratica antichissima e oggigiorno largamente diffusa, insegna a essere vicini al corpo e alle sensazioni che da esso provengono. Attraverso posture fisiche, controllo del respiro e un’attenzione consapevole è possibile raggiungere uno stato di mantenimento ed espansione della consapevolezza a beneficio dell’equilibrio psico-fisico della persona.
La parola ‘Yoga’ deriva dalla radice sanscrita ‘yui,’ che vuol dire “unire sotto il giogo” nel senso di integrare, congiungere, sciogliere i conflitti che nascono dall’opposizione di mente e corpo.
Lo yoga tende, mediante una progressiva presa di coscienza, all’armonizzazione delle facoltà corporee, affettive, mentali e spirituali dell’essere umano. Il praticare posizioni e la respirazione in uno stato di rilassamento e di concentrazione con la consapevolezza e il rispetto dei limiti del proprio corpo, conduce all’autogestione del proprio potenziale fisico e psichico.
Secondo Manmath Gharote, direttore dell’Istituto Lonavla Yoga di Bombay, il primo obiettivo dello yoga è l’integrazione della personalità: “Se e quando sei in grado di stabilizzare la tua mente” dice Gharote, “allora puoi ottenere un’eradicazione completa delle sofferenze, fino a raggiungere la pace eterna”. Un obiettivo così elevato potrebbe non essere il primo pensiero di quanti si avvicinano allo yoga o lo praticano quotidianamente, tuttavia il valore terapeutico di questa pratica è oggigiorno ampiamente riconosciuto.
Ed è questo il motivo per cui lo yoga è utilizzato nel trattamento di molti disturbi mentali come forma di terapia integrativa delle forme di cura più tradizionali come la psicofarmacologia e la psicoterapia.
Lo yoga ha dimostrato di avere effetti positivi significativi nello stress, nel funzionamento cognitivo e nei disturbi come l’ansia e la depressione. Lo yoga e il pranayama hanno anche dimostrato efficacia nel ridurre i parametri metabolici come il cortisolo nei disturbi legati allo stress, l’insulina sierica e il profilo lipidico nei disturbi metabolici.
Esistono anche prove recenti che dimostrano che lo yoga facilita la neuro-plasticità in disturbi come la depressione e che può aumentare i livelli dei neurotrasmettitori in alcune regioni del cervello. Studi preliminari mostrano anche che lo yoga e le pratiche di meditazione possono aumentare lo spessore corticale, e aumentare il volume della materia grigia in parti del cervello importanti per la memoria e la cognizione. Pertanto, gli interventi basati sullo yoga hanno il potenziale per migliorare i sintomi residui nella schizofrenia e modulare in modo adattativo le anomalie della neuro-plasticità di questo disturbo. È stato dimostrato che l’intervento basato sullo yoga migliora significativamente i sintomi clinici e il funzionamento nei pazienti con schizofrenia.
Sulla base di tali premesse, nel 2016 (Govindaraj et al.), un gruppo di ricercatori Indiani ha sviluppato e validato un modulo specifico di yoga per la schizofrenia e dimostrato un significativo miglioramento dei sintomi (in particolare i sintomi negativi e i deficit di riconoscimento delle emozioni) e del funzionamento nella vita reale. Il lavoro di questi ricercatori è stato riconosciuto nel 2014 dal gruppo di esperti del National Institute of Health and Care Excellence (NICE) del Regno Unito come prova di alta qualità nel trattamento della schizofrenia, portando per la prima volta nelle linee guida a una raccomandazione per l’uso dello yoga come trattamento complementare nella schizofrenia. Gli esponenti del NICE hanno anche richiesto agli stessi studiosi Indiani una ricerca più sistematica e approfondita sugli effetti delle terapie fisiche come lo yoga nella psicosi.
Gli stessi ricercatori hanno quindi presentano, in un articolo del 2019, la ricerca che coinvolgerà 160 pazienti con diagnosi di schizofrenia (DSM-5) che assumono farmaci da un minimo di 6 settimane e che saranno assegnati casualmente a due gruppi. Uno verrà sottoposto alla terapia yoga (YT) e l’altro al trattamento TAU. I partecipanti saranno sottoposti a valutazioni cliniche, di laboratorio e radiologiche sia all’inizio, che a 1, 3 e 6 mesi.
L’ipotesi di questo imponente studio è che lo yoga migliorerà la psicopatologia e l’elaborazione delle emozioni, aumenterà i livelli sierici del fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF) e l’ossitocina plasmatica ed influenzerà cambiamenti nell’attivazione cerebrale nelle aree del cervello associate alla schizofrenia.
I risultati dello studio quindi potrebbero avere un impatto notevole nello stabilire le basi scientifiche per gli effetti dello yoga in un grave disturbo mentale come la schizofrenia. I risultati avranno il potenziale di avere un impatto significativo sull’uso dello yoga nella gestione clinica della schizofrenia e della psicosi in India e nel mondo.
Riferimenti
- Govindaraj R., Varambally S., Sharma M., Gangadhar B.N. (2016) Designing and validation of a yoga-based intervention for schizophrenia. Int Rev Psychiatry.
- Varambally S., Venkatasubramanian G., Govindaraj R., Shivakumar V., Mullapudi T., Christopher R., Debnath M., Philip M., Bharath R.D., Gangadhar B.N. (2019). Yoga and schizophrenia: a comprehensive assessment of neuroplasticity: Protocol for a single blind randomized controlled study of yoga in schizophrenia. Medicine (Baltimore).