Intervista al Dott. Christof Loose – Schema Therapy per bambini e adolescenti

Intervista al Dott. Christof Loose – Schema Therapy per bambini e adolescenti

Intervista al Dott. Christof Loose - Schema Therapy per bambini e adolescenti
Intervista al Dott. Christof Loose - Schema Therapy per bambini e adolescenti

SCHEMA THERAPY PER BAMBINI E ADOLESCENTI: INTERVISTA AL DOTT. CHRISTOF LOOSE

Finalmente la Schema Therapy per bambini e adolescenti parla anche l’italiano. É stato, infatti, pubblicato il manuale “La Schema Therapy con i bambini e gli adolescenti”, ISC Editore.

Per capire meglio l’approccio e apprezzarne l’originalità, ho avuto il piacere di intervistare il Dott. Christof  Loose autore del libro insieme a Peter Graaf e Gerhard Zarbock. Il Dott. Loose, psicoterapeuta certificato e supervisore Schema Therapy, è ricercatore presso l’università Heinrich-Heine di Düsseldorf, città dove svolge anche la pratica clinica.

Dott. Loose, com’è nata l’idea di creare un modello di Schema Therapy per bambini e adolescenti?

Nella Schema Therapy per adulti, si chiede ai pazienti di rievocare le esperienze della loro infanzia per rivivere i momenti chiave più dolorosi (attraverso la tecnica dell’Imagery Rescripting). Ma perché aspettare che i bambini diventino un giorno adulti per poi tornare insieme a rivivere la loro infanzia attraverso un esercizio immaginativo? Perché non prevenire lo sviluppo degli Schemi Maladattivi Precoci proprio nell’età in cui questi ultimi cominciano a svilupparsi?

Lo scopo è riconoscere le inclinazioni dei bambini a tali Schemi e aiutarli a evitare che questi si sviluppino. Altrettanto importante è aiutare i genitori a superare i propri Schemi, così da offrire ai bambini un modello migliore e delle circostanze più idonee a trovare il modo adeguato di affrontare i loro problemi.

Personalmente, mi è capitato a volte di sbadigliare durante le sedute,  mentre i pazienti mi parlavano di problemi di varia natura e in quei momenti pensavo: ”Christof, c’è qualcosa che non va, non sei un buon terapeuta!”. Erano momenti davvero imbarazzanti, ci stavo male e a volte, non lo nego, ho anche pensato di cambiare lavoro. Un giorno, però, ho imparato da Jeff Young che lo sbadigliare del terapeuta durante la seduta può essere indicativo del fatto che il paziente abbia attivato il Mode di Coping Protettore Distaccato, parlando di tutto ma non dei temi più importanti (sempre che il terapeuta abbia dormito a sufficienza la notte prima!).  In ogni caso, era ciò che mi rimandava il paziente a mostrarmi che ci fosse qualcosa che non andava nella seduta: non ero io, ma ciò di cui stavamo parlando. Questo è stato dunque il mio primo contatto con il Mode di Coping Protettore Distaccato, ergo, la Schema Therapy.

Quali sono le differenze principali fra Schema Therapy per adulti e per bambini?

Credo che i fattori più importanti siano i seguenti:

  • L’uso di una concettualizzazione dei casi attraverso materiale visivo: rappresentare quindi i Mode con oggetti di piccole dimensioni e invece gli Schemi Maladattivi Precoci con oggetti di maggiore dimensione;
  • La psicoeducazione personalizzata per genitori e bambini/adolescenti, basata sui bisogni primari non soddisfatti connessi ai sintomi;
  • Il concetto di Schema-Coaching: si insegna ai genitori un nuovo modo di relazionarsi con i figli in modo tale che il terapeuta non venga spinto a fare la parte del “genitore competente” (minimizzando così il rischio di creare un conflitto di attaccamento nel bambino);
  • L’approccio ai bambini e agli adolescenti spensierato e appropriato alla loro età: più gioco che dialogo, più esperienze visive che ascolto, più pratica che teoria con l’ausilio di strumenti interattivi attraenti.

Perché l’uso di pupazzi o delle marionette è così importante nella Schema Therapy per bambini e adolescenti?

Non bisogna necessariamente usare pupazzi, è possibile infatti usare anche carte,  statuine dei puffi, maschere, figure di legno o qualsiasi altro oggetto con cui è possibile giocare. Il punto è che spesso i bambini e gli adolescenti si sentono meglio a “esternare” attraverso oggetti terzi la propria interiorità e l’utilizzo delle marionette, per esempio, permette loro di farlo gioiosamente. Attraverso l’interazione tra gli oggetti sarà più facile capire il funzionamento della squadra interiore dei Mode, rendendo meno “pericoloso” per il bambino o per il ragazzo parlare di aspetti intimi del sé come pensieri, emozioni, vulnerabilità, bisogni primari non soddisfatti.  Lavorare in questo modo fa bene anche “al bambino” che risiede dentro allo specialista in quanto credo che noi terapeuti siamo, in generale, tutti esposti al rischio di perdita delle nostre radici e dei ponti con le più preziose parti di noi stessi, i Mode Bambini.

Qual è il ruolo dei genitori nella terapia?

I genitori sono sostenuti nel riconoscimento dei loro Schemi Maladattivi Precoci, nell’apprendimento dei loro Mode funzionali e disfunzionali, dei bisogni emotivi di base e di come i loro “tasti emotivi” (ferite o questioni delicate su temi educativi) siano direttamente collegati alla loro infanzia. Quando in un genitore si attiva il proprio Schema Maladattivo Precoce , questo renderà molto difficile individuare i bisogni del  proprio bambino che, a sua volta, in risposta attiverà i suoi Schemi creando così quella che chiamiamo una “collisione tra Schemi” con il risultato di un loro reciproco consolidamento. Inoltre, i genitori necessitano di sapere quali siano esattamente i bisogni dei loro bambini, perciò la domanda è: “Quale bisogno si nasconde dietro la problematica comportamentale?”. In questo modo, riflettendo e lavorando su questa domanda, i genitori possono sostenere i loro figli in una maggiore comprensione dei loro bisogni (rafforzando così il loro Mode Intelligente).

Lei definisce “amiche” la Schema Therapy per bambini e adolescenti (ST-BA) e la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC): quali sono le novità che la ST-BA porta per la cura dei bambini/adolescenti, rispetto agli standard della TCC?

Lo scopo principale nella ST-BA è riconoscere il bisogno che si nasconde dietro il sintomo. Quest’ultimo (da un punto di vista di sistematizzazione)  è solo “l’identificativo del paziente”, niente di più e niente di meno. Nel lavoro terapeutico, il Mode che “ ha prodotto” il sintomo (in altre parole, il comportamento disfunzionale) è, in un primo momento, accettato, validato, ringraziato per il “servizio” svolto (sul piano dei bisogni, per esempio, un comportamento aggressivo potrebbe essere importante per sentire vicino un padre che si comporta in modo simile, dunque funzionale a un bisogno di attaccamento). Successivamente, si renderà il bambino o il ragazzo consapevole delle conseguenze che questo Mode ha avuto, non solo nel mondo esterno (per esempio, una nota di un insegnante o il castigo di un genitore), ma soprattutto nel proprio mondo interiore, specialmente al Mode Bambino Vulnerabile. Fondamentalmente, l’isolamento e l’abbandono sono le prime cause dell’insorgenza di un comportamento disfunzionale che il bambino mette in atto con la speranza che questo porti il genitore ad avvicinarsi a lui. Ma a lungo termine il bambino diventa sempre più isolato, i comportamenti sempre più disfunzionali: un vero e proprio circolo vizioso. É a questo punto che si portano nel lavoro terapeutico due momenti: il primo è il Confronto Empatico, in cui si invita il bambino o l’adolescente a mostrare empatia verso il proprio Mode disfunzionale (non è così cattivo come tutti lo dipingono, nasce con l’intento di soddisfare il bisogno di attaccamento!); il secondo è la consapevolezza rispetto alle conseguenze che questi comportamenti disfunzionali provocano a livello interiore. In altre parole, il terapeuta invita il bambino o il ragazzo a capire perché stia assumendo un comportamento che molte altre persone condannerebbero, un comportamento però, che se si va oltre le apparenze, risulta paradossalmente “prezioso” perché cerca di colmare il mancato soddisfacimento di un bisogno primario.

Come supervisore, lei  ha a che fare con molti terapeuti.  Quali sono le sfide più grandi nell’utilizzo della Schema Therapy?

Sicuramente avere a che fare con i propri Schemi (per esempio, Autosacrificio o Standard Elevati) e i propri Mode (per esempio quando si attivano i Mode di Coping disfunzionali avendo a che fare con genitori o insegnanti esigenti); riuscire a inserire nella pratica clinica i propri Mode Bambini permettendoci così di divertirsi mentre si lavora con i bambini o i ragazzi; riconoscere e gestire gli improvvisi cambi di Mode nei pazienti, saper applicare le giuste tecniche a seconda del Mode che ci si trova davanti: quindi per esempio delegittimare un Mode Punitivo, validare il Mode  Bambino Vulnerabile o porre limiti al Mode  Bambino Arrabbiato.

Perché  si dovrebbe raccomandare l’utilizzo della Schema Therapy nel lavoro con le nuove generazioni?

Nel lavoro con la Schema Therapy, i bambini e i ragazzi si sentono apprezzati per tutti i loro sforzi e le difficoltà affrontate (grazie al calore e al supporto che costituiscono le basi della relazione terapeutica). Il sintomo non è condannato, ma interpretato come un tentativo di comprendere e soddisfare i propri bisogni primari e le proprie emozioni, il linguaggio “tecnico” usato è facile da imparare, l’approccio è trasparente e gestibile, le esperienze di vita del paziente sono integrate all’interno del lavoro terapeutico e questo permette di capire perché si manifestino certe emozioni, si producano certi pensieri e si mettano in atto determinati comportamenti. Infine, almeno è quello che penso, anche il terapeuta beneficia di questo approccio perché insegnare agli altri a essere connessi con il proprio Mode Bambino Vulnerabile, ci ricorda ogni giorno di  prenderci cura di noi stessi.

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