Quando il pericolo arriva dal corpo: ipocondria e pandemia
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Quando il pericolo arriva dal corpo: essere ipocondriaci ai tempi della pandemia
Effetti della pandemia sulla salute mentale
È ormai un dato di fatto, ancora sostanzialmente ignorato dalle nostre istituzioni, che a causa della pandemia in corso si sono diffuse importanti ripercussioni sulla salute psichica, oltre che fisica, degli individui e che le persone con una storia di sofferenza mentale hanno subìto un’ulteriore compromissione dei loro disturbi. Tra queste, gli ipocondriaci occupano un posto di primo piano, reso più scomodo dalle insistenti raccomandazioni in merito ai comportamenti da tenere per minimizzare le possibilità di contagio – come lavarsi spesso e bene le mani o starnutire nella piega del gomito – e a prestare attenzione a sintomi simil influenzali molto comuni quando ci sono frequenti sbalzi di temperatura e nella stagione invernale: tosse, mal di gola, decimi di febbre, stanchezza e così via (ormai li conosciamo bene).
Origine e definizione del termine “ipocondria”
Il termine “ipocondria”, risalente ad Ippocrate, deriva dal greco ipocondrio (ὑποχόνδριος), quella porzione dell’addome sita dietro le ultime costole e sotto la porzione laterale del muscolo diaframmatico. L’ipocondria, che nella psichiatria moderna è riconducibile al disturbo da sintomi somatici o al disturbo da ansia di malattia in base alla presenza o meno di segni o sintomi fisici, assume la forma di un’eccessiva, persistente e sproporzionata preoccupazione di avere una o più gravi malattie e di un alto livello di ansia per la propria salute[1]: chi ne soffre in questo periodo, ad esempio, si misurerà ossessivamente la febbre, sarà costantemente allerta per accertarsi di non aver perso la capacità di sentire gli odori e i sapori, farà in modo di sottoporsi a frequenti test sierologici o tamponi, cercherà continuamente rassicurazioni presso il proprio medico di famiglia, oppure on-line (con il rischio d’incorrere in fake news o avvalersi di rimedi home made inefficaci). Ad ogni segnale del proprio corpo, passato minuziosamente ai raggi x, si autoconvincerà di aver contratto il virus.
Livelli di gravità e trattamenti dell’ansia da malattia
Se possedete un buon livello di autoconsapevolezza e riuscite a gestire l’impulso di controllare in continuazione i propri sintomi corporei (o quelli dei vostri familiari, come figli e coniuge), è possibile che il disturbo si trovi ancora in una fase iniziale; siete, inoltre, in buona compagnia poiché parrebbe che anche Marcel Proust, Andy Warhol e Charles Darwin fossero dei “malati immaginari”, come li chiamava Molière. Se, invece, la paura di soffrire di una malattia grave persiste – anche in presenza di esami medici nella norma che non giustificano tale diagnosi – e sta limitando o compromettendo la vostra vita familiare, lavorativa e sociale, è il caso di prendere in considerazione l’idea di chiedere aiuto. Per intervenire su questa condizione di disagio, in un’ottica strategica, un modo è prescrivere al paziente un c.d. checkup ipocondriaco: gli si chiede, cioè, di controllare dettagliatamente il proprio stato fisico, a intervalli prefissati, nel corso della giornata e di annotare i sintomi percepiti e le malattie associabili a questi sintomi. L’idea di base è che il controllo programmato fornirà all’ipocondriaco l’occasione per sperimentare la libertà di controllarsi per sentirsi rassicurato; così non sarà più costantemente ossessionato e allerta e diminuirà, fino ad eliminarle, le paure irrazionali ed esagerate relative alla sua salute.
Anche tecniche basate sulla mindfulness possono aiutare la persona ad approcciare in una maniera nuova e più consapevole le proprie sensazioni corporee, i connessi pensieri catastrofici e le emozioni negative che provocano, come l’ansia da malattia. L’obiettivo, raggiungibile attraverso una pratica ripetuta e costante, è far sì che il paziente si apra a essi e li accolga senza formulare giudizi o mettere in atto automaticamente fughe evitanti e altre strategie che nel tempo hanno l’effetto di incrementare, invece di eliminare, il malessere psicologico e fisico e che impediscono la risoluzione dei problemi. Questa volta reali, non inesistenti.
Bibliografia di riferimento
- American Psychiatric Association (2013) Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, APA,
- Washington DC.
- Andreoni, M., Nardone, G. (2020) Covid-19. Il virus della paura. Scienza e informazione ai tempi del Coronavirus, Roma: Paesi Edizioni.
- Dillon, B. (2020) Vite di nove ipocondriaci eccellenti, Il Saggiatore, collana: La cultura.
- Giallonardo, V. et al. (2020) The Impact of Quarantine and Physical Distancing Following COVID-19 on Mental Health: Study Protocol of a Multicentric Italian Population Trial, Frontiers in Psychiatry, 11.
- Miller, J. J., Fletcher, K., & Kabat-Zinn, J. (1995). Three-year follow-up and clinical implications of a mindfulness medita- tion based stress reduction intervention in the treatment of anxiety disorders. General Hospital Psychiatry, 17(3), 192-200.
- Montano, A. (2007). Mindfulness. Guida alla meditazione di consapevolezza. Una terapia per tutti. Salerno: Ecomind.
- Nardone, G. (2020) Covid-19: psicosi e ipocondria: La gestione delle nuove paure, Paesi Edizioni (formato ebook).
- Nicomedesa, C. J. C., Avila, R. M. A. (2020) An analysis on the panic during COVID-19 pandemic through an online form, Journal of Affective Disorders, 276: 14-22.
- Plomecka, M.B., Gobbi, S., Neckels, R., Radziński, P., Skórko, B., Lazerri, S. et al. (2020) Worsening of pre-existing psychiatric conditions during the COVID-19 pandemic, medRxiv: https://doi.org/10.1101/2020.05.28.20116178.
- Salkovskis, P., & Warwick, H. (2001). Making sense of hypochondriasis: a cognitive theory of health anxiety. In G. Asmundson, S. Taylor, & B. J. Cox (Eds.), Health anxiety: clinical and research perspectives on hypochondriasis and related conditions (pp. 46–64). New York: Wiley.
[1] È disponibile un approfondimento al link: https://www.istitutobeck.com/ansia-disturbi-ansia/ipocondria-ansia-salute.