La rottura dell’alleanza terapeutica
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La rottura dell’alleanza terapeutica: il breakdown tra terapeuta e paziente
La rottura dell’alleanza terapeutica può essere definita un momento di tensione, un breakdown nella collaborazione tra paziente e terapeuta.
Molto spesso i pazienti durante le sedute di psicoterapia, celano i loro stati di disagio verso il clinico, portando il percorso terapeutico di costruzione delle conoscenze ad un vicolo cieco e le competenze autoriflessive del paziente ad una drastica riduzione (Safran & Muran, 2000).
La visione dell’alleanza, come caratteristica statica, è stata sostituita da una concezione più dinamica che si costruisce nel corso del trattamento, attraverso processi di rottura e riparazione (Safran & Muran, 2000).
Quali sono i segnali di contrasto che il terapeuta deve cogliere durante il percorso terapeutico?
I marcatori di frattura dell’alleanza terapeutica possono essere di due tipi:
- Da ritiro: il paziente nega, dà risposte minime, intellettualizza, cambia spesso tema, racconta aneddoti, parla di altri.
- Da confronto: il paziente riporta in seduta lamentele sul terapeuta, sull’attività della terapia, sull’essere in terapia e sui successi terapeutici.
È importante che il clinico sappia cogliere tali marcatori e trasformali in momenti funzionali e preziosi per il paziente e per la terapia.
Come riparare le fratture dell’alleanza terapeutica?
Le azioni che il terapeuta può compiere per riparare un’alleanza terapeutica, sono principalmente tre: l’ operazione di disciplina interiore (ODI), la validazione e le metacomunicazioni (Safran e Segal, 1992).
L’ODI è una regolazione dello stato mentale che il terapeuta mette in atto per uscire da un Ciclo Interpersonale Problematico. Una volta regolato il suo stato mentale, il terapeuta è pronto per operare una metacomunicazione terapeutica (Safran, Muran, 2000). Questo processo richiede un’importante competenza metacognitiva ed empatica del terapeuta.
La validazione è una strategia fondata sull’empatia con lo scopo di riconoscere il senso, l’autenticità e la saggezza di un’emozione, un pensiero o un comportamento. Il terapeuta in questo intervento dovrebbe, ad esempio, riflettere in maniera accurata senza giudizio, verbalizzare le emozioni, i pensieri o i pattern di comportamento non espressi, stare sveglio, assumere un atteggiamento gentile ma realistico.
La metacomunicazione (MC) è la capacità del terapeuta di rendere esplicito ciò che è implicito nella relazione terapeutica (McCarthy, P. R., & Betz, N. E. (1978). Attraverso il comportamento, i market espressivi, il riconoscimento esplicito di quanto ha affermato il terapeuta, le domande volte ad approfondire il tema iniziale, si può capire se la MC ha funzionato e quindi l’alleanza è stata riparata.
Conclusioni
In conclusione, la risoluzione della rottura terapeutica rappresenta un importante “processo” per la fase del cambiamento in psicoterapia. Diventa essenziale quindi che il terapeuta riconosca precocemente i segnali inviati consapevolmente o non dal paziente.
L’abilità del terapeuta, oltre a cogliere i segnali, consiste nel trasformare la frattura terapeutica in un’opportunità psicoterapeutica, individuando il proprio contributo nel mantenimento del ciclo interpersonale disfunzionale e utilizzando gli strumenti per salvaguardare il lavoro e l’alleanza terapeutica.
Biblografia
- Safran JD & Muran JC (2003). Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica.
- Laterza ¢ Safran JD & Segal ZV (1990). Il processo interpersonale nella terapia cognitiva. Feltrinelli (1993)
- Semerari A (1991). I processi cognitivi nella relazione terapeutica. Carocci
- Di Maggio G, Semerari A (2007) I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali.