Le molte facce dell’abuso di potere

Le molte facce dell’abuso di potere

Le molte facce dell’abuso di potere
Le molte facce dell’abuso di potere

Abuso di potere – Le molte facce dell’abuso di potere

Lo sviluppo di società complesse è stato possibile grazie alla coesistenza di due fattori: cooperazione e competizione. La prima è possibile grazie all’esercizio dell’empatia ed è mirata alla formazione di gruppi sociali. La competizione, invece, tende a formare gerarchie nelle quali uno o più individui acquisiscono ed esercitano il potere di controllo sul comportamento degli altri membri del gruppo. In un universo in cui l’istinto principale è quello di sopravvivere e diffondere i propri geni, le risorse vengono acquisite tramite cooperazione e suddivise tramite competizione, nella forma della gerarchia.

Tuttavia, persino quando non vi è un problema di risorse, l’animale subordinato percepisce l’interazione sociale con il dominante significativamente meno attraente. Moltissimi studi dimostrano che la dominanza sociale può danneggiare l’individuo subordinato. Negli umani, l’ansia vissuta a causa della vicinanza costante a un membro dominante che opera ripetute intimidazioni provoca numerose conseguenze negative: atrofia dendritica, danneggiamento di neurogenesi e plasticità sinaptica, elevati livelli basali di glucocorticoidi, immunodepressione, ipertensione, atrofia testicolare, rischi di anovulazione e aborto.

L’abuso di potere si configura quando il comportamento danneggiante non ha un beneficio eticamente giustificabile e un osservatore esterno si aspetterebbe un comportamento diverso date le circostanze. Esempi rilevanti di comportamenti di abuso di potere sono:
atteggiamento comunicativo che consiste in comportamenti verbali e non verbali di minaccia indiretta, vaga e/o esplicita che comportano timori, speranze e confusione nel subordinato, infine danneggiandolo e sabotandone la produttività;
resistenza a qualsiasi forma di prova delle interazioni con la vittima (per es. registrazioni audio o video);
resistenza a qualsiasi forma di riduzione alla sua percezione di potere, per esempio supervisione.

Oltre ai comportamenti, vi sono una serie di cognizioni ed emozioni di chi esercita potere proposti come criteri di una vera e propria dipendenza, il Disturbo da Abuso di Potere (PAD), che soddisfano le linee guida dell’ICD10 (International Classification of Diseases) emesso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Riflettendo i criteri delle altre dipendenze, infatti, il vissuto dell’individuo con PAD comprende desiderio o compulsione a ottenere ruoli di potere e controllo sugli altri, ricerca di livelli di potere sempre più alti, progressiva trascuratezza di altri interessi o piaceri, persistenza nei propri comportamenti nonostante siano evidenti le conseguenze negative sugli altri.
Vi sono evidenze anche dalle neuroscienze. Infatti, vedendo oggetti lussuosi simbolo di un certo status (automobili, gioielli), denaro o anche solo immaginare una ricompensa pecuniaria attiva i medesimi neurocircuiti (nucleus accumbens) coinvolti da rinforzi naturali o fisiologici di base quali cibo, acqua e sesso ma anche nella ricerca e consumo di sostanze da dipendenza e nel gioco d’azzardo.

L’abuso di potere può esprimersi in molteplici situazioni e modalità. I più eclatanti sono quelli delle forze dell’ordine contro criminali o anche civili innocenti nei casi di manifestazioni o arresti. I più diffusi sono quelli che coinvolgono la relazione principale-dipendenti di un’azienda, detto anche mobbing verticale, per isolare o bloccare la carriera o indurre alle dimissioni il lavoratore il quale, non sottostando alle richieste, viene visto come minaccia agli interessi dell’azienda. Un’altra modalità, ritornata agli “onori” della cronaca con il caso Harvey Weinstein, è quella dell’aggressione sessuale, dove una persona utilizza la sua posizione dominante per promettere qualcosa a qualcuno dietro compensi di natura sessuale ed eventualmente minacciando di usare quello stesso potere per danneggiare il subordinato nel caso si rifiutasse e/o rendesse pubblico l’abuso con accuse o prove oggettive.

L’abusante cercherà di proteggersi sventando o soffocando queste accuse e utilizzando le risorse a cui può avere accesso: mobbing, isolamento, trasferimento, licenziamento, fino ad arrivare a minacce, uso di terze persone, violenza fisica. La vittima, rifiutandosi di sottostare alle richieste, ha molto da perdere, sia professionalmente che personalmente, ed è proprio su questo che punta l’abusante. A volte esistono anche deterrenti legali alla denuncia, come un contratto preesistente o di non divulgazione che la vittima viene forzata a firmare, con pesanti penali in caso di mancata osservazione.

Quando, dal 2004, più di cinquanta donne hanno accusato pubblicamente Bill Cosby di violenza sessuale, hanno dovuto affrontare l’umiliazione e l’aggressività dei media. Non sorprende che alcune abbiano atteso anche quaranta anni dopo l’abuso per la denuncia. Con le accuse da parte di ottanta donne (molte attrici e modelle famose, come Angelina Jolie, Rose McGowan e Asia Argento) contro il produttore Harvey Weinstein nel 2017, abbiamo assistito a un cambiamento dell’opinione pubblica, con notevole supporto alle vittime.

Potremmo quindi affermare che stiamo vivendo in un periodo storico in cui, mai come adesso, chi è vittima di un sopruso sente di avere il supporto sociale necessario a denunciare. Casi di abuso di potere sono sempre accaduti nella storia dell’umanità, perché siamo abituati a formare gerarchie e, come affermava Montesquieu in “Lo spirito delle leggi”, chiunque detiene il potere è possibile che ne abusi. Esistono comunque persone che, incuranti dell’opinione e delle conseguenze negative sui subordinati, cadranno più facilmente nella tentazione di abusare della loro posizione per raggiungere i propri scopi o soddisfare delle esigenze personali (leggi dipendenza). Quando esiste un’asimmetria della relazione, è necessario che vi siano dei limiti all’azione del superiore e questo limite è il rispetto dell’altro, a maggior ragione se l’altro è un sottoposto il cui rifiuto potrebbe esporlo a conseguenze negative. Occorre dare sempre supporto alle vittime di abuso, le quali devono potersi sentire libere di esercitare la loro libertà di opinione, rifiutare una proposta percepita come ingiusta o lesiva della loro persona e, se necessario, denunciare l’accaduto nelle sedi competenti.

Benino Argentieri

Bibliografia:

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