Esiste un legame tra disturbi d’ansia e malfunzionamento della tiroide

Esiste un legame tra disturbi d’ansia e malfunzionamento della tiroide

legame tra disturbi d’ansia e malfunzionamento della tiroide

Photo by michael podgeron Unsplash

La tiroide, situata nella parte bassa del collo e la cui forma – volendo ricorrere a un’immagine suggestiva – ricorda vagamente quella di una farfalla, è una ghiandola endocrina. La tiroide, stimolata dall’ormone tireostimolante o TSH prodotto dall’ipofisi, rilascia nel sangue la tetra-iodotironina o tiroxina (T4) e la tri-iodotironina (T3)[1], implicate nel corretto funzionamento di molteplici organi e tessuti, ad esempio il battito del cuore, la temperatura corporea, lo sviluppo psico-fisico nella prima infanzia; soprattutto, essa svolge un ruolo cruciale nella regolazione del metabolismo del nostro organismo.

Già nel 1825 un medico, C.H. Parry, ipotizzò e descrisse un’associazione tra disfunzione tiroidea e “varie affezioni nervose”, gli odierni disturbi dell’umore. Ed effettivamente alcuni dei sintomi del malfunzionamento della ghiandola tiroidea ricordano quelli caratteristici dell’ansia e della depressione, come l’affaticamento, la lentezza mentale e la difficoltà a porre attenzione, gli sbalzi umorali che si riscontrano nell’ipotiroidismo; oppure l’irritabilità, i problemi di concentrazione e il calo del desiderio sessuale associati all’ipertiroidismo.

Secondo un recente studio[2] che ha coinvolto 56 pazienti con disturbi d’ansia e attacchi di panico, questi ultimi potrebbero avere origine da una disfunzione tiroidea. Più precisamente, in presenza di disturbi d’ansia si registrerebbero, con elevata probabilità: infiammazione della tiroide, disfunzioni dei livelli plasmatici degli ormoni tiroidei o presenza di auto-anticorpi specifici, segno di una malattia autoimmune della tiroide (come la tiroidite). Condizioni che sono state monitorate con una ecografia e gli esami del sangue. Secondo la ricercatrice che ha condotto lo studio, quindi, trattando il disturbo tiroideo nella maniera classica, ovvero tramite un antinfiammatorio come l’ibuprofene ed eventualmente una terapia ormonale a base di tiroxina, si normalizzerebbe la funzione tiroidea; eliminato lo stato infiammato della ghiandola, anche le manifestazioni dell’ansia risulterebbero alleviate.

Saranno ovviamente necessari ulteriori e ripetuti studi, ad esempio con campioni più ampi o estendendo l’analisi ad altre disfunzioni endocrine, per aggiungere forza e chiarezza ai risultati. Inoltre, è ormai ampiamente dimostrato che le risposte d’ansia, in special modo se molto intense o protratte a lungo, coinvolgono un complesso e sfaccettato sistema di pensieri, emozioni, comportamenti e sensazioni corporee come il battito cardiaco accelerato, l’iperidrosi o la sudorazione fredda, un’eccessiva tensione o rigidità muscolare, le vertigini e così via, in cui queste ultime rappresentano solo uno degli aspetti in gioco. Grazie a un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale, il paziente può essere aiutato a riconoscere i suddetti sintomi fisici, insieme ai pensieri catastrofici che li accompagnano, per interrompere il ciclo di ansia crescente.

Nulla ci vieta, però, di prenderci cura della nostra tiroide, consci della funzione che questa ghiandola svolge per il benessere psico-fisico. A cominciare dalla tavola: privilegiando alimenti ricchi di iodio come i cereali, i crostacei e il pesce di mare, le proteine di qualità come le uova, i grassi sani come l’olio di avocado e la farina di cocco, i semi come il girasole e la frutta oleosa come mandorle, noci e nocciole, che sono anche antinfiammatori. Evitando, invece, sostanze eccitanti come caffè, tè e alcolici, in grado di peggiorare i sintomi legati all’ipertiroidismo, quali l’agitazione, il nervosismo e l’insonnia. Anche l’apprendimento e il ricorso a tecniche di respirazione o rilassamento può limitare l’impatto negativo delle sensazioni fisiche dell’ansia sul nostro organismo, oltre alla pratica mindfulness per la riduzione dello stress. Quest’ultimo, infatti, influisce sulla secrezione degli ormoni tiroidei, causando disturbi digestivi e alterazioni del ciclo mestruale, solo per citare alcuni comuni effetti indesiderati.

 

Bibliografia

  • Hage MP, Azar ST. The link between thyroid function and depression. J Thyroid Res. 2012;2012:590648.
  • Heinrich TW, Graham G. Hypothyroidism presenting as psychosis: myxedema madness revisited. Prim Care Companion J Clin Psychiatry 2003; 5: 260–266.
  • Krassas GE, Poppe K, Glinoer D. Thyroid function and human reproductive health. Endocr Rev 2010; 31: 702–75.
  • Missori, S. e Gelli, A. (2020) Tiroide e metabolismo. Le ricette. Ipotiroidismo, ipertiroidismo, tiroidite, stanchezza, chili di troppo, Edizioni LSWR, Milano.

[1] Nella struttura di questi ormoni sono presenti atomi di iodio: un microelemento tanto importante per l’attività della tiroide, quanto carente nell’ambiente e negli alimenti, al punto da richiedere la promulgazione, in Italia, di una legge (Legge n. 55 del 21 marzo 2005, recante “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”) che ne limitasse il deficit e i relativi disturbi. Promuovendo, ad esempio, il consumo massivo di sale arricchito con iodio.

[2] Di Juliya Onofriichuk (Kiev City Clinical Hospital, Ucraina), presentato al congresso virtuale della Società Europea di Endocrinologia tenutosi dal 15 al 17 ottobre 2020.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Roberta Borzì
Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR. Socio AIAMC (Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva.) e membro ISST (International Society of Schema Therapy).

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