L’Empatia di Gruppo: una nuova Visione per Promuovere l’Integrazione e Ridurre le Violenze contro gli Immigrati

L’Empatia di Gruppo: una nuova Visione per Promuovere l’Integrazione e Ridurre le Violenze contro gli Immigrati

L’Empatia di Gruppo: una nuova Visione per Promuovere l’Integrazione e Ridurre le Violenze contro gli Immigrati
L’Empatia di Gruppo: una nuova Visione per Promuovere l’Integrazione e Ridurre le Violenze contro gli Immigrati

L’Empatia di Gruppo: una nuova Visione per Promuovere l’Integrazione e Ridurre le Violenze contro gli Immigrati

In piena campagna elettorale, diversi partiti fanno leva sulle paure della gente in relazione agli immigrati: paura che possano portare delinquenza, paura che possano essere terroristi, paura che possano rubare posti di lavoro, paura che possano essere veicolo di malattie, ecc. Poco si conosce delle loro storie e di ciò che li spinge a intraprendere viaggi pericolosi che spesso conducono molti anche alla morte, comprese tante donne e tanti bambini. Altre volte le motivazioni e le loro storie si conoscono, ma si preferisce forse non vederle o forse le persone non riescono a mettersi nei loro panni, a immedesimarsi in loro, nei loro vissuti, non provano, ad esempio, a immaginare se stesse mentre compiono quel viaggio per mare.

Come se non bastasse, molto spesso giovani immigrati e richiedenti asilo, ospiti di case di accoglienza gestite da cooperative laiche o religiose, che magari nel frattempo sono anche riusciti a trovare un lavoro e hanno iniziato un processo di integrazione, sono oggetto di offese, discriminazioni, fino a vere e proprie violenze da parte di giovani italiani. Solo nell’anno appena trascorso, si sono registrati numerosi di questi casi: due migranti pestati a sangue da una gang a Roma, centri accoglienza dati alle fiamme a Padova e Lodi, tre ragazzi richiedenti asilo pestati da 8 italiani a Portogruaro, una donna nigeriana spinta giù dall’autobus a Bari, il furgone di un venditore ambulante senegalese incendiato, e come non ricordare lo “scandalo” del gruppo di ragazzi immigrati ai quali il prete offrì un pomeriggio da trascorrere in piscina.

Alcune ricerche hanno messo in evidenzia che una disposizione empatica predispone le persone a mettere in atto meno comportamenti antisociali. È stato perciò ipotizzato che essa possa aiutare a prevenire anche il conflitto tra gruppi e a facilitare l’integrazione. Tuttavia, è stato osservato che le persone che mettono in atto condotte aggressive in contesti gruppali non sono caratterizzate da una mancanza o da una scarsa disposizione empatica, bensì riportano livelli molto alti di empatia per il proprio ingroup. Quindi, in contesti di relazioni gruppali, un’alta empatia può addirittura essere maggiormente associata a condotte ostili verso l’outgroup. Queste associazioni apparentemente opposte tra empatia e condotte ostili possono essere comprese se si pensa al processo empatico non solo come un processo interpersonale, ma anche come un processo emotivo inerente l’identità sociale di gruppo. Le emozioni a livello di gruppo possono motivare le persone ad agire in favore del proprio ingroup e contro l’outgroup.

Un recente lavoro di Bruneau e collaboratori ha voluto esplorare le conseguenze dell’empatia in vari contesti inter-gruppi. Il lavoro si è basato sulla teoria delle emozioni inter-gruppo, secondo cui il processo empatico ha due effetti che non sono in antitesi: quando si prova empatia per un membro dell’outgroup, si è più motivati ad agire favorevolmente nei suoi confronti; quando, invece, si prova empatia verso un membro del proprio in-group, si è maggiormente inclini a mettere in atto comportamenti ostili verso l’outgroup. Tale prospettiva mette in risalto tre relazioni: la prima è che il grado di empatia provato per i membri dell’ingroup e dell’outgroup sarà associato con la rispettiva identità sociale; la seconda è che le emozioni inter-gruppo predicono gli atteggiamenti e i comportamenti verso l’outgroup; infine, l’empatia di gruppo può essere indipendente dalla disposizione empatica interpersonale, associandosi a minori o maggiori comportamenti altruistici o antagonisti, a prescindere dalla propria disposizione a provare empatia.

La ricerca di Bruneau  e collaboratori ha esplorato queste relazioni utilizzando 3 studi su campioni differenti. Il primo ha coinvolto 100 americani che hanno dovuto confrontarsi con un out-group di arabi,  il secondo studio ha coinvolto 502 partecipanti ungheresi con un out-group di richiedenti asilo, mentre l’ultimo studio ha utilizzato un campione di 467 greci con un outgroup di tedeschi (a causa della crisi economica greca, che ha suscitato nella popolazione diffusi sentimenti negativi verso le politiche austere tedesche).

I risultati dello studio hanno confermato le ipotesi degli autori, mostrando come in un range molto ampio di contesti inter-gruppo, l’empatia interpersonale non è correlata all’empatia di gruppo. Quest’ultima, in tutti e 3 i contesti culturali, è risultata il maggior predittore di comportamenti ostili verso i vari out-group, mentre l’empatia interpersonale è risultata molto poco associata. Un’importante implicazione di questo lavoro è che gli interventi di risoluzione dei conflitti o i programmi volti all’incremento dell’empatia interpersonale, potrebbero avere scarsa efficacia sull’aumentare l’integrazione o sul diminuire la violenza inter-gruppi. Futuri lavori, quindi, dovrebbero, esplorare quali potrebbero essere interventi più efficaci al fine di potenziare l’empatia di gruppo, indipendentemente da quella interpersonale, al fine di favorire una maggiore integrazione e una riduzione dei crimini commessi dagli italiani contro immigrati e richiedenti asilo.

Riferimenti

  • Argo, N. (2009). Why fight?: Examining self-interested versus communally-oriented motivations in palestinian resistance and rebellion. Security Studies, 18, 651–680.
  • Batson, C., & Ahmad, N. Y. (2009). Using empathy to improve intergroup attitudes and relations. Social Issues and Policy Review, 3, 141–177.
  • Bruneau, E. G., Cikara, M., & Saxe, R. (2017). Parochial empathy predicts reduced altruism and the endorsement of passive harm. Social Psychological and Personality Science, 8(8), 934-942.
  • Eisenberg, N., Eggum, N. D., & Di Giunta, L. (2010). Empathy-related responding: Associations with prosocial behavior, aggression, and intergroup relations. Social Issues and Policy Review, 4, 143–180.
  • Mackie, D. M., Maitner, A. T., & Smith, E. R. (2009). Intergroup emotions theory. In T. D. Nelson (Ed.), Handbook of prejudice, stereotyping, and discrimination (pp. 285–307). New York, NY: Psychology Press.
  • Smith, E. R., & Mackie, D. M. (2016). Group-level emotions. Current Opinion in Psychology, 11, 15–19.

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