Quando ogni lunedì è un lunedì “blu”: il difficile rientro al lavoro
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Blue Monday
C’era una volta il mito del lunedì più triste dell’anno che, pur essendosi da tempo rivelato una bufala (quella che oggi chiameremmo fake news), trova ancora larghissima diffusione influenzando, ogni gennaio, motivazione ed umori di coloro che lavorano, soprattutto sui media e in chiave ironica. Il concetto ha origine nei primi anni duemila quando, per le esigenze di marketing di una compagnia di viaggi, viene lanciata da un presunto collaboratore dell’Università di Cardiff[1] un’equazione che includeva fattori come le condizioni meteorologiche, l’ammontare dei debiti, il salario mensile, il tempo che separa dal Natale e quello trascorso da quando si è realizzato che i buoni propositi d’inizio anno sono falliti, il livello di motivazione e la risoluzione nell’agire: dal calcolo, il lunedì dell’ultima settimana che ricade interamente nel mese di gennaio risultava essere il giorno più deprimente dell’anno. La soluzione? Prenotare una vacanza, ça va sans dire! Certo è che, negli ultimi due anni, a causa della pandemia, di giorni tristi ne abbiamo avuti parecchi: sul social network Twitter si legge, ad esempio, “la cosa positiva del Covid è che da un paio d’anni a questa parte il #BlueMonday non ci spaventa più, perché gli altri giorni sono peggio”[2] o “oggi sono due anni che siamo in blue monday”[3]… Almeno per qualcuno ne sarà conseguito che, attendendosi un rientro al lavoro sottotono, si sarà sentito ancor più annoiato, sconfortato o arrabbiato con colleghi e clienti al punto da determinare, in una sorta di Legge di Murphy del posto di lavoro, che se qualcosa poteva andar male… poi lo ha fatto!
La depressione post-vacanze
A differenza del gatto Garfield[4], secondo una recente indagine di InfoJobs “Felicità e Tristezza al lavoro”[5], gli italiani non odierebbero particolarmente il lunedì: per alcuni esso risentirebbe addirittura dell’influsso positivo del week-end; per quelli che lavorano su turni, poi, è solo un giorno come tanti. Se però guardiamo a un’interruzione maggiore della routine, ad esempio per le festività natalizie, le ferie estive o, semplicemente, dopo un viaggio di piacere, è possibile che le persone, tornate alle proprie abitudini e agli impegni, manifestino tristezza, apatia, ansia, irrequietudine, irritabilità, difficoltà a concentrarsi, stanchezza, aumento o diminuzione dell’appetito e del sonno. Questo quadro sintomatologico, caratterizzato da malessere fisico e psicologico, segue il fallimento dello sforzo di riadattarsi alle normali attività quotidiane e lavorative dopo un periodo di “disconnessione” e va sotto il nome di depressione post-vacanza o sindrome da rientro: ne soffrirebbero, secondo una survey dell’APA[6], 2 persone su 3. Come superare il post-holiday blues? Innanzitutto, non siate troppo duri con voi stessi e provate ad accettare ciò che provate in relazione al rientro a lavoro: riprendere, soprattutto se si svolgono mansioni gravose, può essere sfiancante e demoralizzante e richiedere un sacrificio alto in termini fisici, cognitivi ed emotivi. Riconoscerlo vi solleverà, in parte, dal carico esperito. Potrebbe aiutare anche tornare dalle vacanze un paio di giorni prima dell’inizio effettivo delle attività per organizzare e riprendere gradualmente le incombenze. Ricorda poi che affrontare l’attuale stato di malessere è un’altra sfida: riporta l’attenzione e la memoria a quelle che hai saputo gestire in passato e a ciò che hai imparato in quelle occasioni perché, oltre a facilitare la risoluzione del problema, serverà a ridestare la tua autostima. Spendi anche del tempo a riflettere su ciò che ti ha spinto verso il lavoro che svolgi oggi e a quali valori e bisogni personali ti consente di soddisfare, quando hai cominciato e adesso[7]: se il denaro o l’autorealizzazione erano al vertice delle tue priorità, ma con gli anni la famiglia, il tempo libero, l’impegno sociale hanno acquistato una maggiore importanza per te, forse è arrivato il momento di ridefinire i propri obiettivi e, con essi, cambiare le azioni che compi ogni giorno. Se, invece, ti accorgi che i suddetti sintomi tardano a scomparire, valuta se non sia il caso di avvalersi del supporto di uno specialista.
Riferimenti sito-bibliografici:
- Bloch Arthur (1977) Murphy’s Law, Price Stern Sloan, New York (trad. it. La legge di Murphy, Longanesi, Milano 1988.
- Day-Calder Mandy (2016) How to beat the post-holiday blues, Nursing Standard September, 31.
- Roediger, E., Stevens, B. A., & Brockman, R. (2018). Contextual schema therapy: An integrative approach to personality disorders, emotional dys-regulation, and interpersonal functioning. Oakland, CA: Context Press.
- Sinek S., Docker P., Mead D. (2017) Find Your Why: A Practical Guide for Discovering Purpose for You and Your Team, New York: Portfolio/Penguin.
- P. Smeets, A. Whillans, R. Bekkers, and M. I. Norton, “Time Use and Happiness of Millionaires: Evidence from the Netherlands,” Social Psychological and Personality Science 11, no. 3. (2020): 295–307. 44.
[1] Affiliazione poi smentita dalla stessa università (https://www.theguardian.com/science/2006/nov/18/badscience.uknews).
[2] https://twitter.com/Biancaneuro/status/1482977749727854595.
[3] https://twitter.com/marimbarzi/status/1483023243602796545.
[4] Per chi non lo conoscesse, un noto cartone animato degli anni ‘80.
[5] L’indagine del sito di recruiting (https://www.infojobs.it/) ha coinvolto, tra dicembre 2021 e gennaio 2022, 1.301 candidati che si sono avvalsi della piattaforma.
[6] Per il report completo, al link: http://www.apaexcellence.org/assets/general/2018-work-and-wellbeing-survey-results.pdf.
[7] Per un approfondimento sulla motivazione in ambito lavorativo: https://www.istitutobeck.com/beck-news/motivazione-al-lavoro.