Ho sempre la testa tra le nuvole, è un problema? Il mind wandering

Ho sempre la testa tra le nuvole, è un problema? Il mind wandering

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Photo by Paola Chaaya on Unsplash

Intro

Sarà accaduto a tutti, alla vigilia di una scadenza importante o di un tanto atteso primo appuntamento, di perdersi nelle fantasie sul proprio capo sempre avaro di complimenti che, talmente entusiasta del progetto, si congratula e ci promuove all’istante o sul donnaiolo incallito di turno che ci dà prova di vero amore, convertendosi alla monogamia; o, come accadeva in Bridget Jones con l’affascinante Daniel Cleaver, di sognare le due cose insieme! Ma cosa accade nel nostro cervello quando siamo impegnati a sognare ad occhi aperti e, soprattutto, un eccesso di fantasticherie può essere deleterio?

I primi studi sul mind wandering

Lo psicologo Jonathan Smallwood[1] per primo si occupò di studiare, più di due decadi fa, il fenomeno della “mente errante” ovvero quell’insieme di pensieri spontanei e imprevedibili che emergono quando smettiamo di prestare attenzione a ciò che ci circonda e al compito da svolgere; che, in altre parole, sono disgiunti da un comportamento esteriore misurabile. Nell’ambito delle sue ricerche Smallwood sottoponeva ai partecipanti dei compiti particolarmente noiosi con lo scopo di sollecitare l’attività immaginativa e ottenere informazioni su quando e perché le loro menti tendessero a vagare e su quali temi vertessero quei trip: per far ciò, inizialmente si limitò a porre al campione alcune domande circa i propri processi mentali e successivamente, complice lo sviluppo delle tecniche di imaging, ne scansionò anche l’attività cerebrale per intravedere cosa accadeva nel loro cervello durante il vagabondaggio mentale e il sognare ad occhi aperti, cioè quando non è occupato da un compito. Sottostante a entrambi i due processi vi sarebbe l’attivarsi di ampie regioni cerebrali, che vanno sotto il nome di “modalità di base” del cervello, collegate all’esperienza soggettiva: i nodi della linea mediana, il sottosistema dorso-mediale e quello mediale-temporale, legati ai pensieri su di sé, i fatti che ci accadono, il futuro e i processi di mentalizzazione e ragionamento sociale.

Pensiero senza oggetto: possibili conseguenze positive e negative del mind wandering

Il mind wandering indica quindi la tendenza, ad esempio nel corso di attività routinarie, a sganciare l’attenzione dalla percezione dell’ambiente – si parla infatti di “disaccoppiamento percettivo” – per direzionarla verso un flusso di coscienza più privato e interno. Sulla scia di Singer, che distinse tre stili di sogno ad occhi aperti (costruttivo positivo, caratterizzato da immagini giocose e piene di desideri e pensiero pianificato e creativo; colpevole-disforico, caratterizzato da fantasie ossessive e angosciate e scarso controllo attenzionale, caratterizzato dall’incapacità di concentrarsi sia sul pensiero in corso sia sul compito esterno), la ricerca si è focalizzata su un tipo di vagabondaggio mentale adattivo e benefico e quello che, sotto forma di ruminazione[2], influisce negativamente sull’umore: il primo, secondo il suddetto autore, sarebbe in grado di rafforzare e migliorare le abilità sociali, offrire piacere e sollievo dalla noia e consentire di pianificare il futuro. In questa prospettiva, il sogno ad occhi aperti, l’immaginazione e la fantasia sono elementi essenziali di una vita mentale sana e soddisfacente! Il mind wandering centrato sul passato, invece, tende ad essere associato a stati d’animo negativi: soffermarsi su problemi che non possono essere risolti infatti, come accade nel worry[3] associato a una serie di disturbi come l’ansia e la depressione, può diventare un’abitudine difficile da interrompere. Può essere utile, in questi casi, imparare ad esercitare la consapevolezza riportando, intenzionalmente e in maniera non giudicante, l’attenzione al presente per cercare di vivere il momento, anziché entrare nella modalità di risoluzione dei problemi. Se, però, non ci si sentisse più in grado di controllare il vagare della propria mente, la Terapia Cognitivo-Comportamentale può aiutare a cambiare il proprio modo di pensare, comprensivo del vagabondaggio mentale dannoso, e il comportamento disfunzionale[4].

 

Riferimenti sito-bibliografici

  • https://knowablemagazine.org
  • Andrews-Hanna, J. R., Smallwood, J., & Spreng, R. N. (2014). The default network and self-generated thought: component processes, dynamic control, and clinical relevance. Annals of the New York Academy of Sciences, 1316(1), 29.
  • McMillan RL, Kaufman SB, Singer JL. Ode to positive constructive daydreaming. Front Psychol. 2013 Sep 23;4:626. doi: 10.3389/fpsyg.2013.00626. PMID: 24065936; PMCID: PMC3779797.
  • Palladino, Luciano & Psicoterapeuta, Psicologo & Divenire, Progetto. (2020). Mind Wandering: una mente vagabonda.
  • Singer J. L. (1975). Navigating the stream of consciousness: research in daydreaming and related inner experience. Am. Psychol. 30 727–738 10.1037/h0076928.

Smallwood, Jonathan & Schooler, Jonathan. (2014). The Science of Mind Wandering: Empirically Navigating the Stream of Consciousness. Annual review of psychology. 66. 10.1146/annurev-psych-010

[1] La pagina istituzionale al link: https://www.queensu.ca/psychology/jonathan-smallwood.

[2] Per un approfondimento al link: https://www.istitutobeck.com/beck-news/stile-di-pensiero-perseverativo?sm-p=32901145.

[3] Una tipologia di pensiero cosciente, incontrollabile e non risolutivo che ruota intorno a un solo tema e si ripete anche in assenza di immediate richieste ambientali che lo rendano necessario.

[4] Se hai bisogno di aiuto o semplicemente vuoi contattare l’Istituto A.T. Beck per qualsiasi informazione,

puoi compilare il modulo al link: https://www.istitutobeck.com/contatti-2?sm-p=1308474449.

Autore/i dell’articolo

Dott.ssa Roberta Borzì
Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR. Socio AIAMC (Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva.) e membro ISST (International Society of Schema Therapy).

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